Articolo pubblicato su IUA n° 5, Anno V, Maggio 2018
Trovo incredibile che i quotidiani dedichino sempre tante pagine a qualche fatto di cronaca che ha visto la morte di una singola persona e comunichino quasi di sfuggita notizie relative a drammi che hanno le dimensioni di genocidi. Persino i morti per terrorismo, da un punto di vista statistico sono un’inezia rispetto alle principali cause di morte. Persino i conflitti locali in atto sono piccola cosa rispetto ai danni ambientali.
Se alcune cause di morte sono naturali, altre sono causare dall’uomo e come tali rappresentano degli autentici delitti, di norma del tutto impuniti.
Mi riferisco ora a un nuovo studio dell’Health Effects Institute, secondo il quale, nel 2016 sono morte 6,1 milioni di persone per l’inquinamento atmosferico. Ovvero, se moltiplicassimo questo numero, vorrebbe dire che in dieci anni la cattiva qualità dell’aria che respiriamo fa più delle vittime della Seconda Guerra Mondiale (54 milioni). 6 milioni di morti all’anno che si aggiungono, quanto meno, al milione abbondante di morti per incidenti d’auto (1,3 milioni nel 2009).
60 milioni di morti in dieci anni. 600 milioni di morti in un secolo!
6,1 milioni di morti nel solo 2016. Non vi dice nulla questo numero? Non riuscite a vedere dietro questa cifra i volti di 6,1 milioni di uomini e donne, le mani di 6,1 milioni di vecchi, adulti, ragazzi e bambini? Non riuscite a vedere la sofferenza, il dolore, i sacrifici di 6,1 milioni di famiglie? Non riuscite a vedere 6,1 milioni di vite spezzate. Non riuscite a vedere i costi per la sanità, per la comunità, per il mondo? Questo è solo un numero e vi è già scivolato via?
Alla notizia di questi 6,1 milioni di morti sono aperti processi di dimensioni tali da far impallidire quello di Norimberga contro i crimini di guerra nazisti? Si sono cercati i colpevoli? Sono stati accusati coloro che hanno contribuito con atteggiamenti attivi e passivi a questo genocidio continuo, prolungato e ripetuto?
Le nazioni sono tutte in allarme e cercano soluzioni? Il problema è ai primi posti nei programmi elettorali dei partiti? La gente scende in piazza indignata reclamando il più basilare dei diritti, quello di respirare?
Respirare uccide. Lo scrivono sulle sigarette. Dovremo scriverlo sulle nuvole? Attenti a respirare! Non respirate. L’aria uccide. Siamo arrivati a questo?
Sempre secondo questo studio, il 95% della popolazione mondiale respira aria pericolosamente inquinata, ovvero i cui parametri eccedono quelli consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Salute.
Maggiore risulta l’esposizione nei paesi sottosviluppati, sia nelle case che fuori.
Pensate forse per questo di essere nel 5% che respira aria buona? Anche considerando i parametri del WHO, meno stringenti di quelli dell’Organizzazione Mondiale della Salute, il 60% della popolazione mondiale non respira aria buona.
Voi no. Voi respirate aria fresca di montagna tutti i giorni. È chiaro.
Pensiamo di poter far finta che questi 6 milioni di morti, che si ripetono e si ripetono e si ripetono, anno dopo anno, non ci riguardino?
Se il 95% della popolazione “respira male”, anche noi respiriamo male e anche noi potremmo essere nel prossimo gruppo di 6 milioni di persone spazzate via da un colpo di tosse. Tutti gli abitanti di Roma e Milano morti in un anno! Un’apocalisse!
Dei 6,1 milioni di morti, 4,1 milioni derivano da inquinamento all’esterno delle case. L’inquinamento domestico, peraltro, può arrivare a superare di venti volte le soglie minime consigliate. Il riscaldamento è la fonte principale di inquinamento domestico.
Non si tratta di dati statici. La situazione peggiora e la cosa non ci stupisce. La popolazione aumenta, i consumi pro capite aumentano, perché non dovrebbe aumentare anche l’inquinamento? Nel 1990 i morti da inquinamento erano 3,3 milioni. L’incremento è stato del 19,5%. Se si applicasse lo stesso tasso di incremento, nel 2034 i decessi sarebbero 7,3 milioni (in realtà, già un precedente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità contava in circa 7 milioni le persone morte nel 2012 a causa dell’inquinamento atmosferico).
Il 51% dei decessi avviene in India e Cina. Del resto la Cina e l’India hanno 1,4 miliardi di abitanti ciascuno sui 7,6 miliardi di popolazione mondiale e hanno regole ambientali assai meno stringenti di quelle europee, ma questo non vuol dire che da noi vada tutto bene. Per nulla!
Una sostanza è inquinante quando è un “contaminante” responsabile di effetti nocivi sull’ambiente. Un “contaminante”, invece, è qualunque cosa che, aggiunta all’ambiente, causa una deviazione dalla composizione geochimica media.
Non tutto l’inquinamento è causato dall’uomo. L’aria può essere resa poco respirabile anche da fattori naturali quali le eruzioni vulcaniche, gli incendi, la presenza di amianto o processi biologici.
L’inquinamento antropico, invece, può essere provocato dalle industrie e dalle attività artigianali, dall’agricoltura, dal riscaldamento, dal traffico veicolare, dai veicoli fuori strada (treni, trattori e altro). L’uomo, si sa, sta dando un contributo consistente e devastante all’inquinamento atmosferico.
I principali colpevoli sono l’industrializzazione e il traffico. Gli elementi inquinanti provengono soprattutto dall’utilizzo dei combustibili fossili, ma anche dai gas CFC, presenti negli impianti di refrigerazione e nelle bombolette spray, che liberano nell’aria molecole di cloro, intaccando lo strato di ozono naturale dell’atmosfera. L’anidride carbonica, tra le principali cause di inquinamento atmosferico, prodotta dalla combustione di petrolio e derivati, di carbone e di gas, contribuisce a incrementare l’effetto serra, provocando un anomalo aumento della temperatura terrestre.
Se l’inquinamento incide direttamente sulla salute, lo fa anche indirettamente danneggiando l’ambiente, provocando l’effetto serra e le piogge acide, il buco dell’ozono e altri problemi su flora e fauna.
In Cina la maggior fonte di inquinamento è il carbone, mentre in India è la combustione di biomassa. Se in Cina l’inquinamento da carbone si sta riducendo, nel contempo aumenta in Pakistan, Bangladesh e India.
Da noi, le sostanze inquinanti più comuni sono:
– le polveri fini (Pm 10 e Pm 2,5), residuo della combustione proveniente dalle emissioni industriali, dagli scarichi dei veicoli, dall’usura dell’asfalto, dei freni, delle frizioni e degli pneumatici. Sono dannose per bambini, anziani, persone con problemi respiratori (asma, bronchite cronica, enfisema, allergia) o cardiovascolari;
– il monossido di carbonio (CO), che deriva da vari processi di combustione, principalmente dai veicoli a benzina e, in minore quantità, dalle raffinerie di petrolio e dalle combustioni con impianti a carbone o legno; è pericoloso per persone con malattie cardiache, feti, lattanti;
– il biossido di azoto (NO2) che si forma nei processi di combustione ad alte temperature, ed è prodotto dai veicoli, da industrie, dal riscaldamento domestico. È pericoloso per bambini e adulti in attività fisica intensa, persone con problemi respiratori. È un gas fortemente irritante e cancerogeno;
– il biossido di zolfo (SO2), un prodotto della combustione, proveniente da impianti di centrali termoelettriche, raffinerie, da impianti di riscaldamento e, in minima parte, dal traffico veicolare. Crea danni a persone con problemi respiratori, bambini.
– l’ozono (O3): l’inquinamento, atmosferico determina, da un lato, l’assottigliamento della fascia d’ozono nella stratosfera ad alta quota (fenomeno noto come “buco dell’ozono”), e dall’altro un aumento, in particolar modo nelle ore calde dei giorni d’estate, dell’ozono in prossimità del suolo. L’ozono ad alta quota è “benefico”: serve a proteggerci dalle radiazioni solari. Nelle città la molecola d’ozono deriva da un complesso meccanismo di reazioni (smog-fotochimico) che coinvolgono ossigeno, ossidi di azoto, idrocarburi insaturi, radiazione solare e calore. I valori massimi di questi 4 parametri si ottengono in città, d’estate e nelle ore più calde. L’ozono è irritante per l’uomo (vie respiratorie) e per alcuni materiali (es. gomma). È dannoso per persone con problemi respiratori (asma, enfisema, bronchite cronica), bambini, anziani.
Non essendo possibile definire un ambiente incontaminato di riferimento, poiché la composizione dell’aria è variabile nello spazio e nel tempo, si è reso necessario introdurre degli standard convenzionali per la qualità dell’aria. Si considera dunque inquinata l’aria la cui composizione ecceda limiti stabiliti per legge allo scopo di evitare effetti nocivi sull’uomo, sugli animali, sulla vegetazione, sui materiali o sugli ecosistemi in generale.
Come si legge sul sito dell’Ospedale Pediatrico del Bambin Gesù, i bambini sono particolarmente vulnerabili ai fattori inquinanti per svariati motivi:
– respirano volumi di aria proporzionalmente maggiori rispetto agli adulti e quindi inspirano una maggiore quantità di inquinanti;
– hanno processi di assorbimento e metabolici accelerati;
– respirano a una altezza più vicina al suolo, dove è presente una maggiore concentrazione di sostanze inquinanti prodotte dai veicoli stradali.
La correlazione tra i livelli di inquinamento atmosferico e le patologie respiratorie è ben noto, invece è ancora da meglio definire l’associazione diretta con l’asma.
I genitori moderni si preoccupano tanto di quello che mangiano i propri figli, che non si prendano freddo o caldo, di che amici frequentano, ma pare si preoccupino poco di quello che respirano.
E in Italia come vanno le cose? Siamo forse quel 5% del mondo che respira, per ora, aria buona?
Si legge sul sito dell’Ansa che l’Italia ha l’aria più inquinata fra i grandi paesi europei, col maggior numero di morti per inquinamento atmosferico. Lo rivelerebbe il rapporto “La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane” presentato lo scorso settembre 2017 al Senato dalla Fondazione sviluppo sostenibile.
L’Italia, secondo tale rapporto, ha circa 91.000 morti premature all’anno per inquinamento atmosferico, contro le 86.000 della Germania, 54.000 della Francia, 50.000 del Regno Unito, 30.000 della Spagna. Il nostro paese ha una media di 1.500 morti premature all’anno per inquinamento per milione di abitanti, contro una media europea di 1.000. La Germania è a 1.100, Francia e Regno Unito a circa 800, la Spagna a 600.
Dei 91.000 morti in Italia, 66.630 sono per le polveri sottili PM2,5, 21.040 per il disossido di azoto (NO2), 3.380 per l’ozono (O3).
Per le polveri sottili PM2,5 si contano nel nostro paese 1.116 morti premature all’anno per milione di abitanti, contro una media europea di 860. La zona dove il particolato fine uccide di più è l’area di Milano e dintorni, poi Napoli, Taranto, l’area industriale di Priolo in Sicilia, le zone industriali di Mantova, Modena, Ferrara, Venezia, Padova, Treviso, Monfalcone, Trieste e Roma.
Le quattro regioni del bacino padano (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), secondo i recenti dati dell’European Environment Agency, sarebbero la zona più inquinata del continente con una concentrazione di Pm10 (polveri sottili) è schizzata ben oltre i 50 microgrammi al metro cubo, ovvero oltre il livello guardia, con valori pressoché doppi (fonte: Wired).
E non si creda che sia solo colpa delle automobili. Il 35% delle polveri sottili PM10 di Milano (la zona d’Italia più inquinata dal particolato) proviene dall’agricoltura, sostiene il rapporto “La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane”. L’agricoltura emette nell’atmosfera ammoniaca (NH3), dai fertilizzanti e dalle deiezioni degli allevamenti. L’ammoniaca nell’aria reagisce con nitrati e solfati (prodotti dagli scappamenti delle auto) e forma particolato fine. Per il rapporto, l’agricoltura è responsabile del 96% delle emissioni italiane di ammoniaca.
E la città in cui vivo? Firenze è la 31^ area più inquinata d’Europa per la forte presenza, oltre i limiti di legge, del Biossido d’azoto (NO2).
Non sarebbe tempo di adeguarsi, almeno, alle medie europee?
Non sarà ora di cambiar aria?
Carlo Menzinger di Preussenthal
Firenze, 19/04/2018
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