Articolo pubblicato su IUA n° 9, Anno II, Ottobre 2015
Durante un’estate da dimenticare, tra il caldo torrido, il dolore per un intervento effettuato, l’obbligo di stare a casa, la mancanza di contatti di amici e parenti, mi ha fatto riflettere su temi quali la conoscenza e l’ignoranza. Due concetti diametralmente opposti che si fronteggiano e che provocano vittime, senza spargimento di sangue, ma con la diminuzione di uso di cellule cerebrali, di neuroni, di emozioni e sentimenti. Tutto questo alimenta in maniera esponenziale la solitudine e crea delle lande sperdute dove ognuno si sente più solo e in balia di fenomeni che non riesce a controllare. Per non parlare del bollettino di guerra rappresentato dalle notizie dei giornali, dei notiziari radiotelevisivi e radiofonici. In un secolo dedicato alla comunicazione si assiste inermi a falsi contatti e false amicizie, così chiamate sui network più gettonati dove si inviano notizie a raffica, foto di pranzi e località, ma non interessa chi li legge e, peggio, non si crea un canale comunicativo vero, ma solo una vetrina dove ciascuno si espone, con pericolose ricadute di quella privacy tanto invocata. Ma questo è lo scenario. È sufficiente un sintetico “mi piace” per sentirsi gratificati e il “dare amicizia” ormai un luogo comune in cui la parola “amicizia” ha perso il suo vero significato. Fortunatamente alcuni esperti del settore hanno capito il danno conseguente a tale fenomeno che hanno provocato e hanno iniziato a chiudere i vari “canali” per ovviare a questo inaridimento di sentimenti a all’impoverimento della comunicazione e quindi della conoscenza, del rispetto, dell’educazione, della creatività. Tutti cliccano, taggano, postano, fotografano, ma non interessa di costruire un legame vero e profondo, solo contatti rapidi e superficiali, com’è purtroppo la vita di oggi, dove i valori veri sono stati dimenticati.
Sempre più si assiste a scene che denotano arroganza, sopraffazione e maleducazione, dimenticando il banale ma fondamentale rispetto per l’altro, chiunque esso sia. Semplici ma basilari gesti di buona educazione sarebbero facilmente elencabili, ma chi ha conoscenza di fatti e di persone sa di quali episodi si tratta: dalle code ai negozi e agli sportelli, dalla modalità di salita e discesa dai mezzi pubblici, dall’uso spregiudicato di spazi comuni, dal disinteresse totale verso gli altri, in particolare verso chi ha problemi di deambulazione o altre patologie. Le esortazioni a un comportamento civile e civico ci ricordano suggerimenti superati e antiquati, ma purtroppo sono fondamentali per cercare di cambiare qualcosa anche nel singolo comportamento, che poi nella realtà comune potrebbe far migliorare il benessere di tutti.
Sembra uno scritto degno di Cuore o di Pinocchio, ma tale è la realtà e la conseguenza è che molti si chiudono in casa per non dover sottostare a fenomeni sgradevoli, con la paura di dover arrivare a spiacevoli discussioni che purtroppo degenerano in episodi di violenza inauditi, come i giornali ci continuano a raccontare.
Paola Capitani
Socrate: esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza. di Paola Capitani © 2015 è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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