Articolo pubblicato su IUA n° 1, Anno VI, Gennaio 2019
Anche se la discussione va avanti da molti anni, in questo ultimo periodo sta assumendo sempre più i contorni di un epocale discrimine, economico e politico, la questione della realizzazione della linea di Alta Velocità ferroviaria tra Torino e Lione, attraverso la Val di Susa e il nuovo mega-traforo alpino.
Secondo i sostenitori del progetto, tra cui moltissimi esponenti dei partiti di centro,di destra e di centro-sinistra, quindi sia di governo che di opposizione, seesso venisse bloccato l’Italia sarebbe sempre più tagliata fuori dal contestoeuropeo, dai traffici passeggeri e merci, e inoltre sarebbe costretta a pagarecifre astronomiche per inadempienza a un obbligo liberamente assunto.
Politici, giornalisti, commentatori parlano dell’argomento come se ne avessero una conoscenza profonda, acquisita forse per virtù divina, perché non sono assolutamente in possesso delle competenze necessarie per averne una comprensione approfondita.
Donde, pubblici proclami conditi di stupidaggini enormi, alla faccia di ogni senso di responsabilità.
Per fortuna, le associazioni ambientaliste, in particolare quelle piemontesi, direttamente interessate all’impatto di questa faraonica opera, hanno condotto per anni studi molto approfonditi, il cui prodotto è un documento lungo e dettagliato in cui si contestano radicalmente e da ogni punto di vista le ragioni dei sostenitori della linea Alta Velocità Torino-Lione.
Di che cosa stiamo in realtà parlando?
Dello scavo di circa 225 chilometri di gallerie attrezzate tra Italia e Francia, sotto l’arco alpino (tunnel principale e varie gallerie di servizio), e dell’adeguamento degli allacciamenti ferroviari sia dalla parte italiana che transalpina a questa nuova realtà, per un tratto ferroviario “reale” di soli 80 chilometri ed una spesa che, secondo le stime approssimate, può variare da 20 a 40 miliardi di euro. I tempi di realizzazione sono lunghissimi e variano anch’essi da una quindicina a una ventina di anni.
Quali i vantaggi?
Ridurre a regime i tempi di percorrenza per i passeggeri, da Torino a Lione, di circa un’ora e mezzo, stima media prudenziale; peccato che il costo del biglietto lo dovremmo pagare tutti, a un prezzo molto molto elevato…
Ma non dicono tutti che servirebbe per trasportare merci, togliendo così TIR dalle strade per imbarcarli sulla ferrovia e ridurre con questo gli sprechi energetici e il relativo inquinamento?
Per rispondere a tale domanda, bisognerebbe in primo luogo spiegare che questa giustificazione era stata avanzata, ormai trenta anni fa, per far digerire l’attraversamento TAV dell’Appennino tra Firenze e Bologna, un’opera colossale che è stata realizzata a prezzo di un vero e proprio disastro ambientale nella vallata percorsa dalla TAV, il Mugello. Ebbene: dal giorno dell’apertura di questo tratto ferroviario, parecchi anni fa, nemmeno un carro-merci ha raggiunto Firenze da Bologna, e viceversa, passando per questa linea.
Già questo precedente dovrebbe metterci in sospetto…
Quiperò la partita è ben più grossa, e giova storicizzarla: l’accordo tra Italia e Francia, per la realizzazione della Torino-Lione, risale all’anno 2000 (quindi,presto avrà vent’anni!). In quell’epoca, anteriore alla grande crisi economicadel 2007 e anni successivi, le magnifiche sorti e progressivedell’interscambio commerciale attraverso le Alpi occidentali sembravanoassicurate. Si prevedeva di raddoppiare, almeno, la quantità di mercitrasportate tra i due paesi. Invece, esse ad oggi si sono almeno dimezzate, ele direttrici europee di trasporto non sono più in direzione est-ovest,attraverso appunto il Piemonte, ma in direzione nord-sud, e passano dallaSvizzera, giungendo in Italia attraverso il rinnovato valico del San Gottardo.
Inoltre, ad accrescere il pasticciaccio, vi è la questione dei vagoni scoperti su cui “caricare” i TIR.
Queste nuove piattaforme, infatti, non sarebbero conformi all’agibilità per il resto della rete ferroviaria, sia sul versante francese che su quello italiano, e perciò potrebbero viaggiare solo sulla tratta alpina.
Infine, il traffico merci viaggerebbe sulla stessa linea all’interno del tunnel rispetto ai treni passeggeri, però a velocità molto minore, per cui rallenterebbe di molto questi ultimi, attenuando i benefici della nuova linea TAV.
Ma se ora si abbandonasse il progetto dovremmo pagare una grossa indennità?
L’accordo firmato tra Italia e Francia nel 2015 prevede che ognuno dei due paesi possa recedere dal suo impegno “per causa di forza maggiore”, senza alcuna spesa.
Inoltre, per adesso si sono scavate solo alcune gallerie di prospezione, che potrebbero essere facilmente chiuse con “tappi” di cemento, senza grandi spese.
Infine: i danni ambientali alle zone interessate dalla realizzazione della nuova linea,danni certi e gravissimi, potrebbero così essere evitati.
Salute delle popolazioni e bilancio dello Stato verrebbero salvaguardati, se accantonassimo un’opera che il Presidente della Camera, Fico, ha definito “inutile”, un aggettivo che non rende adeguatamente il significato, se non aggiungendo e “dannosa”.
Invitiamo i lettori che volessero essere informati in modo più approfondito a cliccare il seguente link per sfogliare il documento in PDF messo a punto dalle associazioni ambientaliste, tra cui Pro Natura Torino:
QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLA TAV TORINO-LIONE by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.