Recensione del romanzo di Gabriella Costa

Avvicinandoci al bel romanzo di Gabriella Costa è come se scorgessimo quasi subito due binari di lettura che l’autrice ci offre, binari paralleli che conducono a due stazioni finali non completamente differenti pur trattando due temi diversi: da un lato viene sfogliata e osservata nei suoi passaggi la vita avventurosa e un po’ solitaria dello scrittore inglese Gavin Maxwell, naturalista che visse negli anni ‘50 del secolo scorso sulla costa occidentale della Scozia, di fronte alle isole Ebridi in un cottage immerso nella natura incontaminata, dall’altro si può leggere un pezzo significativo della vita della stessa autrice, durante un viaggio proprio in Scozia, sulle orme dello scrittore, insieme al suo compagno di allora, nel 2008.
Le storie di Maxwell e di Costa si intrecciano e intersecano proprio lungo questi itinerari di viaggio, dove i paesaggi ricchi di fascino selvaggio e la bellezza dei luoghi descritti sembrano sottolineare i sentimenti e le sensazioni appartenenti ai protagonisti, in uno sbocciare pagina dopo pagina di un sentire complesso e frastagliato simile alle coste della regione visitata.
Le figure di Maxwell e della sua amica poetessa Katlheen Raine, quest’ultima disegnata con abili cenni dall’autrice, donna innamorata da molto tempo dello scrittore, vengono delineate con efficace partecipazione dalla Costa che, accanto a questi ritratti, disegna il proprio percorso di personale rinascita dopo la fine della sua relazione.
Così, le tappe del viaggio diventano tappe di introspezione personale, di conoscenza e risveglio vivificatore.
La figura della poetessa Raine è figura che si imprime per intensità del sentimento, un’intensità capace di trasformarsi in “maledizione” contro lo scrittore inglese che, alla fine, ne rifiuterà imprevedibilmente l’amore. Una maledizione che somiglia a una disperata richiesta di sofferenza che la Raine invoca per quell’uomo troppo sfuggente che aveva risposto con un diniego alla sua offerta di amore.
Eppure, Maxwell, scrittore prolifico, incontrerà fama e successo nell’arco della sua non lunga vita, anche per le sue idee innovative di protezione e cura per gli animali selvatici, in particolar modo le lontre, che terrà in casa con lui e alle quali si affezionerà moltissimo.
Un libro che perciò consiglio, sia per l’originalità della storia che per la scrittura agile e descrittiva con naturalezza e maestria e anche per l’opportunità di conoscere, accanto alle opere di Gavin Maxwell, anche quelle, sia pure in lingua originale purtroppo non ancora tradotta, della poetessa Kathleen Raine, che meriterebbero senz’altro una maggiore visibilità.

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CC BY-NC-ND 4.0 Quell’anello di acque lucenti by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.