Articolo pubblicato su IUA n° 8, Anno IV, Settembre 2017
Mentre due dei più pericolosi Capi di Stato esistenti sul pianeta, il Presidente Trump e il dittatorello della Corea del Nord, un coniglio con i denti atomici – come avrebbe detto l’ormai dimenticato Mao-tse-tung – giocano al Risiko nucleare, col concreto pericolo di mandarci tutti all’inferno, qui in Italia, e non solo, all’Inferno ci sentiamo già, per le temperature elevatissime e per i roghi che continuano a devastare il territorio (più di 30.000, a partire dal 15 giugno).
“Piromane” è ormai un termine inadeguato per indicare chi appicca un incendio: descrive solo in parte le motivazioni che muovono tali delinquenti, sottolineando la componente patologica che non sempre è quella giusta per spiegare le loro azioni.
Le strategie degli incendiari, infatti, spesso denotano un modus operandi che si può solo far risalire a entità quali la criminalità organizzata o – ma probabilmente non è il caso dell’Italia – cellule terroristiche. Vi sono poi motivazioni quali la vendetta personale che sfuggono a ogni categorizzazione.
Sta il fatto che le pene – nei rari casi in cui i colpevoli vengono individuati, catturati e condannati – sono assolutamente irrilevanti rispetto alle catastrofi provocate, e spesso sono addirittura annullate da provvedimenti di clemenza di vario genere.
Eppure, la distruzione di un intero ecosistema dovrebbe essere ben altrimenti valutata dalla Giustizia, essendo, in ottica ambientale e collettiva, un delitto molto più grave di un omicidio.
Così, le fiamme continuano a propagarsi per mano e, nella maggioranza dei casi, per volontà dell’uomo, e per contrastarle altri uomini rischiano continuamente la vita, spesso usufruendo di mezzi inadeguati. Si pensi che della flotta di Canadair, attualmente esistente nel nostro paese, solo una percentuale ridotta di velivoli può essere impiegata contemporaneamente, mentre gli altri effettuano le operazioni di revisione e riparazione.
Un altro duro colpo alle capacità di controllo del territorio e di dissuasione è stato inferto dalla soppressione del Corpo Forestale, solo una parte dei cui effettivi ha mantenuto le mansioni che svolgeva, come Carabinieri Forestali.
Le “vittime dimenticate” dei roghi – ma anche della disastrosa siccità – sono gli animali: dalle api e altri insetti “benefici” agli uccelli e ai mammiferi. Si tratta di un vero e proprio massacro che si svolge accanto a noi e di cui non si legge notizia. Il tutto è aggravato dalla circostanza che cuccioli e immaturi ancora, in estate, non riescono a gestirsi in autonomia e sono facili vittime degli eventi.
La LIPU, e altre associazioni, hanno invitato i cittadini a sistemare contenitori d’acqua nei giardini privati e sui balconi, per alleviare la sete degli uccelli: ma in quanti lo fanno?
Davanti a tutto ciò, c’è ancora chi nega che vi siano dei cambiamenti climatici che ci coinvolgono, tutti, profondamente. Non sappiamo per certo in quale percentuale il riscaldamento globale sia provocato dalle immissioni dei gas-serra in atmosfera, e quale invece debba essere attribuita all’attività solare o ad altre cause naturali; ma il fenomeno, oltre che a essere registrato nei dati delle stazioni di rilevazione, è anche sotto i nostri occhi. Chi ha contemplato i ghiacciai alpini agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, quando ancora erano in espansione, seppur minima, non può, tornando negli stessi luoghi, che constatarne con smarrimento la spaventosa riduzione, preludio di un’estinzione che avverrà, probabilmente, entro i prossimi 30 anni. E questo è solo uno dei tanti esempi…
Dunque, il futuro non si presenta roseo, ed è in gran parte affidato alle possibilità che abbiamo di mitigare, con la scienza e la tecnologia, fenomeni che sembrano inarrestabili.
Ne riparleremo.
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