A Lucca, Elisa Bonaparte lo ideò, Maria Luisa d’Austria lo realizzò
Se questo periodo primaverile invita ad uscire di casa per camminare all’aria aperta – soprattutto dopo gli ultimi anni segnati da chiusure e distanziamenti – ecco allora che gli orti botanici ci offrono piacevoli occasioni per una gita fuori porta. Riaperti al pubblico con l’arrivo della bella stagione, sono vere e proprie oasi di tranquillità, luoghi dove il sapere scientifico si unisce a quello paesistico. Ci accolgono con un’esplosione di fioriture e di colori: una gioia per gli occhi e non solo.
Fervidi intrecci di viaggi, navigazioni, scoperte di nuove terre, scambi di semi e di colture segnano la loro storia e, in Toscana, ne possiamo annoverare di rilevanti e antichi. Da piccoli appezzamenti recintati (horti conclusi), sorti essenzialmente in ambito monastico per la coltivazione di erbe aromatiche e di piante con proprietà medicamentose, si passa con gli anni ad orti che si trasformano in quanto collegamenti indispensabili con le cattedre universitarie dei Semplici, dedicate sia all’insegnamento che alla coltura di quei “principi semplici”, che stavano a indicare i medicamenti tratti direttamente dalle piante. È con il Rinascimento che l’interesse botanico inizia a consolidarsi. Gli anni delle esplorazioni di nuovi continenti allargano la conoscenza del mondo e, mentre i velieri tornano carichi di merci esotiche, per i regnanti e i ricchi mercanti diventa un segno di prestigio poter vantare specie rare nei propri giardini, dove queste sono oggetto di studio e di catalogazione.
La scienza delle piante è figlia di quelle esperienze e di quelle curiosità, che hanno trovato in Italia un terreno assai fertile, anche se possiamo osservare come le vie della medicina e della botanica rimarranno unite per un tempo ancora lungo. Si deve alla lungimiranza di un importante mecenate la formazione dei primi orti botanici toscani, tanto che Pisa può contendere a Padova il primato di più antico orto botanico al mondo. Studi recenti sembrano confermarlo, datandolo al 1543 un paio di anni prima di quello veneto. La nascita di quest’ultimo, che si attesta quale primo orto sorto in un centro universitario, è sancita da un decreto del Senato della Repubblica Veneta del luglio 1545; si trova ancora oggi nello stesso luogo di origine. La creazione dell’Orto pisano si deve all’ingegno del medico e botanico imolese Luca Ghini, nonché ai finanziamenti concessi dal granduca Cosimo I de’ Medici.
Immagine a fianco: Orto botanico di Lucca: Veduta delle serre antiche e della scuola di botanica.
Sempre per volontà di Cosimo I, il Ghini ricopre un ruolo di primo piano anche nella creazione del Giardino dei Semplici di Firenze che, istituito nel dicembre 1545, è il terzo più antico in Toscana. L’Orto dell’università di Siena risale al 1588 con l’istituzione della cattedra dei Semplici presso l’ospedale di santa Maria della Scala. Nel Settecento sarà trasformato dal granduca Pietro Leopoldo in Orto botanico universitario con la riforma dello Studio di Siena (1784).
Con l’Ottocento, la fisionomia degli orti è segnata da cambiamenti sostanziali in relazione alle mutate esigenze della botanica ormai diventata scienza autonoma. Le classificazioni e gli ordinamenti vengono stabiliti secondo criteri nuovi che evidenziano le caratteristiche biologiche piuttosto che mediche. A Lucca, soltanto nel 1819, a seguito di una importante riforma della pubblica istruzione voluta dalla duchessa Maria Luisa di Borbone, viene fondato il Real Liceo, università che contava diciassette cattedre, tra cui quella di Botanica a corredo della facoltà di Medicina.
Immagine a destra: Orto botanico di Lucca: Serra con piante di succulente
L’annesso orto viene inaugurato nel 1820 dentro la città presso la Piaggia Romana su un “appezzamento di terreno prativo e acquitrinoso”, in un angolo suggestivo di Lucca – dove tuttora si trova – stretto tra il bastione di san Regolo e gli orti del convento di san Micheletto; all’interno di un’area connotata da giardini e palazzi nobiliari dei primi anni dell’Ottocento e nell’ambito del più ampio contesto dell’attuale Parco delle Mura urbane. Si deve tuttavia far risalire a Elisa Bonaparte Baciocchi, di cui conosciamo la grande passione per le piante, il progetto per la realizzazione di un orto botanico. La sorella di Napoleone, principessa di Lucca e Piombino e successivamente regina d’Etruria e del Granducato di Toscana (1805-1814), nel prendere a modello il giardino creato dalla cognata Josephine de Beauharnais nella residenza della Malmaison, trasforma il parco della villa Reale di Marlia in un vero e proprio vivaio, un giardino d’acclimatazione di piante provenienti da tutte le parti del mondo. Fa arrivare non solo cultivar di tipo ornamentale, che erano all’epoca assolute novità, ma anche molte varietà di alberi da frutto, favorendone di conseguenza la diffusione nelle ville e nel territorio della Lucchesia. Oltre a una rara camelia japonica, giunta dai giardini della Reggia di Caserta, si contano il glicine, la mimosa, alcune varietà di magnolia, il platano, l’albero dei tulipani, l’arancio, il cedro e il geranio, che fino ad allora non veniva utilizzato nella disposizione dei giardini, perché ritenuto dannoso per la salute. Nell’attuare profondi cambiamenti al volto del piccolo e pacifico stato repubblicano, Elisa porta Parigi a Lucca aprendola a riforme in molti settori da quello amministrativo, giudiziario, culturale, urbanistico, agrario e dell’istruzione.
Incentiva la creazione di spazi cittadini destinati a giardini pubblici, incoraggia il passeggio sul camminamento delle mura a scopo salutistico e, nel 1814, approva la costituzione di un orto botanico. Con lo sbarcoa Livorno delle truppe anglo-siciliane di Lord William Bentick, è costretta a fuggire lasciando interrotto il suo piano di opere pubbliche. Rarità botaniche sono state la base della formazione dell’Orto lucchese, progettato da Elisa, ma realizzato da Maria Luisa, che le succedette nel 1817 dopo il congresso di Vienna. Due donne rivali tra loro, le cui vite si intrecciano nel complesso panorama politico dell’epoca; sovrane accorte che seppero esprimere le loro capacità anche imprenditoriali, governando e trasformando una città che ancora oggi conserva i segni del loro operato.
Immagine a sinistra – Orto botanico di Lucca: Serra.
L’Orto di Lucca, che si sviluppa per circa due ettari di superficie, si snoda tra spazi aperti e chiusi, incuneandosi fin nei sotterranei del bastione di san Regolo, per rivelarsi dall’alto se si cammina sulle imponenti mura rinascimentali. Nel rispecchiare lo sviluppo e le istanze estetiche del giardino ottocentesco, è suddiviso in settori, indicati come: l’Arboreto con oltre duecento esemplari di arbusti e alberi monumentali e con la scuola di botanica; la Montagnola destinata alla flora autoctona delle montagne lucchesi; il Laghetto con le collezioni idrofite. Oltre la Montagnola, si sviluppa l’asse centrale con alberature monumentali e, a confine con l’ex convento di san Micheletto, si estendono le serre otto-novecentesche, che conservano piante provenienti dalle zone tropicali e subtropicali di tutto il mondo.
Le serre moderne occupano una zona più centrale in prossimità del suggestivo laghetto, che si pone nella punta estrema dell’area, e che si ammanta del mistero della leggenda della nobile e perfida Lucida Mansi che lì si gettò con la sua carrozza infuocata. Lungo il muro di cinta, contiguo al complesso di san Michelettto, è stato recentemente inaugurato un angolo di verde protetto, un piccolo presidio che racchiude un pomario. Il frutteto è costituito da oltre ottanta antiche specie da preservare e tutelare per le loro caratteristiche genetiche, che stavano rischiando di scomparire, ma che sono particolarmente esemplificative delle caratteristiche della storia vegetale e della tradizione agraria del territorio circostante e di Lucca, città che Elisa Baciocchi amava molto e che definiva “elegante e colta”.
Riferimenti siti internet
https://www.dovealucca.it/da-vedere/luoghi-naturalistici/33-orto-botanico-di-lucca
http://www.ortobotanicoitalia.it/toscana/
Home
Fotografie di Laura Lucchesi e Alessandro Melani
Gli orti botanici in Toscana by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.