Articolo pubblicato nella rivista Toscana, l’Uomo, l’Ambiente – marzo 2006; revisionato nel maggio 2018 per l’Italia, l’Uomo, l’Ambiente – IUA n° 6, Anno V, Giugno 2018
Narra la leggenda che sette perle della collana di Venere caddero in mare e si trasformarono nelle isole dell’Arcipelago Toscano; l’origine di Capraia conferma la leggenda: l’isola emerge dal mare originata da un’eruzione vulcanica.
La prima eruzione sembra risalire a circa 9 milioni di anni fa. È questo il vulcano che ha originato le più compatte rocce latitiche che compongono la maggior parte dell’isola. Rimase attivo per circa due milioni di anni, formando con frequenti traboccamenti di lava una superficie ampia quasi il doppio dell’attuale. Circa 5 milioni di anni fa, a causa di nuovi terremoti, si verificarono due fenomeni determinanti per la morfologia dell’isola. In corrispondenza dell’estremità meridionale si aprì un più piccolo ma attivo centro eruttivo, di cui è ancora ben visibile l’interno del cono alla punta dello Zenobito e contemporaneamente, in seguito a conseguenti assestamenti, ebbero origine episodi di abbassamento e collasso del versante occidentale del vulcano originario che, facendo sprofondare quasi metà dell’isola, le conferirono l’attuale aspetto ellittico.
Il vulcano dello Zenobito, non rimase in attività a lungo, ma fu soggetto di potenti e frequenti eruzioni con esplosioni di lapilli, ceneri e nubi ardenti caratterizzando il territorio circostante con rocce basaltiche di origine piroclastica.
Capraia oggi si presenta con una dorsale montuosa, lungo l’asse Nord-Sud, decentrata verso Ovest dove sono presenti i principali rilievi tra cui cito il più alto, Monte Castello (445m) e il Monte Forcone (366m) che si suppone corrisponda al cratere del primo vulcano.
Il versante orientale degrada dolcemente verso il mare, mentre a Ovest troviamo un versante a picco sul mare, solcato da ripidissimi valloni torrentizi.
La costa è estremamente frastagliata, quasi ovunque rocciosa e inaccessibile, ma ricca di insenature in corrispondenza dei vadi (torrenti) e di grotte scavate dall’erosione marina. In corrispondenza delle dirupate scogliere occidentali, i fondali presentano una profondità maggiore. Escludendo Cala della Mortola, sabbiosa per la maggior parte dell’anno, le calette si presentano rocciose o ciottolose.
L’osservazione della costa dell’isola, possibile solo via mare, rappresenta un’esperienza unica, un alternarsi di formazioni rocciose diverse in un arcobaleno di colori, che, grazie all’opera di erosione delle correnti marine, rivelano la loro origine vulcanica.
In una depressione, tra Monte Forcone e Monte Rucitello, si trova lo Stagnone, il piccolo lago che rappresenta una delle numerose aree degne di nota.
Sono presenti numerosi, ma brevi e ripidi torrenti, chiamati vadi. Il principale e l’unico perenne, è il Vado del Porto, seguito dal Vado del Ceppo nella cui bellissima e isolata vallata si possono spesso osservare coppie di corvi reali.
Le vicende storiche hanno fortemente caratterizzato lo sviluppo naturalistico dell’isola. Da sempre la posizione lontana ma strategica di Capraia l’ha resa alternativamente territorio conteso tra coloro che volevano dominare o commerciare nei mari circostanti e isola abbandonata dalla legalità in preda alla pirateria. Fin dal 2600 a.C. si avvicendarono al potere i vari popoli navigatori tra cui gli Umbri, gli Etruschi e i Greci. Già con questi primi insediamenti iniziò l’opera progressiva di deforestazione che ha privato nei secoli, insieme a numerosi incendi, l’isola della originaria vegetazione arborea.
Dal II secolo a.C. si hanno notizie delle dominazioni romaniche. Vicino all’attuale porto sono stati rinvenuti i resti di una domus e di un’interessante statua marmorea raffigurante una Venere risalente all’età imperiale. Dopo un periodo iniziale durante il quale tutto l’Arcipelago fu soggetto alla pirateria, il dominio romano garantì la tranquillità e di conseguenza portò il rifiorire dei commerci.
Con la decadenza dell’impero, Capraia perse di nuovo importanza commerciale e divenne terra di rifugio per gli anacoreti in cerca di isolamento dal resto del mondo. Furono gli stessi monaci, pare chiamati Zenobiti, a portare i primi vitigni nell’isola. Eressero la chiesa di Santo Stefano protomartire e si occuparono prevalentemente di agricoltura. Ancora oggi si possono osservare i palmenti, recipienti scavati nella roccia utilizzati per la pigiatura dell’uva per la produzione del “Palmaziano” vino ormai scomparso.
Nell’800 iniziò un nuovo periodo per il Mediterraneo, che fu segnato dalla pirateria Saracena. Capraia si trasformò da isolato rifugio in oggetto di sanguinose scorribande saracene, venendo progressivamente abbandonata dagli abitanti e trasformandosi in base di partenza e strategico punto di appoggio per i pirati.
Nel 1100, la repubblica marinara di Pisa riuscì a relegare i Saraceni oltre le Baleari ristabilendo una certa regolarità nei traffici che attraversavano l’arcipelago. L’abitato si spostò più all’interno rispetto al porto (che allora non corrispondeva all’attuale), fu edificata la Chiesa dell’Assunta. Negli anni a seguire Capraia fu soggetta ad un continuo altalenarsi di domini genovesi e pisani. Si devono a quegli anni la costruzione delle torri difensive lungo la costa dell’isola e della Fortezza di San Giorgio che la fecero diventare, insieme alla naturale morfologia della costa occidentale, una delle isole più fortificate e sicure dell’Arcipelago.
Dal 1562 anno in cui fu ceduta alla Repubblica di Genova fino alla metà del 1700, vi fu un periodo di pace durante il quale vennero edificati alcuni importanti edifici che dimostrano il ripopolamento dell’isola: il convento Francescano con l’annessa Chiesa di San Antonio e la Chiesa di San Nicola.
Nel periodo successivo si alternarono al governo Corsi, Francesi e Genovesi fino al 1815, quando, dopo la parentesi napoleonica, Capraia fu annessa al Regno di Sardegna.
Uno degli eventi più importanti che ha condizionato per più di un secolo lo sviluppo socio-economico dell’isola fu l’installazione nel 1873 della Colonia Penale Agricola, che fu smantellata nel 1986.
Già facente parte della rete Natura 2000 e riconosciuta Sito di Interesse Comunitario, Capraia e la zona a mare che la circonda è, fin dalla sua istituzione, quasi integralmente inclusa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Nonostante la sua storia sia così intensa e travagliata, la vera protagonista dell’isola è la Natura. L’ambiente nei secoli è stato profondamente alterato, sia dal disboscamento dell’originaria foresta di lecci che dalle attività agricole e dalla pastorizia, ma sia per la presenza della Colonia, o che per la sua maggiore distanza dalla costa rispetto alle altre isole, Capraia è stata risparmiata dalle speculazioni edilizie e dal turismo di massa. L’evoluzione attuale è quello di una lenta, ma progressiva rinaturalizzazione degli spazi. Nell’isola, si ritrovano gli ambienti caratteristici del clima mediterraneo arricchiti da endemismi specifici di Capraia o delle isole mediterranee dovuti a quello che viene definito il “fattore isola”.
La macchia alta è caratterizzata dal Corbezzolo e dall’Erica Arborea, spesso accompagnati da Fillirea, Lentisco, Alaterno e Mirto. La macchia bassa, impenetrabile, assume colori e profumi diversi, a seconda della specie dominante: Cisti, Euforbia, Ginestre. Nelle zone maggiormente esposte al vento, o a causa di incendi relativamente recenti, troviamo la gariga, anch’essa un arcobaleno di colori e un susseguirsi di aromi tipici del clima mediterraneo: piante di Elicriso, Rosmarino, Lavanda, accompagnati spesso dalla Scilla. Infine la steppa, a Brachipodio, a Giglio di mare (Pancratium illyricum – un endemismo sardo-corso), a Asfodelo.
Tra la vegetazione che occupa le rupi costiere, c’è da segnalare una particolare stazione relitta di palma nana, pochi individui visibili in corrispondenza della punta del dattero.
Sono inoltre da segnalare alcuni degli endemismi conosciuti: il fiordaliso di Capraia, la linaria di Capraia, la silene salzmannii.
La fauna dell’isola è molto interessante, anche se depauperata dalla presenza umana. Tra le altre specie, vivono molti conigli selvatici e alcuni esemplari di mufloni, reintrodotti dall’uomo che adesso il parco sta meditando di eradicare, l’importante raganella sarda, la lucertola di Capraia, il tarantolino e il biacco.
Tra le estinzioni più gravi da segnalare, quella della foca monaca, un tempo cacciata e catturata dai pescatori, ormai scomparsa dall’isola e forse da tutta l’Italia insulare.
La tranquillità dell’isola garantisce un ambiente ideale per l’avifauna sia stanziale che migratoria: la macchia mediterranea offre rifugio fitto e impenetrabile, così come inavvicinabili agli intrusi sono le alte falesie.
Vi nidificano sia il Gabbiano Reale che il ben più raro Gabbiano Corso. Tra le due specie non esiste competizione alimentare, il Corso si nutre esclusivamente di pesce mentre il Reale è più opportunista, ma si contendono invece i luoghi di nidificazione.
Sulla costiera si possono osservare, tra gli altri, il Marangone dal Ciuffo, anch’esso nidificante in cavità di rocce inaccessibili all’uomo; le Berte (sia la maggiore che la minore), che approdano solo per nidificare; il falco pellegrino.
Più all’interno troviamo le silvie, la poiana, il gheppio, il passero solitario e non infrequenti numerosi uccelli di passo, Capraia ha infatti una posizione strategica per osservare la migrazione primaverile delle numerose specie di uccelli migratori, interessante il passo dei rapaci, dei gruccioni e dei limicoli.
Un’isola da scoprire e apprezzare proprio per le sue diversità e i suoi colori, che cambiano ogni stagione, grazie alle diverse fioriture. Percorrendo i sentieri dell’isola, circumnavigandola, gli ambienti che si susseguono di fronte ai nostri occhi regalano uno spettacolo selvaggio e quasi incontaminato dell’aspra bellezza dell’isola.
BOX
Capraia
Per superficie, è la terza isola, dopo Elba e Giglio, dell’Arcipelago Toscano.
distanza:
65 km da Livorno
53 km dal promontorio di Piombino
31 km da Capo Corso
dimensioni:
lunghezza 8 km
larghezza 4 km
superficie 19,30 kmq
sviluppo costiero: circa 30 km
clima: mediterraneo, temperato. La temperatura media risulta essere tra le più alte dell’Arcipelago.
Estati calde e aride, piogge abbondanti concentrate nei mesi autunnali e invernali.
comune: Capraia Isola (provincia di Livorno)
Lo “Stagnone”
Lo Stagnone o Laghetto, una delle aree più interessanti dal punto di vista naturalistico, costituisce un piccolo sistema lacustre. E’ situato a 318m, in una leggera depressione tra Monte Forcone e Monte Rucitello . Questo stagno, profondo fino ad un metro, rappresenta l’unico invaso naturale di tutto l’Arcipelago Toscano. Inizialmente era stato identificato come la bocca del vulcano, ma questa ipotesi è stata superata. La sua presenza è dovuta al riempimento delle fratture presenti nelle rocce massive vulcaniche, da parte di materiale, di tipo argilloso che lo rendono impermeabile, permettendogli di raccogliere e trattenere l’acqua piovana. Nel periodo di passo, vi sostano, attirati dallo specchio di acqua, i più svariati uccelli migratori.
In primavera è circondato da prati di asfodeli, da menta, e da giunchi; la superficie appare coperta dai ranuncoli acquatici in fiore.
La primavera con le fioriture della macchia mediterranea è anche il periodo più favorevole per visitare Capraia lungo la sua selvaggia rete di sentieri che la percorrono in tutta la sua lunghezza e raggiungono luoghi unici e suggestivi dove si può godere della quiete della natura spesso incontrando pochi escursionisti. Si possono scegliere itinerari lunghi e corti, entrambi soddisfacenti e sorprendenti, bisogna ricordarsi che Capraia è pur sempre un’isola selvaggia con vegetazione bassa e quindi si deve partire ben equipaggiati di acqua e protezioni adeguate: l’esperienza indimenticabile vi ripagherà della fatica.
Scoglio della Peraiola
Così chiamata per la sua forma, rappresenta l’unico vero isolotto satellite, presenta una densa vegetazione con alcune piante (Ginestra Inerme) e animali (Lumaca della Peraiola) endemici diversi da quelli che esistono sulla Capraia distante appena pochi metri.
Cala Rossa – Punta dello Zenobito
La bicromia delle rocce che si fondono insieme sovrastata dalla gariga di elicriso giallo, rappresenta una delle peculiarità del paesaggio dell’isola.
La Punta dello Zenobito, corrisponde al secondo vulcano che ha contribuito alla formazione l’isola. Le pendici, che formano la piana omonima, sono costituite da un trachibasalto di colore rosso, mentre di colore grigio appaiono i resti di scorie e lava solidificatisi nel cono interno.
Dall’alto, la torre dello Zenobito domina sullo spettacolo naturale.
Le torri
La presenza delle torri testimonia il travagliato passato storico. Ognuna ha una struttura diversa, legata al ruolo che avrebbero ricoperto. Furono tutte edificate intorno al 1516.
Torre del porto: ha un aspetto solido e massiccio: è stata costruita per sorvegliare e difendere l’ingresso al porto, attualmente restaurata.
Torretta del bagno: fu costruita non tanto come difesa, quanto come via di fuga dal Forte. Ha un aspetto singolare, vi si accede da un corridoio di collegamento al castello, si scende al mare tramite una scala a chiocciola.
Torre della regina: una torretta di avvistamento, bassa e a base quadrata, a guardia dell’estremità settentrionale dell’isola.
Torre dello Zenobito: dominava dall’estremità meridionale dell’isola, aveva il compito di controllare il traffico marino verso la Corsica. Essendo lontana dal Forte, fu costruita per resistere in caso di assedio: un vero e proprio avamposto di difesa.
Il mare
Capraia fa parte del Santuario Internazionale dei Cetacei, un’area marina protetta istituita nel 1999 grazie all’accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco che si impegnano a proteggere l’habitat dei mammiferi marini.
I suggestivi e quasi incontaminati fondali sono colonizzati da grandi praterie di posidonia , gli scogli e le pareti rocciose sottomarine sono popolati da alghe, spugne ed anemoni. Durante le immersioni, facilmente si possono incontrare il suggestivo pesce luna, il tonno, la palamita, le cernie, i saraghi, le orate.
Il fondale è inoltre molto ricco di relitti e reperti archeologici di varie epoche dovuti alla ricca storia dell’isola. Un unico monito: essendo parte del parco non tutte le zone sono balneabili, solo alcune, le altre godono di protezione anche al solo avvicinamento anche se di recente questa protezione è stata ridotta per facilitare le visite turistiche.
Claudia Papini: Guida storio-ambientale; Consigliere di Pro Natura Firenze
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