Articolo pubblicato su IUA n° 10, Anno III, Novembre 2016
Un paio di concetti il dowshifting (decrescita) e il simple living (vita semplice) ci fanno riflettere su usi e costumi di oggi. Andando in rete ci rendiamo conto che il desiderio non è comunicare ma mostrare, non instaurare rapporti ma sparpagliare notizie e foto, citazioni e aforismi senza preoccuparsi di chi leggerà e magari risponderà al messaggio proposto e alla foto inviata.
La semplicità volontaria (neologismo della lingua italiana, in inglese downshifting) all’interno del mondo del lavoro e del più vasto concetto di lifestyle “stile di vita” o simple living “vivere in semplicità” è la scelta da parte di diverse figure di lavoratori – particolarmente professionisti – di giungere ad una libera, volontaria e consapevole autoriduzione del salario, bilanciata da un minore impegno in termini di ore dedicate alle attività professionali, così da godere di maggiore tempo libero (per dedicarsi alla famiglia, all’ozio, all’hobbystica, ecc.). Due concetti che dovremmo seguire nel percorrere il metodo delle reti e dell’interazione nel gruppo quello del downsfhifting e dello slow living: riflessioni per vivere meglio senza troppi vincoli e pesantezze, alleggerendo quanto può essere eliminato o ridotto. Una filosofia di vita in alcuni paesi seguita da vari anni ma che da noi pare non attecchire visti gli inutili orpelli di cui ci circondiamo nella vita quotidiana e gli obblighi inutili impedendoci di vivere l’attimo fuggente. Questa innovazione all’interno delle filiere produttive industriali ed economiche ha dato vita a un vero e proprio movimento di pensiero ed è considerata dai sociologi una delle più eclatanti e vistose conseguenze di uno fra i mutamenti sociali e di costume intervenuti negli ultimi anni nell’ambito del mondo del lavoro.
Come scriveva John Naisbitt nel 1982 in Megatrends ”La sfida più formidabile sarà istruire la gente a lavorare nella società dell’informazione. Vi saranno posti di lavoro a disposizione ma chi possiederà le competenze ad alta tecnologia per ricoprirli? Non i laureati di oggi che non sanno maneggiare la semplice aritmetica né scrivere l’inglese elementare… il nuovo credo è basato sulla fiducia in sé stessi e sulla iniziativa locale… Stiamo cominciando ad abbandonare le gerarchie che funzionavano bene nell’era industriale centralizzata. Al loro posto siamo introducendo il modello reticolare di organizzazione e comunicazione che ha la sue radici nella formazione naturale, spontanea ed egualitaria di gruppi della stessa opinione. I reticoli ristrutturano il potere e il flusso di comunicazioni è di tipo orizzontale… Sarà il computer stesso a distruggere la piramide gerarchica: quando è il computer a seguire le informazioni sulle persone e le attività, a una società non servono più le gerarchie.” “…Con l’avvento della società dell’informazione l’economia si basa su una risorsa chiave che non solo è rinnovabile ma si riproduce da sé”. “Stiamo affogando nelle informazioni, ma siamo affamati di conoscenza”.
Le reti e i social network pullulano ma il criterio da diffondere e sostenere sarebbe quello della partecipazione e del rispetto, della collaborazione e dell’interazione mirata all’utenza in grado di essere facilmente supportata e istruita. L’informazione dovrebbe essere semplice, facile, corretta e gratuita, cercando sempre di diffondere conoscenza e cultura, ma purtroppo siamo di fronte a percorsi contorti e informazioni fuorvianti. Si confonde lo strumento con il contenuto e spesso il contenuto è di scarso spessore e di poco interesse se non addirittura con ricadute negative per gli utenti delle reti così dette social.
Gli opinionisti e gli interventi riportano la difficile congiuntura economica e la carenza di posti di lavoro e di occupazione per cui pare che imprenditoria e fai da te siano i nuovi slogan da fornire ai giovani in cerca di lavoro, ma col suggerimento di creare sinergie, avere conoscenze e contatti utili e significativi e un finanziamento, accedere alle borse e ai bandi, ecco un’altra linea da seguire per trovare quella soluzione necessaria non solo per sopravvivere ma anche a trovare un inserimento che sia di soddisfazione.
Ma dove possono trovare questi metodi e questi obiettivi i giovani di oggi? Dagli adulti? Dalla famiglia? Dalla scuola? Dai politici? Purtroppo, ovunque guardiamo intorno, troviamo esempi non troppo fulgidi che non ci danno esempi soddisfacenti e illuminanti. La superficialità ha preso il sopravvento e il “come” ha soppiantato il “cosa” spingendo in vuoti baratri di assenza di vera comunicazione e interazione, quelle che sostengono e supportano e che sono il fine e l’obiettivo dei nostri comportamenti. Le notizie quotidiane ci danno continui esempi di quanto avviene per un utilizzo smodato e falsato di quelle tecnologie che non sono social e che sono causa di drammi e di situazioni difficili anche solo da immaginare. Il vigliacco muore più volte al giorno, il coraggioso una volta sola. L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno… è saper convivere con la propria paura, non farsi condizionar dalla stessa. Il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza” Giovanni Falcone
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