Articolo pubblicato su IUA n 5, Anno I, Luglio-Agosto 2014

Fiume_Po,_ansa

Gli manca solo la croce verde luminosa e il cartello dei turni, poi il tratto lombardo del fiume Po può essere considerato a tutti gli effetti una farmacia. Uno studio condotto dagli esperti dell’Istituto Mario Negri di Milano ha evidenziato che nel più grande fiume italiano finiscono una gran quantità di sostanze estranee determinando un crescente pericolo, in primis, per la vita floro-faunistica e, infine, anche per l’inquinatore! Gli studiosi dell’Istituto hanno rassicurato sia le istituzioni sia la popolazione ritenendo sicura – per il momento – l’acqua potabile. Tuttavia non è detto che in futuro, se non viene fermato questo accumulo di farmaci di ogni tipo, lecito e non lecito (intendiamo per non leciti i farmaci stupefacenti, soprattutto cocaina), questa sicurezza verrà garantita al 100%. Infatti, è stato calcolato che nel Po finiscono circa 2,5 tonnellate l’anno di farmaci (di cui almeno un terzo proviene proprio da Milano) e altre sostanze correlate (si parla addirittura di disinfettanti e cosmetici), cifra che ha permesso agli studiosi di affermare la momentanea non pericolosità dell’acqua potabile. Essi hanno detto: “…non dobbiamo abbassare assolutamente la guardia perché non esistono delle regole per il controllo della diffusione di questi contaminanti…”

FiumeLambro

Per quanto riguarda i farmaci, rapporto degli studiosi del Mario Negri dice anche: “…a Milano è stata osservata una quantità di circa un chilogrammo ogni giorno nelle acque dei corsi d’acqua che entrano in città.” Nel capoluogo lombardo si aggiungono altri 2,7 chilogrammi provenienti dai tre depuratori cittadini. A completare l’opera inquinante vengono sommati altri 2,8 Kg di sostanze versati nei fiumi e torrenti “fuori porta” o addirittura direttamente nel Lambro

Il problema non è solamente del fiume più grande d’Italia. Il Po balza subito agli occhi perché attraversa tutta il nord del Paese dove sono ubicate le maggiori e più importanti industrie nazionali. Ci sono altri fiumi nostrani, quali il Tevere, l’Arno e molti fiumi del sud, che hanno – anche se in misura minore – i medesimi problemi. Quindi, anche se il pericolo immediato non esiste ancora, è necessario sviluppare delle metodologie nazionali di protezione atte alla prevenzione prima che sia troppo tardi, ovvero “…in situazione di inquinamento e contaminazione diffusa.” Fermare adesso i semi del disastro ambientale per il futuro dei nostri figli.

© copyright Alberto Pestelli 2014

Fonte: ANSA-Ambiente

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