Ardito il solengo
Di Gianni Marucelli
Questa storia l’ho scritta una decina d’anni fa, prendendo spunto dai racconti di un mio caro amico cacciatore, che abita in un piccolo borgo posto sulle pendici settentrionali del Monte Amiata.
L’amico in questione è un grande conoscitore dell’ambiente e della fauna del proprio territorio, non meno che della storia delle sue genti. Non ama la caccia fatta “in squadra”, preferisce, proprio come il protagonista di questo racconto, cimentarsi da solo nell’arte venatoria.
Ma le somiglianze col personaggio finiscono qui; del resto, anche il deuteragonista della storia, il cinghiale Ardito, è frutto esclusivo della mia fantasia.
Questa “econovella” è già stata pubblicata alcuni anni fa, nel volume di racconti “Toscana, donne e misteri”, edito da Liberodiscrivere. Ho creduto opportuno riproporla ai lettori, per mostrare quanto sia lontano il concetto di “caccia” quale cimento individuale, dai massacri accuratamente programmati, che un vecchio cacciatore di cinghiali della mia zona, da me intervistato, ha definito, con appropriatezza, “strage vergognosa”.
Vi auguro una piacevole lettura.
Gianni Marucelli
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