Articolo pubblicato su IUA n° 9, Anno III, Ottobre 2016
Nei giorni scorsi è stata emanata la normativa di applicazione della Legge che sopprime, dopo quasi due secoli, il Corpo Forestale dello Stato. Dal 1 Gennaio 2017 la gran parte degli effettivi del Corpo confluirà nell’Arma dei Carabinieri, dove, a detta del Vice Comandante dei CC, continuerà a svolgere, seppur con altra divisa, gli stessi compiti, mantenendo le stesse sedi.
Di fatto, però, per obbedire a una direttiva europea di “economicità” (accorpare i corpi di polizia), l’Italia si priva di un organismo di tutela ambientale quasi unico per competenze e capacità di gestione delle foreste, nel momento in cui, in altre nazioni, si sta facendo l’esatto contrario.
Più volte abbiamo espresso su queste colonne il nostro totale dissenso da un provvedimento che consideriamo sciagurato, soprattutto se rapportato a una dimensione futura: quando gli attuali, preparatissimi, agenti della Forestale inglobati nell’Arma dei Carabinieri, non saranno più in servizio, chi li sostituirà? Quali scuole specializzate sono previste per formare i nuovi effettivi di polizia deputati a prevenire e reprimere i delitti contro l’ambiente? Quali garanzie abbiamo che i nostri preziosissimi ambienti forestali, per la cui tutela gli ambientalisti italiani si sono spesi per decenni, fianco a fianco al CFS, non rientreranno anch’essi nella logica perversa della “valorizzazione economica”, che, il più delle volte, si rivela essere nient’altro che un sinonimo di “distruzione”?
Come possiamo fidarci di una classe politica che lascia senza risorse, come ben sappiamo, e ora anche senza sorveglianza, i Parchi nazionali del Bel Paese?
Domande a cui non avremo risposta, se non la esigiamo. Con chiarezza e, se necessario, con tutta la durezza che si renderà necessaria.
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