di Alessio Genovese

Il luogo ricco di storia, che ben volentieri portiamo all’attenzione dei nostri lettori, si trova in provincia di Forlì-Cesena e più precisamente nel Comune di Meldola, alle pendici delle colline forlivesi già note per la famosa Rocca delle Caminate che, dopo secoli di storia, fu proprietà prima di Mussolini e poi di Rachele Bruni, sua consorte. L’intero territorio è da sempre considerato strategico nell’asse viario non solo italico ma anche europeo. Il monastero si trova lungo una delle vie Romee più percorse dai pellegrini, che collegava l’Adriatico al Tirreno. Certamente per Scardavilla transitarono i crociati che si andavano ad imbarcare al vicino porto di Classe (Ravenna) per dirigersi verso oriente. Allo stesso modo transitarono anche templari, giubilari e pellegrini di ogni tipo che trovavano nel monastero un luogo “Hospitalis”.

L’Antico Monastero di Scardavilla si trova immerso in un contesto paesaggistico ed ambientale davvero rilevante, tanto che nel 1991 è stata istituita una Riserva naturale orientata di circa 28 ettari, l’ accesso nel cui cuore centrale richiede un’autorizzazione specifica che viene rilasciata all’interno del Museo Civico e Centro Visitatori “Mirco Bravaccini” che si trova nel centro storico di Meldola. La stessa Riserva si trova a poco più di 3km dal centro di Meldola ed è facilmente raggiungibile con una comoda passeggiata dal centro del paese romagnolo che già ospita una rocca molto affascinante, e discretamente conservata, i cui primi lavori risalgono al X – XI secolo. Quando si parla di Scardavilla si è soliti fare la distinzione tra Scardavilla di sotto e Scardavilla di sopra. I due edifici, che sembrano allineati tra di loro lungo un ideale asse prospettico levante-ponente, distano alcune centinaia di metri. Il Monastero, che è l’edificio sicuramente più antico e ricco di storia, corrisponde alla cosiddetta Scardavilla di sotto, la cui costruzione è antecedente al 1225, quando si hanno le prime notizie storiche di un luogo già abitato dai monaci che facevano riferimento al convento di S. Maria in Vincareto di Bertinoro. Nei primi anni del XVI secolo i monaci passarono sotto il controllo dei camaldolesi che avevano il loro principale punto di riferimento nel cuore delle foreste casentinesi che, inserite nell’appennino tosco-romagnolo, distano solamente poche decine di chilometri da Scardavilla.

 

Del resto, il luogo e l’ambiente ben si prestavano ai fondamenti della regola benedettina “Ora et Labora”. Se è grazie all’operato dei monaci camaldolesi che le foreste casentinesi si sono a lungo ben conservate ed addirittura espanse tanto poi da diventare il fulcro del famoso Parco Nazionale, lo stesso si può dire per il territorio di Scardavilla che, fino a quando è rimasto sotto la loro protezione, ha visto risplendere un bosco di certo non caratterizzato dai celebri abeti bianchi di Camaldoli (località ben più alta rispetto ai circa 100mt di Scardavilla) ma piuttosto da querce (soprattutto Cerro e Rovere), ciavardello, orniello (tipo di Frassino), acero Campestre, sorbo domestico, etc. Data l’importanza naturalistica dei boschi di quella che è diventata nel 1991 Riserva, la zona è stata oggetto di un’osservazione specifica del famoso naturalista forlivese Pietro Zangheri (1889-1983), che pare arrivò a censire diverse decine di specie vegetali. Anche se l’istituzione della Riserva Orientata ha permesso di recuperare e preservare un ancora discreto patrimonio naturalistico, un certo degrado ambientale, rispetto al cuore pulsante dei decenni e secoli precedenti, si è iniziato ad avere, così come avvenuto in parte anche per il Casentino, con la soppressione napoleonica degli ordini religiosi. Da quel momento in poi, con la “cacciata” dei monaci, la gestione dei due edifici di Scardavilla è passata più volte in mano a diversi proprietari, per lo più privati, cosa che non ha consentito di preservare per intero il patrimonio naturalistico. I disboscamenti più importanti si sono avuti probabilmente nel secondo dopo guerra, prima che prendesse piede un nuovo movimento di coscienza rispetto alla conservazione del patrimonio naturalistico.

Si deve ai monaci camaldolesi la costruzione, tra il 1684 ed il 1733, dell’odierna Scardavilla di Sopra, che era costituita da una chiesa barocca circondata da dodici celle per gli eremiti che avevano la stessa forma a chiocciola di quelle del più famoso Eremo di Camaldoli. Oggi tra i due edifici è sicuramente molto meglio conservata Scardavilla di Sotto, anche grazie all’attenta gestione della famiglia Picchi che ha acquisito la proprietà negli anni ’60 del 1900. E’ stato l’Avvocato Picchi, gentile signora con una conoscenza storica ed artistica davvero notevole, a raccontarci nel dettaglio una delle conseguenze tangibili dell’allineamento prospettico tra le due strutture di Scardavilla, in particolare il perfetto orientamento della chiesa. Il 25 marzo, giorno dedicato alla Vergine di S. Maria di Scardavilla, in base a calcoli astronomici perfetti che evidentemente i monaci erano già stati in grado di compiere, attraverso il rosone della facciata della stessa chiesa, il sole, al tramonto, adagiato alle spalle del secondo monastero, illumina l’altare e l’affresco nell’esatto momento astrale dell’Equinozio di Primavera, collegando le due sacre costruzioni con un fascio di luce. L’Avvocato ci spiega come probabilmente i monaci, con l’orientamento est-ovest delle costruzioni, volessero fare riferimento all’Alfa ed all’Omega, la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, ovvero l’alba ed il tramonto. Dal momento che la parete ad est della chiesa, quella dietro l’altare, era stata danneggiata e poi ricostruita nel tempo, non è da escludere che quella originale avesse delle piccole finestre che potevano consentire ulteriori fasci di luce allineati, questa volta non al tramonto ma all’alba. Davvero sorprendente ed affascinante quello che i monaci, molti dei quali sono sepolti dentro lo stesso monastero, erano riusciti a compiere.

Per ricavare le risorse necessarie alla conservazione del monastero l’Avvocato Picchi affitta la struttura per avvenimenti vari e cerimonie come i matrimoni. Chi fosse interessato può contattare direttamente la proprietaria sul suo numero di telefono personale (3475422366). Chi si trova a transitare in zona è vivamente consigliato di non perdersi una gita a Scardavilla.

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CC BY-NC-ND 4.0 EMILIA-ROMAGNA: L’ANTICO MONASTERO DI SCARDAVILLA by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.