Articolo di Maria Iorillo & Alberto Pestelli (IO.PE) pubblicato su IUA n° 8, Anno III, Settembre 2016
Si Fumo fumat, tota Campania tremat, ovvero… Se Fumone fuma, tutta la campagna trema… recita un antico detto del luogo. E c’era davvero una ragione per temere qualcosa di brutto per le popolazioni antiche che abitavano la zona. L’antichissimo borgo, posto su di un colle a forma di cono tra i monti Ernici e i monti Lepini, era un baluardo difensivo che poteva e può essere visto da lontanissimo. Quindi la roccaforte aveva una importantissima funzione di controllo del territorio delle tre città più grandi del popolo degli Ernici, Alatri, Ferentino e Anagni. L’origine del detto, tuttavia, è medievale. In quel periodo Fumone era d’importanza vitale per Roma durante le ricorrenti incursioni dei Saraceni e dei Normanni. Essendo in un importante crocevia, la roccaforte era il punto di avvistamento dei segnali di fumo inviati da altri centri sparsi per il territorio. A sua volta da Fumone partivano segnalazioni fumose dirette a Roma. Proprio per questa sua funzione di controllo il borgo fu chiamato Fumone.
Ma dove si trova esattamente il paese? Innanzi tutto è bene specificare che è un comune di poco più di duemila abitanti che si trova in provincia di Frosinone. Il centro abitato è su un colle a quasi ottocento metri (nella parte più alta) sul livello del mare tra i territori di Fiuggi e Alatri e la valle del fiume Sacco.
Come detto sopra, le sue origini sono antichissime e pre-romane. Una leggenda vorrebbe far risalire la fondazione di Fumone ai tempi della caccia di Tarquinio il Superbo avvenuta nel quinto secolo avanti Cristo.
In un territorio ricchissimo di eventi storici, anche Fumone non poteva essere da meno. La roccaforte nel 1186 tenne testa a Enrico VI che l’assediò a lungo senza successo. Nel 1296 avvenne il primo “fattaccio”. Quando nel 1295 papa Celestino V, colui – come canta Dante nella Divina Commedia nel
terzo canto dell’Inferno – che fece per viltade il gran rifiuto, fu imprigionato da Bonifacio VIII, il papa che gli succedette al soglio pontificio. Il 19 maggio del 1296 Celestino V muore nel castello di Fumone, molto probabilmente assassinato per ordine di Bonifacio VIII in persona. Dopo diversi secoli di controllo diretto da parte dello Stato della Chiesa, il castello passa nel XVII secolo ai marchesi Longhi che sono ancora gli attuali proprietari.
Il paese ha da offrire molti monumenti e luoghi d’interesse soprattutto riguardanti le architetture religiose quali la Chiesa Collegiata di Santa Maria Annunziata, la Chiesa della Madonna delle Grazie e la Chiesa di Celestino V. Ma siamo qui per parlare del Castello Longhi che fu la più importante roccaforte militare dello Stato della Chiesa nel Lazio meridionale con la funzione, come detto poc’anzi, di centro di avvistamento. Utilizzo che durò per ben cinquecento anni.
La Storia del Castello è ovviamente legata a quella del paese, pertanto parlandone si rischia non solo di ripetere quanto scritto, ma anche di diventar monotoni.
Arrivati in paese siamo rimasti subito attratti dalle indicazioni turistiche. Amanti dei castelli e dei suoi segreti, ci siamo subito diretti all’ingresso dell’antico maniero. Appreso che potevamo visitare l’edificio per una modica cifra (per le informazioni potete consultare il sito www.castellodifumone.it) non ci siamo fatti pregare e siamo entrati insieme ad altri “turisti vai dove ti porta il caso” come noi. Abbiamo scoperto una piccola grande meraviglia nascosta in un angolo di Lazio che mai avremmo pensato di trovare. Uno scrigno di tesori e rarità raccolte nel corso dei secoli dai proprietari del castello. L’attuale famiglia proprietaria, la famiglia dei Marchesi Longhi, trasformarono il castello da roccaforte militare a residenza vera e propria. Ancora oggi, gli eredi abitano una parte dell’edificio destinando il resto a museo privato dove sono conservati bellissimi reperti archeologici, quadri, statue, oggetti di uso quotidiano. La visita guidata comprende anche l’accesso al giardino pensile costruito nel seicento. Il giardino fu edificato unificando i camminamenti delle guardie lungo le mura, dei fossati e delle quattro torri interne. Il giardino pensile di Fumone (tipico esempio di giardino all’italiana) è uno dei più grandi di Europa.
Nel piano nobile è possibile visitare due strutture particolari: la cappella e la cella di Celestino V, dove il papa del gran rifiuto visse per dieci mesi prima di venire assassinato.
Si è parlato di due fattacci… il primo è stato brevemente spiegato. Il secondo, che ha note ben più macabre e sconvolgenti, riguarda un bambino: il marchesino Francesco Longhi. Il fanciullo, che ci ha spiegato la guida, fu assassinato alla tenera età di tre anni dalle sue sette sorelle più grandi. Pare che costoro avvelenarono il bambino un poco per volta procurandogli una fine atroce. La madre del fanciullo, la duchessa Emilia Caetani (Caetani era la famiglia del papa Bonifacio VIII) impazzì dal dolore. Non permise a nessuno di seppellire il figlioletto. Decise quindi di farlo imbalsamare secondo l’usanza di quel periodo (usanza che si è tramandata per molto tempo, fino agli inizi del XX secolo: vedi la mummia della piccola Rosalia a
Palermo). Il corpo del piccolo marchesino è custodito ancora oggi in una stanza del castello di Fumone.
La visita al castello è stata un’esperienza bella, culturalmente interessante nonostante la nota di tristezza che si respira subito aver visto la teca di cristallo dove è conservato il corpo del piccolo Francesco. Ma del resto, ogni castello che si rispetti, possiede una storia, una leggenda che lo rende unico e attraente.
Se vi trovate nella zona e avete già visitato Alatri, Anagni e Ferentino fare un salto a Fumone è d’obbligo. Ve lo consigliamo.
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