Poesia pubblicata su “Il Salotto” n° 5, anno II, Novembre 2022

La mia terra è un’Isola.
Anima leggera tra calde braccia
che l’aria trattiene.
Incandescente come magma
e bufera repentina
di mare e di vento.
Strati di rocce e arenarie,
impavide,
accolgono nelle profondità
un cuore aperto,
caldo
e rosso corallo
nel fondo del mare.
E il buio non teme il nero.
Oltre i vetri, astri di luce
su infinite brughiere
regni di cavalli senza briglie
e volatili su stagni sconfinati
i cui riflessi,
dipanano meraviglie
attorno a un’umanità irrequieta.
Devozione e preghiera
abitano profondità interiori
lucidano parole
spolverano sassi
nel punto in cui si disperde il dolore
e trasuda la speranza.
Scorre il pensiero
come ala veloce
dove si perde lo sguardo
dove l’orizzonte circolare
induce al silenzio prolungato.
Amo queste stanze native
queste acque
queste tane selvatiche
dentro armadi boschivi.
Dondolano ancora gli asfodeli.
Dentro il bicchiere
il nettare di uve chiare, dorate,
incastonate alla base
di guglie granitiche o calcaree
rivolte al cielo.
Tutto
attorno a me s’incurva
mi raccoglie
mi abbraccia
posa un bacio
adagio
sulla fronte.
E piano
senza rumore
i miei lineamenti leggeri
il contorno del mio corpo
si adagiano
sopra questo sandalo di terra in posizione fetale.
* Greci e romani chiamavano la Sardegna Ichnusa-Ichnussa (orma di piede – sandalo). Recentemente il glottologo Salvatore Dedola ha affermato che la parola Ichnusa è una paretimologia da Ichnu-su (accadico) smalto blu-lapislazzuli-turchese cioè “l’isola del Grande Verde”(mar Mediterraneo occidentale), terminologia che si troverebbe anche in Egitto: Wd- Wr (il grande verde). I Fenici e gli Ebrei chiamarono la Sardegna Kadossène (Terra Sacra- Madre Santa), termine che rimase in uso in Sardegna sino al ‘700. La Grecia, nella colonizzazione del Mediterraneo, si trovò sempre in conflitto con i Fenici, per cui molte radici semitiche di tante parole del mondo antico tramandate, furono omesse. Per questo, della parola “Kadossene” presero le tre lettere “sen” dal semitico e “senu” dall’accadico che significano appunto “sandalo”, nonostante i geografi greci e latini precedenti a Tolomeo avessero disegnato un periplo dell’isola molto impreciso e non certamente a forma di piede. Perciò il nome dell’isola che sino a 6000 anni fa era considerata sacra per i boschi, l’ossidiana, le miniere soprattutto argentifere e i murici del corallo per la porpora, rientra in Ichnu-su di origine accadica: Isola del Grande Verde.
Ichnusa, l’Isola del “Grande Verde”* by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.