Ebbra di vita,
abbandono le tensioni.
Cerco ancora
di stare in simbiosi con me,
con te,
con il mondo,
i cui esseri animati e inanimati
tristemente
o dolcemente mutano
attorno e al di fuori di me.
Tra le pagine dell’esistenza
Sfoglio la pagina del giorno:
Un filo di lana fa da segnalibro,
e vibra quasi,
un segno,
da cui la nostra storia,
te, me, i figli, ha un proseguo.
Lungo il tragitto
ho trovato porti
e panche e strade
Non disadorne.
Nell’amore che si prodiga
ho taciuto inquietudini
confusioni.
Il mio rigore interiore
è quiete espansa,
è spazio dilatato,
è pensiero
congiunto alla coscienza viscerale:
si riempie di passioni.
Il vizio affisso alla porta d’ingresso,
come una targhetta,
è fuori, in completo abbandono.
Con il brusio del vento,
risveglio , nella memoria,
la mia natura gioiosa,
che pur ha lottato,
perché lo spirito
non fosse mortificato dagli inganni.
Ho anch’io un animale in pieno petto:
un gatto
che si abbandona alle fusa
senza reticenza.
O un aquila che a larghi giri,
stancamente,
si posa in radura.
O forse un gufo,
sull’alto cipresso,
fradicio, umido,
osserva con attenzione,
senza mai stancarsi,
un mondo in movimento,
quasi un vortice,
al di sotto del suo sguardo….
Lo spirito animale,
così dipanato,
fuori da ogni groviglio,
raccoglie avido la fragranza
della brezza sul mare,
e quella degli scogli lungo le rive.
Ora, il mare come olio,
va incontro alla sera.
Pochi pesci si rintanano,
tanti altri stanano
mentre soavemente la sera declina.
Ed io, con cura, ripongo il mio gomitolo
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