Le proposte dell’ASviS per la nuova legislatura europea 2024-2029

Un’Europa più giusta e sostenibile è realizzabile a condizione che la nuova Leadership europea stabilisca, tra le sue priorità, un piano di accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi comuni per lo Sviluppo Sostenibile stabiliti per il 2030. Questo è il messaggio che emerge nelle “Proposte dell’ASviS per la nuova legislatura europea 2024-2029” emesse  a maggio, contestualmente alle Elezioni Europee. Il documento presenta un insieme organico di proposte inderogabile riferimento per la politica europea.,In questo articolo ne curiamo una lettura mirata ad alcuni argomenti, fermo restando che, per un’informazione completa ed esauriente, si rimanda alla lettura del testo completo del rapporto [1] e al video di presentazione [2].  

Le “Proposte dell’ASviS per la nuova legislatura europea 2024-2029” toccano i principali argomenti dello sviluppo e della sostenibilità che dovrebbero essere tra le priorità della nuova legislatura continentale. In sintesi, sette sono le tematiche evidenziate da ASviS come prioritarie per il governo europeo:

  1. accelerare l’attuazione dell’agenda 2030;
  2. perseguire e realizzare una transizione ecologica “giusta”;
  3. la politica industriale come motore della transizione per un’Europa competitiva sullo scenario globale;
  4. attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, contrastare le disuguaglianze, rafforzare la coesione territoriale;
  5. attuare riforme istituzionali verso una maggiore integrazione europea, rafforzare la democrazia e la partecipazione;
  6. ampliare la capacità d’investimento pubblico e privato nell’UE;
  7. rafforzare l’impegno dell’UE per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un quadro istituzionale multilaterale prevenendo conflitti e promuovendo la pace.

Vediamo con maggiore dettaglio gli obiettivi, troverete nel seguito una breve sintesi e alcune citazioni dei vari punti.

  • 1. Accelerare l’attuazione dell’agenda 2030.

 L’Agenda 2030 continua a essere il polo di riferimento per una politica orientata allo sviluppo sostenibile.  È inoltre auspicabile che la nuova Commissione Europea adotti un piano accelerato per il raggiungimento degli SDGs (Sustainable Development Goals). Infine, dovranno essere adottate le misure più adatte per il contesto culturale ed economico che ostacolano il processo dello sviluppo sostenibile.

Fig. 1 – Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile

  “…L’ASviS ritiene che anche nella prossima legislatura le forze politiche che siederanno nel Parlamento europeo, il Consiglio europeo, la Commissione europea, il Comitato Economico e Sociale e il Comitato delle Regioni devono confermare esplicitamente l’Agenda 2030 come riferimento centrale e comune per disegnare le proprie politiche interne ed esterne, coerentemente con quanto previsto all’art. 3 del Trattato.”

“In tale direzione va orientato il programma di mandato della nuova Commissione europea. In particolare, dando corso agli impegni assunti durante l’Assemblea Generale dell’ONU di settembre 2023, l’UE dovrà adottare entro la fine di quest’anno un Piano per l’accelerazione trasformati va verso gli SDGs, da coordinare con l’attuazione dell’Agenda strategica 2024-2029 del Consiglio”.

“In particolare, l’UE dovrà individuare le priorità e le misure più appropriate per affrontare le inerzie del sistema culturale, sociale, economico ed istituzionale che ostacolano il processo trasformativo verso una sostenibilità a tutto campo, compresa quella economica e finanziaria, coerentemente con l’obiettivo di equità anche tra generazioni…”

  • 2. Perseguire e realizzare una transizione ecologica “giusta”

 Gli impegni devono essere mantenuti nella loro integrità come stabiliti dagli accordi internazionali. La transizione ecologica deve garantire un principio di giustizia sociale e generazionale, senza lasciare nessuno indietro e ricercando il consenso della collettività. Nel 2050 si dovrà ottenere l’obiettivo di vivere nel rispetto dei “limiti planetari”, con un aumento degli ecosistemi naturali e con una completa decarbonizzazione. Tutto questo evidenzia l’importanza degli obiettivi al 2030 e 2040, indispensabile step per raggiungere i target finali. Il conseguimento degli obiettivi richiede adeguati livelli di pubblici investimenti, e di adeguati strumenti legislativi e fiscali per sostenere la transizione sociale ed economica. L’impronta ecologica dell’UE deve essere ridotta dentro e fuori i suoi confini.

Fig. 2 Ambiente – La Torre di Noor

“…Il Piano d’accelerazione europeo dovrà essere strumentale all’attuazione, nella loro integrità, e gli impegni globali sottoscritti con l’Accordo di Parigi per il clima, il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal, il Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri e gli altri accordi internazionali. I livelli minimi d’ambizione delle politiche climatico-ambientali definiti negli accordi internazionali dovranno essere rispettati, mantenendo centrale il principio di giustizia tra le generazioni e adeguando le politiche all’evidenza scientifica e agli avanzamenti tecnologici, nel rispetto del principio di precauzione previsto dall’art. 174 del Trattato.

Il principio della “transizione giusta” deve essere concretizzato rafforzando il confronto partecipativo con la società civile e i governi locali, perseguendo ogni sforzo per non lasciare nessuno indietro, concertando tra le parti le misure d’accompagnamento alla transizione attraverso “Patti sociali”, perseguendo con ogni sforzo il più ampio consenso possibile sulle azioni da mettere in campo, ma senza rinunciare agli obiettivi di neutralità carbonica e di maggiore equità.”

“Pertanto, dovrà essere riaffermata la visione a lungo termine al 2050 di “vivere bene nel rispetto dei limiti planetari” con l’obiettivo di integrità, connettività e resilienza di tutti gli ecosistemi e dell’aumento sostanziale delle aree degli ecosistemi naturali, nonché della completa decarbonizzazione dell’economia. A tal fine devono essere consolidate e definite ove ancora necessario le misure atte a conseguire al 2030 la riduzione delle emissioni nette di gas serra dell’UE di almeno il 55% (e di almeno il 90% entro il 2040), la protezione legale di almeno il 30% della superficie terrestre e marina, la protezione rigorosa di almeno un terzo delle aree protette, l’effettivo ripristino del 30% delle aree degradate degli ecosistemi terrestri, delle acque interne e degli ecosistemi costieri e marini, riconoscendone l’inderogabilità e l’urgenza anche ai fini dell’adattamento dei territori dell’UE agli effetti dei cambiamenti climatici, e della resilienza sociale ed economica.”

“Per conseguire tali obiettivi vanno realizzati significativi ed efficaci investimenti pubblici e stimolati quelli privati. A tal fine, l’Unione dovrà sviluppare, ove necessario, nuovi strumenti legislativi e uno spazio fiscale europeo (si veda il punto 6) per accompagnare la transizione sociale ed economica, prestando particolare attenzione ai contesti di maggior vulnerabilità sociale e aziendale. Le politiche industriali nazionali ed europee devono accelerare la riduzione dell’impronta ecologica dell’UE, dentro e fuori i suoi confini, coniugando tale obiettivo con quello dello sviluppo economico dell’Unione con il principio di “autonomia strategica aperta” e di sostenibilità economico-finanziaria, definendo le necessarie misure di accompagnamento delle imprese nel processo di transizione.”

  • 3. La politica industriale come motore della transizione per un’Europa competitiva sullo scenario globale

I modelli di business adottati dalle imprese dovranno essere allineati con gli interessi collettivi e con il processo di transizione ecologica e digitale, potenziando una visione a lungo termine. La transizione digitale deve avvenire basandosi sulla solidarietà, l’inclusione e il rispetto dei diritti fondamentali.

Fig. 3 Industria sostenibile

il sistema economico-industriale deve essere trasformato in motore di accelerazione del processo attuativo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. A tal fine devono essere costruite, con un dialogo rafforzato con i portatori d’interesse, in particolare delle Parti sociali, le condizioni di contesto affinché i modelli di business possano essere allineati agli interessi della collettività, siano rimosse le ambiguità e incertezze sul futuro degli obiettivi e dei processi di transizione ecologica e digitale e la loro continuità nel tempo, sia rafforzata la capacità di visione a lungo termine del sistema produttivo con più ampie garanzie di successo e ritorno negli investimenti….”

“… la transizione digitale deve essere basata sulla solidarietà, l’inclusione e il rispetto dei diritti fondamentali, valorizzata quale strumento necessario all’accelerazione dei processi d’innovazione produttiva e sociale verso gli stessi SDGs.”

  • 4. Attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, contrastare le disuguaglianze, rafforzare la coesione territoriale

Il paragrafo enfatizza l’importanza della sinergia tra politiche economiche, sociali e ambientali. Deve essere recuperato qualsiasi ritardo inerente al raggiungimento dell’obiettivo della parità di genere, le diseguaglianze sociali, i sistemi sanitari, i servizi pubblici, la tutela dei minori.

Fig. 4 Dhaka – Bangladesh – The rich and the poor.web

 “L’UE deve rafforzare la sua dimensione sociale, superando le resistenze dei Paesi membri che si oppongono ad azioni dirette e percepibili dai cittadini in questo campo. L’obiettivo occupazione” del Pilastro deve essere trasformato in quello di “lavoro dignitoso”. Maggiore spazio, anche finanziario, va dato agli investimenti sociali, così da contribuire a raggiungere diversi altri obiettivi, quali la riduzione della povertà e lo sviluppo economico, il contrasto agli effetti sociali degli squilibri demografici e territoriali, e alle disuguaglianze intergenerazionali. Nuove politiche di welfare devono essere disegnate per garantire condizioni di vita dignitosa e misure di salvaguardia sociale inclusiva anche in situazioni di crisi e shock, privilegiando quelle volte ad aumentare la resilienza socioeconomica a fronte di futuri eventi avversi.

L’istruzione e la formazione continua devono essere considerate una priorità comune dell’Unione europea all’interno del Piano d’accelerazione e come risposta alle sfide delle transizioni ecologica, digitale e demografica. A tal fine, deve essere riconosciuto il diritto all’istruzione di qualità lungo tutto l’arco della vita come bene pubblico globale

  • 5. Attuare riforme istituzionali verso una maggiore integrazione europea, rafforzare la democrazia e la partecipazione

Il rafforzamento dell’architettura istituzionale europea deve rendere più efficaci i meccanismi decisionali e deve essere messo in atto un importante processo di coinvolgimento delle giovani generazioni.

Fig. 5 – Parlamento europeo

“…il Piano d’accelerazione dovrà prevedere un rafforzamento della governance europea in un’ottica più cooperativa e federale, così da assicurare maggiore capacità e rapidità di azione dell’UE. Per rafforzare la democrazia europea, rendendo più efficaci, incisivi e trasparenti i meccanismi decisionali, va avviato il processo di riforma dell’architettura istituzionale dell’Unione verso una maggiore integrazione, ma nel frattempo vanno sfruttati al massimo gli spazi offerti dai Trattati vigenti. Tra le proposte da considerare, ricordiamo quelle dell’elezione dei membri del Parlamento attraverso il voto su liste a livello di Unione o “liste transnazionali”; l’elezione diretta del Presidente della Commissione; il conferimento della capacità d’iniziativa legislativa”

“…è fondamentale che l’UE persegua il Piano già adottato per il coinvolgimento partecipativo dei giovani nei processi decisionali e lo Youth Check, anche considerando i nuovi impegni che gli Stati membri assumeranno nel quadro del prossimo “Summit sul Futuro” delle Nazioni Unite. In quest’ambito le istituzioni dell’UE, in coordinamento con gli Stati membri, devono rafforzare la capacità di rendere maggiormente trasparenti, accessibili e comprensibili alla cittadinanza i processi strategici in corso e i relativi risultati.”

  • 6. Ampliare la capacità d’investimento pubblico e privato nell’UE

 Si auspica il rafforzamento della capacità fiscale europea che deve sostenere i necessari investimenti collettivi, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.

Fig. 6 Berlino

“Per superare la frammentazione delle politiche fiscali nazionali, occorre avviare un percorso che porti alla realizzazione di significativi investimenti collettivi a livello dell’Unione: di conseguenza, deve essere rafforzata e ampliata la capacità fiscale europea per finanziare investimenti finalizzati al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Le riforme, nel quadro europeo e nei quadri nazionali, dovranno comunque favorire, di regola, il reindirizzamento dei flussi finanziari privati verso il raggiungimento degli SDGs, il che produrrebbe benefici per la stabilità finanziaria, sia pubblica che privata, anche nel lungo termine.”

7.  Rafforzare l’impegno dell’UE per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un quadro istituzionale multilaterale prevenendo conflitti e promuovendo la pace.

Sostenere un nuovo contratto sociale globale legato ai diritti umani e alla solidarietà intergenerazionale deve essere uno degli obiettivi fondamentali della politica europea, che deve considerare prioritario lo sviluppo di una politica estera comune. È essenziale tenere massimi gli sforzi per la cooperazione internazionale verso i paesi africani, promuovere la messa al bando delle armi nucleari  e delle armi guidate dall’intelligenza artificiale, ridurre le spese militari destinando i fondi alle infrastrutture sociali.

Fig. 7 La Bandiera della Pace

“L’UE deve confermare la propria capacità di leadership per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile mantenendo la promessa di un sostegno forte e determinato alle proposte di riforma dell’ONU e delle istituzioni finanziarie multilaterali in discussione al Summit sul Futuro di settembre 2024, assicurando l’impegno a perseguire i successivi sviluppi attuativi, attraverso il proprio sostegno a un nuovo contratto sociale globale ancorato ai diritti umani e alla solidarietà tra generazioni. Per fare fronte alle numerose sfide geopolitiche internazionali occorre aumentare gli sforzi per dotarsi di una politica estera comune, in grado di rafforzare il ruolo dell’UE come interlocutore unico nei negoziati internazionali. L’Unione europea dovrà essere pronta a rivalutare le proprie politiche per la migrazione e l’asilo qualora i nuovi strumenti normativi adottati non risultassero sufficientemente adeguati per garantire il rispetto dei diritti umani e rispondere a possibili emergenze umanitarie di ampia portata.

Inoltre, va rafforzata la coerenza tra le misure che l’UE adotta nei diversi ambiti della cooperazione allo sviluppo, dagli accordi commerciali alla regolamentazione d’accesso al mercato unico, dai negoziati internazionali sull’ambiente a quelli sui diritti umani e sulla prevenzione dei conflitti.

In particolare, l’UE, assumendo tutte le misure di pertinenza della nuova “Agenda per la pace” in discussione alle Nazioni Unite, dovrà rafforzare il coordinamento delle azioni degli Stati membri per la prevenzione dei conflitti, mettendo a disposizione adeguate risorse finanziarie, rafforzando l’approccio Team Europe, specialmente con la cooperazione internazionale verso i paesi africani. Facendo proprie le proposte incluse nella nuova “Agenda per la pace”, l’UE deve essere anche promotrice del rinnovo dell’impegno degli Stati nella messa al bando delle armi nucleari e delle armi letali a guida autonoma diretta dall’intelligenza artificiale, e degli impegni generali per la riduzione delle spese militari e l’uso di tali fondi alternativo per infrastrutture e servizi sociali.

 Per consolidare e rafforzare il multilateralismo e costruire un mondo più giusto, sostenibile e inclusivo, oltre a un deciso sostegno alla riforma dell’architettura finanziaria globale nel quadro del

Patto sul futuro, è necessario incoraggiare i singoli Paesi europei a destinare almeno lo 0,7% del Reddito Nazionale Lordo all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Vanno sviluppati accordi quadro con i Paesi in via di sviluppo, specialmente quelli africani, per affrontare emergenze globali come il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, l’approvvigionamento alimentare e le migrazioni.

Dato l’interesse strategico dell’UE per il continente africano, come per i temi sopra indicati delle transizioni “gemelle”, anche in questo caso l’emissione di debito comune (vedi punto 6) per lanciare un piano europeo di sviluppo sostenibile dell’Africa andrebbe valutato con attenzione.

 Di particolare rilevanza nel quadro del Summit sul Futuro è anche il perseguimento del “Patto Globale Digitale”, al fine di definire accordi per una governance globale dell’IA e della circolazione dei dati entro il 2030”.

L’AGENDA 2030

Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, come programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità.  L’Agenda prevede i seguenti 17 Obiettivi comuni per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs):

Goal a prevalente dimensione sociale: 1 – Sconfiggere la povertà, 3 – Salute e benessere, 4 – Istruzione di qualità, 5 – Parità di genere, 10 – Ridurre le disuguaglianze.

Goal a prevalente dimensione ambientale: 2 – Sconfiggere la fame, 6 – Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, 7 – Energia pulita e accessibile, 11 – Città e comunità sostenibili, 13 – Lotta contro il cambiamento climatico, 14 – Vita sott’acqua, 15 – Vita sulla terra

Goal a prevalente dimensione economica: 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica, 9 – Imprese, innovazione e infrastrutture, 12 – Consumo e produzione responsabili

Goal a prevalente dimensione istituzionale: 16 – Pace, giustizia e istituzioni solide, 17 – Partnership per gli obiettivi [3]

L’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS)

L’ASviS nasce nel 2016 su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile, in particolare facendo crescere nella società italiana, nei soggetti economici e sociali, e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile approvata dall’Assemblea dell’Onu nel settembre 2015, realizzando una rete con oltre 300 soggetti che si occupano di tematiche che si possono ricondurre ad aspetti ricompresi negli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs – Sustainable Development Goals)”  [4] [5]

Bibliografia & Web

  – [1]  https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-20741/come-rendere-la-prossima-legislatura-europea-sostenibile-le-sette-proposte-asvis

 –   [2] https://asvis.it/public/asvis2/files/Pubblicazioni/Manifesto_Proposte_ASviS.pdf

–   [3] ONU Italia La nuova Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (unric.org) https://unric.org/it/agenda-2030/

–   [4] https://asvis.it/

–   [5] https://asvis.it/missione/

Figure

TITOLO: https://www.worldatlas.com/articles/where-is-the-headquarters-of-the-european-union-eu-located.html (glen photo / Shutterstock.com)

2: https://180gradi.org/sociale/180gradi/noor-la-piu-grande-e-innovativa-centrale-solare-del-mondo-marocco-carlo-rubbia

3: https://www.key4biz.it/green-economy-industria-sostenibile-bando-250-milioni-mise/104325/

4: https://www.openpolis.it/laiuto-allo-sviluppo-e-la-lotta-alle-disuguaglianze/

5: https://www.unioneeuropea.it/il-parlamento-europeo/

6: Antonacci,2023

7: https://arteventinews.it/2020/10/18/il-vessillo-con-larcobaleno-la-bandiera-della-pace-di-capitini/

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