IV Congresso internazionale degli orientalisti a Firenze - 1878

Giuseppe Bardelli e l’insegnamento del sanscrito nel secondo Ottocento

Forse era stata un’iniziativa azzardata quella di creare a Firenze, nel dicembre del 1859, un Istituto di Studi Superiori pratici e di perfezionamento. Una scuola che oggi si direbbe di alta formazione post laurea.

La decisione, presa dal Governo provvisorio toscano guidato da Bettino Ricasoli, era maturata entro un quadro politico in via di evoluzione e ancora incerto per i destini dell’Italia.  Eppure, in quell’anno di fuoco e con scarse risorse economiche era stata concepita da Cosimo Ridolfi, ministro della Pubblica Istruzione, su consiglio di Maurizio Bufalini e di Gino Capponi, un’istituzione ambiziosa che intendeva presentarsi come sede universitaria di eccellenza.

D’altronde, l’antico Studio fiorentino, nato nel 1320, era stato soppresso e trasferito a Pisa già dal 1472, così che Firenze era priva di un proprio ateneo, sebbene potesse vantare ragguardevoli e antiche accademie.

Questa operazione si inseriva perfettamente nel solco delle idee risorgimentali secondo le quali la conoscenza, finalizzata all’istruzione delle èlite, era un fattore essenziale per garantire lo sviluppo e il futuro della Nazione. Firenze si mosse subito in questa direzione per affermare il suo primato culturale e accademico.

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziata – Sala di lettura

L’Istituto, nonostante le difficoltà organizzative, divenne ben presto un formidabile spazio di incontro e di dibattito, mostrandosi aperto anche allo studio di discipline poco o per niente studiate in ambito universitario italiano, ma presenti invece con successo nelle maggiori capitali europee, come la cattedra di Antropologia, affidata al grande Paolo Mantegazza, oppure quelle di Lingue indo-germaniche, Sanscrito, Lingua e Letteratura araba.

Le tre sezioni in cui si suddivideva erano quella medica, quella scientifica e quella filosofica e filologica. Studiosi e docenti di estrazione e di provenienza diversa, non solo italiana, molti accomunati dalla stessa passione politica, si potevano confrontare in un ambiente ideale, dove i vari comparti degli insegnamenti – aperti al pubblico – si ponevano in relazione tra loro. Le discussioni erano accese e i saperi scientifici si intrecciavano a quelli umanistici, votati alla formazione di una nuova classe dirigente e allo sviluppo di un paese moderno.

Ritratto di Michele Amari

Emerge un quadro vivace, che vede l’Istituto bene inserito nel contesto cittadino e connesso con le istituzioni locali. Infatti, se la sua stessa finalità era quella rivolta ad attività di ricerca e di insegnamento per l’inserimento nella vita attiva, quale collocazione migliore per la Sezione medica se non quella all’interno dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova, dove Bufalini poteva sperimentare i suoi avanzati criteri didattici e di applicazione medica. La sede della Sezione scientifica si trovava presso il Museo di Fisica e Storia naturale, visitato e apprezzato dai cittadini e, nello stesso tempo, laboratorio e aula, dove Filippo Parlatore poteva vantare per la cattedra di Botanica uno tra i più importanti  erbari esistenti.

La Sezione di filosofia e filologia ebbe varie collocazioni. Considerata centrale nella ‘missione’ dell’Istituto, affondava la sua storia nelle biblioteche e negli archivi fiorentini, che racchiudevano un patrimonio notevolissimo da studiare e da valorizzare.

Uno degli aspetti più peculiari di quest’ultima Sezione fu l’importanza che venne data, fin dai suoi esordi, a settori come quello dello studio delle lingue e delle culture orientali secondo un orientamento già in atto in Europa.

Il forte incremento delle transazioni finanziarie e commerciali con i paesi asiatici, in particolare con India e Cina, ebbe senza dubbio un peso significativo nella scelta di queste discipline proprio per la domanda crescente non solo di studiosi, ma soprattutto di interpreti, diplomatici o intermediari.

Firenze vantava un’antica tradizione di collezionismo e di studio delle antichità e delle lingue delle civiltà affacciate sul Mediterraneo orientale, risalente già all’Umanesimo e poi al periodo mediceo e leopoldino, ma è tra la fine degli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento che la città divenne un punto di riferimento grazie alle molteplici iniziative che ruotavano intorno alla vita dell’Istituto, favorendo la nascita di associazioni, di accademie e di progetti editoriali.

Ritratto di Angelo De Gubernatis

Nel giro di pochi decenni per merito di insegnanti di prestigio le cattedre di orientalistica si moltiplicarono, tanto che si contavano svariati corsi, di cui: lingua e letteratura araba, sanscrito, cinese e giapponese, lingua e letteratura persiana, assirologia, ebraico, lingue semitiche comparate, storia e geografia dell’Asia orientale, egittologia.

Tra i molti docenti, che si avvicendarono, si ricordano Michele Amari, politico e insigne arabista o il vulcanico Angelo De Gubernatis, che formatosi in Germania, insegnò sanscrito, disciplina considerata fondamentale nel corso di studi umanistici in quanto strumento cardine per capire e ricostruire l’evoluzione delle lingue indoeuropee.

La prima cattedra di sanscrito fu assegnata nel 1859 a Giuseppe Bardelli che, nato nel 1815 a Brancialino, piccola località dell’Alta Valtiberina, visse a cavallo tra gli ultimi anni del governo lorenese e i fermenti risorgimentali preunitari.

Le sue vicende poco note ci consentono tuttavia di entrare all’interno delle dinamiche accademiche e di coglierne le aperture culturali sia in ambito pisano che fiorentino.

Compiuti gli studi nel seminario di Castiglion Fiorentino, Bardelli si trasferì a Pisa nel 1837 per studiare il greco e l’ebraico al fine di perfezionare le sue conoscenze bibliche e teologiche.  

Ottenuta la laurea, intraprese lo studio dell’egittologia su consiglio del celebre egittologo Ippolito Rosellini, di cui fu allievo, che lo spronò alla conoscenza dei monumenti e dell’antica lingua egiziana proprio per comprendere la Bibbia in maniera più approfondita. In poco tempo imparò il sistema geroglifico e la lingua copta. Lo stesso Rosellini, che aveva diretto assieme a Jean Francois Champollion nel 1828-29 la spedizione franco-toscana in Egitto, gli commissionò la redazione dell’indice delle materie e delle tavole dell’imponente Monumenti dell’Egitto e della Nubia.

Con decreto granducale, l’abate Bardelli fu inviato nel 1843 fuori dalla Toscana “ad oggetto di apparare le lingue cinese e sanscrita, e poi inaugurarne l’insegnamento nell’Università di Pisa”. Fu prima a Roma per apprendere il sanscrito sotto la guida del leggendario cardinale Mezzofanti, di lui si diceva che conoscesse bene circa settantotto lingue, di cui almeno trentotto in maniera perfetta. Successivamente, lo troviamo a Torino e in giro tra Parigi, Oxford e Londra a collazionare antichi codici e manoscritti.  Di nuovo a Pisa nel 1849 per insegnare copto, sanscrito e cinese.

IV Congresso internazionale degli orientalisti a Firenze – 1878

Dopo appena due anni, con l’abolizione della cattedra pisana, fu inviato a Firenze come coadiutore alla Biblioteca Medicea Laurenziana. Finalmente nel 1860 iniziò la docenza del sanscrito presso l’Istituto, dove formò futuri e validi professori. Poi un nuovo trasferimento nel 1862 all’università di Pisa per continuare nell’insegnamento di questa lingua, proseguito fino alla morte, che lo colse nel 1865 mentre stava predisponendo un’edizione della versione copta del libro di Daniele.

Considerato personaggio secondario, forse offuscato dalla poliedrica personalità di De Gubernatis, che gli succedette, la sua figura è ancora poco conosciuta. Non abbiamo un suo ritratto e le sue pubblicazioni sono scarse, così come niente è rimasto della ricca biblioteca, andata dispersa dopo la morte.

 Di questo erudito di vasti interessi resta oggi un fondo costituito da numerosi manoscritti, quasi del tutto inediti, presso la Biblioteca Nazionale centrale di Firenze, composto da materiale vario e interessante. Vi troviamo gli studi e le trascrizioni di antichi testi indiani, copti, cinesi con le sue annotazioni, il lavoro per gli indici dei Monumenti di Rosellini, i testi di una ventina di lezioni tenute a Firenze, le traduzioni da lingue moderne di pubblicazioni attinenti, oltre a una prima stesura di una “Storia della Valtiberina”: testimonianze di una mente curiosa e di una vita interamente dedicata alla ricerca in un periodo storico in cui l’attenzione rivolta allo studio sistematico delle lingue pose le basi della moderna linguistica.

 

Riferimenti bibliografici

G. Tortoli, Biografia di Giuseppe Bardelli (Necrologio), Coi tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana, Firenze, 1866.

S. Rogari, in L’Università degli Studi di Firenze fra istituzioni e cultura nel decennale della scomparsa di Giovanni Spadolini, Atti del convegno di Studi, Firenze, 11-12 Ottobre 2004, a cura di Sandro Rogari, Firenze, 2005, pp.13-17 (Distribuito in formato digitale da «Storia di Firenze. Il portale per la storia della città» http://www.storiadifirenze.org)

D. Lelli, Un orientalista dimenticato: Giuseppe Bardelli, in SMSR, 81, 1, 2015, pp. 298-326.

A. Dei, a cura di, L’istituto di Studi Superiori e la cultura umanistica a Firenze, vol. I, Pacini editore Srl, Ospedaletto-Pisa, 2016.

Riferimenti fotografici

  1. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Sala di lettura
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c7/Biblioteca_medicea_laurenziana%2C_sala_di_lettura_di_michelangelo%2C_01.jpg
  • Ritratto di Michele Amari
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Micheleamari.jpg
  • Ritratto di Angelo De Gubernatis
https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Angelo_de_Gubernatis_%28cropped%29.png
  • IV Congresso internazionale degli orientalisti a Firenze, 1878
https://www.archiviostorico.unifi.it/upload/sub/ricerche/studi_umanistici01/06_roselli.pdf
  • Frontespizio della biografia di Ippolito Rosellini scritta da Giuseppe Bardelli
https://dbooks.bodleian.ox.ac.uk/books/PDFs/302183698.pdf

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