Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno V, Aprile 2018
È di queste ultime settimane un comuni- cato di Greenpeace Italia dove s’invitano le persone sensibili ai problemi legati al- l’ambiente e alla salvaguardia delle spe- cie animali a firmare una petizione per chiedere la creazione di un’area protetta nell’Oceano Antartico.
Il comunicato di Greenpeace così dice: “Assumi integratori o compri cibo per animali? Ti sarà capitato di leggere la scritta a base di Omega 3 nelle etichette…”
Che cosa c’entrano gli Omega 3 con la creazione di questa area protetta nell’Oceano Antartico? Ora ci arriviamo… come ben sappiamo gli Omega 3 (detti anche PUFA n-3) sono una specie importante di acidi grassi essenziali (ricordo che oltre ai sopracitati Omega 3, ci sono anche gli Omega 6). Si chiamano così per la presenza del primo doppio legame che occupa la terza posizione iniziando a contare dall’atomo di carbonio terminale detto, appunto carbonio Omega o n.
Questo tipo di acidi grassi essenziali si trovano soprattutto nelle membrane cellulari e servono per il mantenimento della loro integrità strutturale.
Molti pesci e crostacei sono ricchissimi di Omega 3, tuttavia è possibile ricavarli anche dalle alghe, dalle noci, dall’olio di lino, dal ribes nigrum, dalla lecitina di soia e dai semi di chia.
Per la loro importanza nella prevenzione dell’infarto miocardico, dell’ictus e l’utilità nel favorire i processi mnemonici, i prodotti a base di Omega 3 sono diventati molto popolari tra la popolazione mondiale. Questo ha determinato un aumento della richiesta e ovviamente “la caccia alle fonti di approvvigionamento” è salita alle stelle.
Una fonte sfruttatissima è il krill. Immagino che un po’ tutti sappiano che si tratta di un gamberetto che costituisce l’alimentazione delle balene e di altre specie.
Greenpeace denuncia che adesso il krill è diventato la preda preferita dai pescherecci in Antartico. La pesca del gamberetto è diventato un settore redditizio ed è piena espansione.
In sostanza si sottrae cibo vitale a cetacei e pinguini con lo scopo di produrre integratori a base di Omega 3 oppure per la produzione di mangimi per gli animali da allevamento.
Greenpeace, che è sempre stata sensibile a questa tematica, ci fornisce i dati relativi al tracciamento dei pescherecci di krill. Spesso e volentieri le imbarcazioni sono ancorati nei pressi di aree protette dove balene e pinguini trovano il cibo. Ma non è solo questo. La famosa associazione ambientalista segnala anche lo scarso standard delle imbarcazioni, il trasbordo delle prede catturate in navi frigorifero enormi che possono “vantarsi” di un guinness dei primati: carenze nella sicurezza a bordo e scarsa o nessuna considerazione per l’ambiente a causa degli sversamenti di reflui e olii.
I responsabili di Greenpeace dicono testualmente: “L’industria della pesca al Krill in Antartide si presenta con una faccia pulita, ma la realtà è diversa, alquanto torbida: è una lotta all’ultimo sangue per il cibo con specie che vivono in un’area incontaminata ma soggetta a pericolosi mutamenti.”
Questo è il motivo per cui Greenpeace chiede la “creazione di un’area protetta nell’Oceano Antartico, dove i pescherecci non possano più saccheggiare il mare” mettendo a rischio la vita dei cetacei e di altre specie animali…
Per accedere alla pagina della petizione di Greenpeace clicca QUI
A proposito di Omega 3 by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.