Articolo pubblicato su IUA n° 7, Anno III, Luglio-Agosto 2016
Siamo a Roma in autunno. La miglior stagione, a parer mio, per godersi quei colori della natura che dipingono un giardino, anzi quel bellissimo parco di Villa Doria Pamphilj che costituisce il grande polmone verde della città eterna. Esteso poco più di 184 ettari, il parco è vicinissimo al quartiere Gianicolense nella zona occidentale del Gianicolo tra la via Vitellia e la via Aurelia Antica. All’interno del parco – diviso in due nel 1960 dopo aver costruito un tratto della via Olimpica sotto il nome di via Leone XIII – fu edificato il Casino del Bel Respiro che, attualmente, è una sede di rappresentanza del governo italiano.
Fino al 1630 la zona era un normalissimo terreno agricolo immediatamente sotto le mura gianicolensi. In quel periodo, questo appezzamento, che comprendeva la Villa vecchia, fu acquistato da Panfilo Pamphilj. La nobile famiglia, tra il 1644 e il 1652, fece progettare la Villa nuova dall’architetto scultore Alessandro Algardi e al pittore Giovanni Francesco Grimaldi. La progettazione e la realizzazione dei giardini furono affidate a un esperto botanico: Tobia Aldini.
Chi ama la storia d’Italia, ricorderà la battaglia più sanguinosa per la difesa della Repubblica Romana avvenuto nel 1849 tra i francesi accorsi per restaurare il potere della chiesa e le truppe garibaldine. In quei giorni morì Goffredo Mameli il giovanissimo poeta, autore dei versi del testo dell’inno nazionale italiano.
Villa Doria Pamphilj fu fusa con la vicinissima villa Corsini nel 1856 costituendo un’importante azienda agricola.
Nel 1932 il Comune di Roma espropriò parte della zona e nel 1957 lo Stato Italiano acquisì il nucleo di origine della villa. Quasi 170 ettari divennero proprietà di Roma in due momenti diversi quando il parco era già stato diviso in due parti: la zona di ponente fu acquistata nel 1965 mentre l’altra parte sei anni dopo. Il parco di villa Doria Pamphilj fu aperto al pubblico nel 1972.
La famiglia Doria Pamphilj ha mantenuto la proprietà solo della cappella funebre che fu edificata secondo il progetto dell’architetto Edoardo Collamarini nel 1896.
Ma seguitemi e andiamo a visitare i vari giardini che compongono questo monumentale parco cittadino. Partiamo dal lato meridionale del Casino del Bel Respiro. Il cosiddetto Giardino segreto è il classico giardino all’italiana racchiuso da recinzioni in muratura. L’insieme delle aiuole di bosso formano il giglio che è il simbolo araldico della famiglia Pamphilj. Le aiuole sono tra due ampie vasche e una fontana di bronzo che si trova al centro del complesso.
Edificato in undici anni, nel 1655 sbocciò il Giardino del teatro. Il nome gli è stato dato grazie ad uno spazio semicircolare in muratura che era stata ideata per eventi artistici quali musica e opere teatrali. Nato come giardino all’italiana, circa nel 1850 fu trasformato in un classico giardino all’inglese dall’architetto italo-francese Andrea Busiri Vici che l’arricchì con piante esotiche rare.
Nella zona della Villa Vecchia si trova il Giardino dei cedrati. Si chiama così per la presenza di molte piante di agrumi e di decorazioni artistiche di pregio quali fontane, vialetti e murature perimetrali.
Costruito a metà ottocento da Giovanni Gui, il Giardino delle serre ottocentesche presenta piante da frutto, piante esotiche, diverse specie di Palme tra le quali la Palma nana, la Palma del Cile e un bellissimo esemplare di Araucaria.
Quando a metà dell’ottocento Villa Corsini fu annessa al terreno della famiglia Doria Pamphilj, portò in eredità una grandissima area di sessantamila metri quadrati che era “arredata” a giardino toscano. Questa vallata fu arricchita di alberi di varie specie – pioppi, salici, pini, querce, ecc. – e fu adibito a riserva di caccia, dove furono liberati daini e altri animali. Per questo motivo, la vallata è stata chiamata la Valle dei Daini.
Naturalmente tutti questi giardini del parco sono impreziositi da statue e fontane. Tra queste ultime spicca la fontana del Cupido e il ninfeo del Fauno o dei tritoni.
Potrei aggiungere molto per descrivere la bellezza del luogo dove non arriva la confusione della strada e l’unico rumore è prodotto dal vento leggero che accarezza le foglie delle piante, dalle parole degli animali che vivono tranquilli e indisturbati. Le uniche parole umane che sento – o meglio, che ascolto volentieri scartando il resto – sono quelle di stupore e di rispetto.
I giardini di villa Doria Pamphilj sono bellissimi in qualunque stagione andiate a visitarli. Ma il periodo che corrisponde a una vera e propria sinfonia di colori è l’autunno quando la natura non si è spogliata dei suoi vestiti per il riposo invernale e vuole dare ancora il meglio di sé. E prima che faccia notte indossa quel vestito da sera che ammalia il fotografo e fa innamorare il pittore. Sembra dire: questi sono i colori sulla tavolozza che ti offro… spetta a te saperli usare!
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