Articolo pubblicato su IUA n° 9, Anno II, Ottobre 2015
A cavallo fra l’estate e l’autunno
I lettori più fedeli di questa rivista online che hanno visionato il precedente articolo a firma dello scrivente, pubblicato nei primi giorni del mese di giugno c.a., forse si ricorderanno che avevo riconosciuto esplicitamente come effettuare delle previsioni meteorologiche stagionali comporti ancora un notevole margine d’errore. Ciò non toglie che sia opportuno da parte mia fare un mea culpa, dal momento che per l’estate appena trascorsa avevo immaginato una situazione di tempo per lo più stabile ma con clima non troppo caldo, determinato da un ritorno nel bel paese dell’Anticiclone delle Azzorre che di solito non comporta delle temperature troppo superiori ai 30°-32°. Non c’è bisogno di specificare come, purtroppo, si siano raggiunte per lunghi periodi delle temperature ben superiori. Ciò è avvenuto perché in realtà non si è avuto un ritorno in grande stile dello stesso Anticiclone delle Azzorre, ma piuttosto una riaffermazione del “famigerato” Anticiclone Africano che nelle prime proiezioni di fine primavera sembrava non avesse la forza di riproporsi fino ad abbracciare tutto il Mediterraneo ed anche buona parte dell’Europa centrale, come poi invece ha fatto.
Un altro fattore che, sebbene le correlazioni scientifiche siano ancora da dimostrare fino in fondo, potrebbe aver determinato non solo un’estate rovente ma anche un intero anno che si preannuncia concludersi fra i più caldi da quando vengono effettuate le rilevazioni, è il Nino di cui si è già parlato in altri articoli. Si tratta di un fenomeno ciclico che comporta un riscaldamento periodico delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico e che sembrerebbe poter condizionare al rialzo il clima per lo meno su scala europea, oltre a condizionare la quantità di piogge su scala globale. Il Nino si alterna con la Nina, che nei cinque anni successivi comporta un raffreddamento delle medesime acque. In questo momento Il Nino sembra che stia per entrare nella sua massima fase di espressione e ciò potrebbe continuare ad influenzare il clima di casa nostra ancora per diversi mesi. Alla luce di ciò, se in parte sono state sbagliate le previsioni dell’estate appena conclusa, cosa capitata anche a molti meteorologi di professione e ad esperti che scrivono sui vari forum meteo, dovrebbero invece rimanere confermate, nonostante vi siano ancora molte incertezze, le previsioni per un terzo inverno consecutivo con temperature ancora una volta piuttosto miti e comunque sopra le medie stagionali. Tutto ciò anche se esiste una minima possibilità di assistere a degli importanti scambi meridiani, determinati dallo stesso Nino, che potrebbero determinare delle brevi discese di aria fredda dal Polo Nord fino alle nostre regioni.
Se è veramente troppo presto per parlare dell’inverno, diverso è il discorso per l’autunno che in realtà, dal punto di vista meteorologico, è già iniziato il 1 settembre. L’elemento che per ora risalta di più all’attenzione è la chiusura quasi totale della porta atlantica, fattore questo che diminuisce la possibilità di far arrivare fino al Mediterraneo le perturbazioni atlantiche foriere di piogge. Credetemi che, al momento, più rimane chiusa tale porta e meglio è, perché con le alte temperature raggiunte dai nostri mari, causa gli accumuli di calore estivo, sarebbe molto elevato il rischio di situazioni alluvionali sul nostro paese. Allora, speriamo veramente che nel mese di ottobre non cambi all’improvviso lo schema barico che la natura ci ha presentato negli ultimi mesi. Potremmo, infatti, assistere a delle continue alternanze fra l’Anticiclone Africano, la cui presenza non comporterebbe più ovviamente le temperature afose dell’estate, e delle discese di aria fresca/fredda dai settori di nord est. Quest’aria fredda potrebbe così consentire ai nostri mari di raffreddarsi in tempo per l’avvento del mese di novembre quando, anche da statistiche, è più probabile che giungano le perturbazioni atlantiche con piogge abbondanti al seguito. Se si concretizzassero tali schemi barici, il mese di ottobre potrebbe forse essere il primo in media o leggermente al di sotto dopo una lunghissima serie con segno opposto. Questo dipenderà anche dell’esatta traiettoria delle eventuali discese di aria fresca da nord-est. Diverso sarebbe invece il discorso per novembre che tornerebbe ad essere mite.
Come più volte espresso, lo scrivente, che ama l’alternanza delle stagioni e di climi diversi ed è quindi amante anche del freddo e della neve, considera questo periodo come di transizione ed è quanto mai curioso di comprendere cosa accadrà al nostro clima dal 2017/2020 in poi. Il nostro Direttore in un recente articolo ha lasciato ben trasparire il suo rammarico per il ritiro dei ghiacciai (in particolare ha citato quello del Cevedale) e per una situazione climatica piuttosto diversa rispetto a quella riscontrata nella sua giovinezza. Personalmente sono ancora fiducioso che tale trend al rialzo delle temperature possa arrestarsi, se non addirittura invertire rotta nei prossimi anni, complici tutta una serie di fattori di cui in parte si è già parlato e di cui si riparlerà sicuramente su questa pagina web, e quindi auguro allo stesso Direttore di poter vedere un ghiacciaio del Cevedale in ripresa in una delle sue prossime escursioni in Trentino.
Alessio Genovese
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