Racconto pubblicato su IUA n° 9, Anno III, Ottobre 2016
Un bel faggio secolare non può che chiamarsi il Grande Faggio.
Dal parcheggio (1135 m) posto tra Brumano e Fuipiano si imbocca la strada sterrata e si giunge tra le sue fronde braccia sagge.
Tutto sta sulle sue labbra da cui sgorga il messaggio:
“Guardatemi, stimatemi e rispettatemi per l’età!!!”
Come non pensare interpretando il suo pensiero, a IL BARONE RAMPANTE?!
Questo capolavoro di Italo Calvino racconta di Cosimo Piovasco di Rondò che si rifugia su un albero a causa di un piatto di lumache rifiutato, e dal quale non scenderà più.
Qui, al Grande Faggio non ci si arrampica, ma si contempla la sua maestosità da un bel po’ di tempo.
Cosimo dimostra ben presto che il suo non è solo un capriccio: spostandosi solo attraverso boschi e foreste e costruendosi a poco a poco una dimensione quotidiana anche sugli alberi. Il protagonista conosce Viola, una ragazzina di cui si innamora, trova un fedele amico nel cane Ottimo Massimo, e diventa figura popolare per gli abitanti delle terre dei Rondò.
Qui ognuno può sentirsi Cosimo e sognare le sue avventure.
Ogni elemento della natura corrisponde, basta solo osservare e lasciarsi rapire dal Grande Faggio.
Un gigante buono e di nobili sentimenti cui la bellezza del luogo fa da cornice.
Lui, un anziano e provato dagli anni albero regale tra gli alberi, che come Cosimo non si arrende e non scende a terra, rispettando fino all’ultimo la propria promessa di donarsi al viandante da una vita.
Chissà se un giorno anche lui, al passaggio di una mongolfiera, si aggrapperà ad un cima penzolante e scomparirà all’orizzonte?
Oggi al Grande Faggio: un mito come il Barone Rampante by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.