Articolo pubblicato su IUA n° 2, Anno V, Febbraio 2018
Ogni tanto, sul fronte della difesa dell’ambiente, capita anche che giungano buone notizie: un paio di giorni fa sia il WWF che Ansa ambiente hanno pubblicato, con un certo risalto, foto e video di alcuni esemplari di lontra ripresi nel Salernitano, più precisamente nell’Oasi WWF di Persano e nell’Oasi WWF delle Grotte di Bussento.
La notizia è di grande interesse perché l’animale in questione, fino a qualche anno fa, era giudicato quasi estinto nel nostro Paese: ovvero, ne rimanevano un centinaio di esemplari ubicati in alcune zone fluviali del sud.
Dalle ultime stime, invece, sembra che la lontra, grazie alla particolare protezione e dell’attenzione di cui gode, soprattutto nelle Oasi del WWF, abbia ora superato la soglia di massima criticità, raggiungendo forse i 600 esemplari, distribuiti in gran parte nel Meridione.
Però, ed è un dato che fa ben sperare, altre lontre, di provenienza austriaca e slovena, hanno varcato il confine e stanno ripopolando alcuni corsi d’acqua nel settentrione d’Italia.
Se riandiamo indietro nel tempo, ai primi del ‘900 questo simpatico mustelide, che si nutre principalmente di pesci e anfibi e vive in acque pulite, era presente in gran parte del nostro paese.
Poi, la caccia spietata per impadronirsi della pregiata pelliccia e l’inquinamento degli habitat fluviali e lacustri ne hanno via via ridotto il numero.
All’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, si poteva già parlare di “specie in via di estinzione”, ma i dati sulla consistenza numerica della lontra erano fortemente dubbi, vista l’elusività di questo animale, assai difficile da osservare, la cui presenza è segnalata più che altro dai resti di prede – pesci o altro – abbandonate sulla riva dei corsi d’acqua o da altre tracce, come le fatte e le orme.
La lontra è un superpredatore, al vertice della catena alimentare, e perciò sensibilissima al degrado ecologico del proprio habitat.
Personalmente, ho un ricordo vivido dei racconti che, qualche decennio fa, gli anziani facevano circa la presenza, ai tempi della loro gioventù, delle lontre sui torrenti che scendono in Mugello e in Casentino dall’Appennino tosco-romagnolo. Talora venivano uccise, a bastonate, perché predavano le trote dalle pescaie che si trovavano presso i mulini, fonte di sostentamento per le genti di montagna. Così, non si sciupavano le pelli, che potevano essere rivendute tranquillamente.
In Toscana, qualche lontra sopravviveva ancora, negli anni Sessanta e Settanta, nelle zone selvagge, perché assai poco frequentate, della Maremma, in particolare le valli dei Fiumi Farma e Merse.
Però, durante le mie escursioni giovanili, nonostante vi prestassi attenzione, non ho mai scorto elementi che mi potessero suggerire la presenza di questo piccolo predatore.
Così, le notizie giunte nei giorni scorsi mi sono particolarmente gradite: chissà che un giorno non possa osservare i giochi delle lontre nelle limpide acque di un fiume, senza dovermi trasferire in altri paesi europei, dove, per fortuna, questo animale è ancora ben presente!
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