Recensione pubblicata su IUA n° 8, Anno V, Settembre 2018
Simona Baldanzi, Maldifiume, acqua, passi e gente d’Arno
Portogruaro, Ediciclo editore, 2016. E. 15,00
Il libro è vincitore del 1° Premio “Sergio Maldini” per la Letteratura di Viaggio (2018)
Dalla copertina, suggestiva e surreale, dove le case sembrano inondate dall’acqua in una sorta di coabitazione serena, si snodano narrazioni inaspettate, con quel senso della scoperta che accompagna tutti i capitoli.
E’ un Arno che segue la vita; le numerose vite apparse sulle rive nei secoli, con i loro segreti, leggende, tradizioni accumulati a strati, nel tempo, i cambiamenti imposti al corso del fiume, ai suoi abitanti e ai lavori che da esso nascevano.
Ne esce un amore euristico per il fiume e per la sua sostanza acquosa, metafora più volte presente nel suo scorrere, dalla sorgente alla foce. Un nobile quanto bizzarro, a volte lento o agitato percorso di quell’acqua che segue il ciclo della natura, rispuntando dalle cavità rocciose del Falterona, dopo che il mare, con la complicità dell’aria, partorendo le piogge, ha ridato vita alle sorgenti.
Lì, dal monte Falterona, comincia questo viaggio a piedi, ogni volta iniziatico, come per le sue particelle d’acqua, così come è per chi lo ha navigato, attraversato, vissuto per scelta o per obbligo, in una vita non sempre lineare e semplice.
Ma, anche così, ogni volta, il fiume lascia o porta via qualcosa.
Man mano che procede la scrittura, una compagnia numerosa di uomini, donne, bambini, si aggiunge in un’acqua che accomuna le storie che si ascoltano, come quelle delle case, i palazzi, le chiese, gli affreschi, i canneti, le capanne, la mota, la rena, i sassi, le imbarcazioni.
E’ un Arno testimone silente e laborioso che parla a chi lo sa ascoltare. Vi si intravedono affetti particolari che lo legano agli uomini, la cura, la dedizione, giorni e anni passati in sua compagnia, scoperte, ed anche le nuove riscoperte degli abitanti, con il desiderio di viverlo come risorsa naturale perché rinasca la sua cura.
Sono storie che l’acqua ha legato e che fa riemergere per non perderle, così che le loro voci possano ridare linfa a un’umanità che si sta perdendo nelle sue solitudini al posto della socialità che il fiume aveva sviluppato nei luoghi del suo percorso. Una umanità che, fiaccata dalla odierna complessità, spesso si adagia, rinuncia, o diventa impaziente nella sua fretta.
Qui, invece, in questa ricca narrazione la strada percorsa è lenta, senza affanni, aperta alla conoscenza e all’altro, ospitando sentimenti, emozioni, storia antica e contemporanea, bellezza, paura, coraggio e illusione, rinunce e vittorie come nelle genti incontrate: uomini e donne, singoli o nelle voci corali dei gruppi, delle associazioni che cercano di riprendere questa identità fluviale, scoprendo nuove comunanze che sollecitano riflessioni sociali, politiche, economiche.
Diventa a tratti, questa narrazione, un movimento autobiografico dove l’autrice racchiude parte della sua formazione e questo suo divenire partecipe di una natura che accoglie, rispetta differenze, aspira ad un futuro che apre, probabilmente, a nuove sfide sociali e comunitarie.
Una lettura che avvolge e sazia occasioni di autentico ascolto del fiume, dei luoghi e delle sue genti.
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