Articolo pubblicato su IUA n° 2, anno X, Febbraio 2023
Sono le 11,30 del mattino e siedo placidamente sul letto mentre dalle ampie vetrate della camera osservo le prime luci del giorno schiarire il cielo oggi splendidamente sgombro di nubi, completamente sereno. La neve caduta copiosa nei giorni precedenti rende ovattati i suoni, rare automobili scivolano sicure sulle ampie strade di Reykjavik mentre la moquette dei corridoi attutisce i passi degli ospiti dell’hotel. La pace regna sovrana.
Dopo aver consumato una robusta colazione sia dolce che salata la mia amica ed io siamo risalite in camera per prepararci ad affrontare la temperatura esterna – fredda ma asciutta, dunque sopportabilissima – e pregusto già le avventure del nostro soggiorno in Islanda. Sono contenta di dividere questo viaggio con Giovanna, ci eravamo allontanate un poco negli ultimi tempi ma, complice il viaggio nei nostri luoghi preferiti, ci siamo trovate subito in sintonia. Il Nord non è da tutti e soprattutto non è per tutti. Conosciamo ogni stato nordico, luoghi indimenticabili come la Scozia e le penisole baltiche, la bellissima Stoccolma con il suo arcipelago. E ogni volta l’emozione si ripete.
Siamo atterrati di notte all’aeroporto di Keflavik distante circa un’ora dalla città sotto una tormenta di neve. L’autista del bus guidava lungo una strada bianca con visibilità vicina allo zero, eppure siamo arrivati sani e salvi anche se un po’ trepidanti a destinazione.
Il giorno dopo il cielo era scuro ma noi coperte ben bene ed entusiaste abbiamo visitato il centro città, le case tipiche, la bellissima Chiesa Luterana Hallgrimskja con una imponente torre dalla cui sommità si gode uno spettacolo stupendo fino al porto. Davanti a noi una montagna grigia dall’altra parte del golfo, le cui pareti cambiano colore in ogni momento della giornata. Sì perché questa è la prima delle tante meraviglie di questo luogo. Come dice un proverbio islandese, “qui ogni giorno ci sono tutte e quattro le stagioni”. Può piacere o può destabilizzare.
Di conseguenza i colori si modificano continuamente. All’imbrunire, cioè verso le 15,30 squarci di cielo si sono aperti e i raggi obliqui del sole hanno tinto di rosa e oro la montagna, donandole una bellezza mozzafiato. Ieri notte siamo rientrate in hotel alle 2,30 dopo aver sbagliato direzione ma camminando spedite senza provare la minima stanchezza nonostante l’ora tarda, lungo quelle strade soffici e deserte di ritorno dalla tipica escursione di chi visita l’Islanda per la prima volta: la ricerca dell’Aurora boreale.
Siamo partiti con un grosso pullman strapieno di cinesi e cullati, anzi tenuti svegli dalla voce aspra e gutturale della guida, una signora più adatta a parlar tedesco che inglese, che ci forniva notizie dell’Islanda ripetendo più volte quanto gli islandesi siano orgogliosi della loro terra. E questo loro orgoglio ed amore lo si vede da tanti particolari, cosa che nel periodo natalizio si accentua rendendo l’atmosfera fiabesca. Ogni abitazione è ornata di ghirlande luminose. Stelle di carta e alberi di Natale fanno capolino da ogni finestra le cui luci accese senza tende mostrano squarci di vita all’interno. Ogni albero è vestito di luce, sia gli alberi dei giardini che quelli che si ergono solitari. Finalmente l’atmosfera natalizia ha un senso, la neve, il freddo, il tepore nelle case, anche nei negozi non si respira consumismo frenetico, ma tranquilla pacatezza.
Ci vuole più di un’ora poi arriviamo in una zona completamente buia, lontana da Reykjavik, è un parco nazionale. La città è molto estesa anche se gli abitanti non superano le trecentomila anime. Ma le case sono piccole, unifamiliari, chi può ama avere un bello spazio intorno. Osserviamo le colline tondeggianti bianche di neve. Scendiamo dal pullman in mezzo al buio più totale e ci sparpagliamo nell’ ampio spazio con gli occhi rivolti in alto.
Il cielo è trapunto di stelle, la Via Lattea è proprio sopra la mia testa, uno spettacolo. Erano tanti anni che non mi trovavo sotto un simile cielo. Riconosco l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore, e nella mia ignoranza non vado oltre. Ma arriva la guida dell’altro pullman di fianco al nostro, un bel vichingo alto, con un inglese chiaro e squillante, il quale accende il suo puntatore laser e lo dirige verso il cielo mostrandoci Giove, Marte, Sirio, Capella, la stella polare. Nel frattempo qualcuno intravvede l’aurora boreale, laggiù verso il nord. Io riesco a vedere solo una luminescenza chiara, una specie di nebulosa sopra le colline. Invece i cinesi hanno tirato fuori il loro armamentario, macchine fotografiche, treppiedi, e scattano delle foto discrete, si vede il colore dell’aurora boreale che quella notte vira al rosa. Cerco di fare una foto anch’io ma col mio cellulare non ottengo niente. Ci voleva la giusta attrezzatura, mi dicono esistano degli occhiali speciali, magari ce lo potevano dire prima.
L’aurora boreale è un fenomeno spettacolare che accade vicino ai poli per l’interazione dell’attività solare con il campo magnetico terrestre. Si creano in cielo strisce luminose di colore verde, rosso, azzurro. Se queste sono molto forti si vedono bene anche ad occhio nudo, altrimenti la luminescenza risulta sfocata. Se avessimo noleggiato un auto sarebbe stato molto più divertente, ma rischioso. C’è una strada che gira tutta intorno all’Islanda, la Ring Road, ma in inverno è molto pericoloso guidare se non si è abituati a quel clima, alla neve e al ghiaccio. Sull’aereo al ritorno ho parlato con una giovane coppia che mi ha raccontato come aveva pianificato il viaggio – mantenendosi soltanto nella parte meridionale dell’isola – assicurazione totale, numeri di soccorso, ghest house sicure ecc. E le foto delle loro aurore boreali erano davvero spettacolari!
Ci siamo però consolate in fretta con un’altra bellissima escursione di tutta la giornata al cosiddetto Golden Circle, il circolo d’oro che mostra le attrazioni principali dell’isola. Abbiamo camminato nell’area geotermica del Geysir, vedendo le fumarole e i vapori delle tante sorgenti termali di acqua sulfurea che riscalda l’Islanda e le dona quelle lagune calde in cui ci si immerge anche a temperature polari e sembra di essere in paradiso. I geyser esplodono mandando in aria il loro vapore ogni cinque minuti.
La seconda tappa è il parco nazionale Thingvellir, caratterizzato da una geologia così incredibile che è considerato patrimonio mondiale dell’UNESCO. Qui si può scoprire come si sia formata quest’isola, e le origini della sua società civile. Il parco sorge proprio in mezzo alle placche tettoniche euroasiatica e nordamericana e l’Islanda è l’unico paese al mondo in cui questa fossa, la dorsale medio atlantica, può essere osservata al di sopra del livello del mare. Entrando nel parco ci si dirige verso una parete a strapiombo, che è in realtà l’estremità del continente nordamericano. Molti vulcani costellano il parco, e molti terremoti continuano ad esserci regolarmente. Ma gli islandesi e ora tanti turisti vanno a nuotare nei laghi formatisi dentro le bocche dei vulcani e vengono organizzati addirittura esplorazioni e snorkeling in quelle acque cristalline. Infatti saper nuotare è un’altra loro caratteristica oltre a saper parlare inglese perfettamente. In questo parco sono state girate anche alcune famose riprese del film” Il trono di spade. Proprio nel Thingvellir i primi coloni vichinghi permanenti giunti in Islanda nel IX secolo riunirono i propri clan e si diedero una forma di governo comune che diventò il primo Parlamento della storia. Nel corso dei secoli, anche durante la annessione dell’Islanda alla Norvegia e poi alla Danimarca, l’Althingi (parlamento in islandese) sopravvisse come la più antica assemblea rappresentativa esistente al mondo. Ora la sede è a Reykjavik. Mentre le popolazioni dell’Europa cristiana subivano il feudalesimo, i “barbari” islandesi creavano un sistema rappresentativo che avrebbe fatto da modello ai tanti che seguirono.
Un altro “orgoglio” islandese si trova nell’ampia piazza della Chiesa Luterana della capitale, ed è la statua del vichingo Leif Erikson, uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi, il quale scoprì l’America ben 500 anni prima di Cristoforo Colombo passando per la vicina Groenlandia da loro chiamata Vinland.
L’ultimo spettacolo indimenticabile della giornata è la cascata Gullfoss, maestosa anche se ghiacciata per molte parti. Eppure si intravede la forza e la potenza dell’acqua che precipita fra le lastre di ghiaccio. L’immagine sembra fissata in un fotogramma da film di fantascienza.
Continua il nostro soggiorno in Islanda. Il cielo resta sereno, fa freddo ma io non mi sono mai sentita così bene fisicamente. Mi sono munita dei bastoncini da nordic walking e cammino senza timore fra il ghiaccio e la neve. Sono l’unica ad averli, la gente mi osserva ma io sono convinta di aver fatto un’ottima scelta, non voglio cadere e rovinarmi la vacanza. Qui la gente è abituata alle basse temperature e al ghiaccio, li vedi uscire con jeans e scarpe da ginnastica, magliette. L’altra mattina davanti all’hotel un uomo giovane fumava tranquillo in t-shirt. Curiosa gli ho chiesto da dove venisse e lui mi ha risposto di essere scozzese. Infatti inglesi e scozzesi sono la maggioranza dei turisti qui oltre naturalmente agli onnipresenti cinesi. Il vecchio porto è stato ristrutturato, le casette coi tetti spioventi dipinte di azzurro ospitano ora piccoli bar col tipico arredamento accogliente, caminetto, poltroncine rivestite di pelliccia, libri e free WiFi. Ovunque servono ottimo caffè e zuppe fumanti servite con pane nero e burro, le quali donano un calore con cui si ottiene una discreta autonomia per varie ore. Almeno fino all’ora di cena che inizia alle 17.00. Ho gustato queste zuppe con vegetali locali, pomodori, peperoni, cavolfiori prodotti nelle tante serre con luce artificiale continua.
Dato che in inverno l’imbrunire comincia verso le 15,30 e sale un vento gelido complice il buio e il differente fuso orario, abbiamo iniziato anche noi a cenare presto. Poi rinvigorite e riscaldate, altra lunga passeggiata sul lungomare, o verso il laghetto dei cigni. Mentre ci avviciniamo si sente lo starnazzare dei tanti pennuti. Per assicurare agli ospiti, papere e cigni, una tranquilla sopravvivenza, il comune ha portato una conduttura di acqua calda in una parte del laghetto per evitare che l’acqua in quel punto ghiacci, e tutte le famiglie portano cibo a volontà agli animali che sono numerosi e appaiono molto soddisfatti. Le acque termali sono una vera manna per tutti, umani e animali. Anche i cavalli islandesi, piccoli di taglia e molto pelosi, vivono all’aperto anche in inverno, ne abbiamo visti decine, anche loro hanno la stalla per la notte con l’acqua temperata dal calore termale.
Oltre alle tante gallerie d’arte, vari musei di arte moderna e contemporanea mostrano la grande vitalità e il numero di artisti operanti sul territorio. Esiste un progetto che riunisce gli artisti dei paesi del Nord Europa e del Nord America – danesi, scandinavi, canadesi, artici – i cui lavori, sia installazioni e video, che quadri in stile figurativo, mostrano quanto la natura li influenzi e di conseguenza quanto sentano profondamente il dolore per i cambiamenti climatici e l’inquinamento. Ho notato anche la forte denuncia da parte di artisti appartenenti alle popolazioni locali ora i minoranza come gli Inuit, i Sami, gli Eschimesi, contro lo strapotere dei bianchi occidentali e il loro sfruttamento del territorio.
Non poteva mancare una visita al museo dei Vichinghi con statue di cera così realistiche da incutere un certo timore per i particolari raccapriccianti soprattutto nelle scene di duelli o battaglie. I vichinghi sono arrivati sull’isola e l’hanno popolata, mescolandosi poi coi Celti, ma hanno sempre cercato di mantenere integro il loro ceppo genetico. Esiste ancora un libro di notizie, come una banca dati che usano per conoscere le loro origini e io credo anche per non rischiare matrimoni fra consanguinei. Adesso c’è immigrazione dall’Europa, molti giovani, grazie all’Erasmus e ai Master vengono a conoscere e vivere in Islanda. Una ragazza di Bologna, cameriera a tempo perso in un bar e studentessa universitaria, parlando con noi si è detta felice di vivere a Reykjavik: “Qui non c’è criminalità, la città è piccola e ci ritroviamo facilmente, mi piace viverci, non so se ci resterò, forse si.” Mentre ci stiamo acclimatando e ormai anche noi ci togliamo i guanti se la temperatura è ‘soltanto’ -6 o -7 gradi centigradi, notiamo le tante piccole librerie di Reykjavik. Caffè e bevande calde sono a disposizione su un tavolo e ognuno può servirsi a piacimento, mentre legge un libro. Ho letto che c’è un boom dell’editoria in Islanda, molte case editrici si affrettano a pubblicare centinaia di nuovi libri soprattutto prima di Natale perché un libro è la loro strenna preferita.
Cinema e musica sono un’altra preferenza islandese. L’Harpa, il Palazzo della Musica, costruito con blocchi di vetro che cangiano con la luce, ospita ristoranti e sale per concerti. E poi le piscine, ne esistono tantissime tutte riscaldate dall’acqua termale. L’amore e il rispetto per la natura anche in Islanda come in ogni paese nordico è comune. Ogni ristorante offre il menu vegan che è molto richiesto. C’è il ‘turista frettoloso’, quello che fotografa i monumenti e passa oltre, c’è il ‘viaggiatore’, più attento e consapevole. E poi c’è chi si immerge nella nuova realtà come se dovesse o volesse restarvi, come succede a me nei paesi del nord.
L’Islanda è un’isola lontana, in mezzo all’Atlantico del Nord, più vicina alla Groenlandia che all’Europa, lambita dal Circolo Polare Artico, eppure mi sono sentita come a casa. Persone quiete, gentili, di poche parole, solo quelle necessarie. “This is the new Shangri-la” trovo scritto su un depliant. Forse è davvero questo il nuovo orizzonte, la serenità perduta e sempre cercata, non la felicità, parolone a volte sopravvalutato, in questa terra di ghiaccio, fuoco, luce ed oscurità, di libertà e di forza. Questo ci ha rivelato un ragazzo in un museo in cui lavora, sorridente e pacato mentre noi cercavamo di spiegargli con una certa ansia di avere perso uno dei due biglietti di entrata al museo il giorno prima.
“Tranquille, non importa.”
E alle nostre domande..
“Vengo sempre in bicicletta”
“Anche con la neve? ” chiede la mia amica stupita.
“Certo, abbiamo i rampini nei copertoni. Mi piace cucinare, leggo.”
“E le renne, le balene? “
“Io sono vegano come molti qui, non lo so, non mi interessa..”
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