Articolo pubblicato su IUA n° 8, Anno V, Settembre 2018
All’inizio di Agosto, pare al Passo Pordoi ma questo a poca importanza, si sono incontrati gli Assessori all’Agricoltura e Foreste, con poteri sull’attività venatoria, della Regione Toscana (Mauro Remaschi, un nome, una garanzia anti-ambiente), dell’Alto Adige (Schuler) e del Trentino (Dallapiccola), non per fare una salutare escursione e rinfrescarsi le idee con l’aria delle Dolomiti, ma per accordarsi circa una richiesta, da presentare all’Unione Europea, per gestire in autonomia i Lupi presenti sui propri territori, decretandone anche l’abbattimento in casi particolari.
Su questa tematica ci siamo espressi più volte, e non amiamo ripeterci. Ma ci corre l’obbligo di segnalare ancora che il Lupo è una specie altamente protetta, in campo nazionale ed europeo, e un accordo tra assessori per violare nei fatti la legge è quanto di più ripugnante possa esistere.
Ma veniamo alla situazione: di Lupi, in Trentino e soprattutto in Alto Adige, ce ne sono davvero pochi, tornati in queste zone dopo essere stati sterminati entro l’inizio del ‘900.
Altra la situazione numerica della Toscana, regione nella quale i lupi sono alcune centinaia, ibridi compresi, diffusi un po’ su tutto il territorio. Ciò ha determinato un conflitto d’interessi con gli allevatori di ovini (raro il caso che questo predatore assalga animali di dimensioni maggiori); i danni subìti da questi pastori sono però risarciti dalla Regione, in massima parte, e comunque è da tempo che si sta agendo per dotare gli allevatori di tutti i presidi (cani da guardia compresi) per minimizzare il problema. D’altra parte, la presenza del Lupo ha contribuito a tenere sotto controllo gli ungulati (specie i cinghiali) contro cui è risultata inutile anche la deroga, voluta dall’Assessore Remaschi, che ha consentito di sparare a questi animali per tutto l’anno. È superfluo sottolineare come i danni inflitti dagli ungulati alle colture siano di gran lunga maggiori di quelli provocati dai Lupi alla pastorizia.
Torniamo in fretta al Trentino e all’Alto Adige: perché gli amministratori si espongono in questo modo per un problema che ancora non si è creato? Il sospetto è che, in questo modo, Schuster e Dallapiccola vogliano tutelarsi anche contro un altro predatore che non sta a loro simpatico: l’Orso bruno. Mille polemiche ha suscitato, poche stagioni fa, l’uccisione dell’orsa Daniza, rea di aver difeso i propri cuccioli da un escursionista sventato, che ha riportato solo qualche ferita. Dato che l’Orso, dopo lo sterminio cui è stato sottoposto, fu reintrodotto nella vallate del Trentino occidentale pochi anni or sono, e rischia di mettere il naso anche in Provincia di Bolzano, è probabile che i due sunnominati Assessori sperino di creare un precedente, nei confronti del Lupo, che consenta loro, poi, di abbattere anche gli Orsi, che certo non costituiscono attualmente un pericolo per nessuno (i plantigradi sono al 90% vegetariani).
Quale logica contorta seguano Schuster e Dallapiccola non ci è dato di sapere.
Ci consola però il fatto che il Ministro dell’Ambiente, Costa, abbia risposto subito seccamente, all’inedito trio incontratosi al Passo Pordoi, che il Lupo non si tocca.
Le associazioni ambientaliste e animaliste hanno preso subito posizione molto netta contro le proposte degli ineffabili politici. Remaschi lo conosciamo e speriamo sinceramente che alle prossime regionali tolga il disturbo (cosa altamente probabile, a meno che non voglia darsi allo sport del “salto della quaglia”). Agli altri due consigliamo di star zitti e di evitare inutili figuracce a livello internazionale.
Infine, riportiamo in calce (potete scaricare il documento direttamente da questa pagina – il link si trova a fondo pagina) la posizione ufficiale in merito dal Presidente della Federazione Nazionale, prof. Mauro Furlani.
Accordo tra Province di Trento, Bolzano e Regione Toscana contro il Lupo
La Federazione Pro Natura ha preso nota del singolare accordo, in tema di lupi, tra le province autonome di Bolzano e di Trento e addirittura la regione Toscana, aree geografiche che poco hanno in comune in termini faunistici, soprattutto per quanto riguarda la presenza e la diffusione del Lupo.
L’accordo prevederebbe una richiesta comune da inoltrare all’Unione Europea di deroga della Direttiva Habitat (92/43 CEE) recepita dall’Italia con DPR dell’8 Settembre 1997 n.357 che inserisce il Lupo nell’allegato D, specie prioritaria che richiede norme di protezione rigorosa; il lupo, per altro è inserito anche nelle convenzioni di Berna (allegato II: specie particolarmente protetta) e Washington (allegato II: specie potenzialmente minacciate).
Un eventuale piano di controllo che possa prevedere anche gli abbattimenti contrasta decisamente sia con le normative nazionali (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e del prelievo venatorio) 157/92, che comunitarie e internazionali che l’Italia ha firmato. Confligge, inoltre, con l’attribuzione che la Costituzione riserva allo Stato in merito alla proprietà e alla gestione delle specie faunistiche, non delegabile dunque ad amministrazioni periferiche.
Nelle Province autonome di Trento e Bolzano la presenza del Lupo è ancora abbastanza sporadica e di recente colonizzazione: dunque si tratta di una specie che al momento non produce impatti significativi sul patrimonio zootecnico o su altri settori.
In Toscana il Lupo è ben diffuso e stabile; tuttavia, è proprio grazie alla diffusione e stabilità che perdura da decenni che ha favorito in alcune aree, come quelle delle Foreste Casentinesi, una convivenza con l’uomo e le sue attività, grazie a misure in grado di limitare l’impatto sulle specie allevate abbassando così il livello di conflittualità.
La politica di gestione faunistica della Regione Toscana non è nuova a iniziative eclatanti, prive di fondamento scientifico. La legge obiettivo del 2016 di contenimento del numero di ungulati non ha certo dato i risultati propagandati dall’Amministrazione e in particolare dall’Assessore Marco Remaschi; infatti, in 20 mesi di applicazione della Legge, a fronte di un numero di abbattimenti rilevante (184.774 cinghiali, 27.135 caprioli, 993 cervi, 2456 daini e 217 mufloni, per un totale di 215.575 capi) non è riuscita a contenere il numero e neppure a limitare la loro diffusione. Non si trascuri di considerare che il Lupo è uno dei principali predatori di ungulati e che una sua eventuale riduzione avrebbe ricadute anche sul numero di questi ultimi.
L’impressione che si trae da questo accordo è che prevalga l’attenzione alle prossime elezioni regionali assecondando le richieste dei settori di opinione pubblica più ostile, alimentando il livore e lo schiamazzo di piazza a vantaggio di un approccio razionale e condiviso.
La Federazione nazionale Pro Natura si appella pertanto alla competenza tecnica e alla sensibilità del Ministero dell’Ambiente perché si opponga con gli strumenti in suo possesso per contrastare questa scellerata richiesta che, qualora accolta, non potrà essere in grado di risolvere alcun problema faunistico ma al contrario creerà ulteriore lacerazioni all’interno dell’opinione pubblica, inducendo reazioni estremiste, prive di qualsiasi validità e supporto scientifico.
Il Presidente
(prof. Mauro Furlani)
I TRE COMPARI DEL PASSO PORDOI by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.