Articolo pubblicato su IUA n° 5, Anno IV, Maggio 2017
I media e i politici cercano sempre di distrarci da un cancro che mina la nostra società e la sopravvivenza della razza umana e dello stesso pianeta: l’automobile.
Credo che sia tempo di iniziare un’attività di sensibilizzazione contro questa piaga che ci mina ormai da quasi 250 anni. L’antesignano dell’automobile fu, infatti, il progetto del 1769 di Carro di Cugnot, di cui presto decorrerà il funesto 250 anniversario. Si trattava di una macchina a vapore con due cilindri e una cilindrata di 64.000 cmq. Era detto “Macchina Azionata da Fuoco” e non raggiungeva i 10 Km orari.
Nel 1802 abbiamo la prima auto con motore a combustione interna, dovuta a Isaac de Rivaz. La prima auto elettrica, opera di Robert Anderson, è del 1839. Nel 1883 si passò dai prototipi alle prime fabbriche di automobili. Nel 1908, con la produzione della Ford Modello T, parte la produzione in grande serie di autoveicoli e nel 1913 viene applicata la catena di montaggio. Forse tale data, ancor più del 1769, può davvero considerarsi l’avvio, ormai plurisecolare, del disastro automobilistico.
Le autovetture sono nocive sotto vari aspetti, ma soprattutto per i seguenti tre:
- incidenti stradali;
- inquinamento;
- qualità della vita.
Per quanto concerne il primo punto, leggo su wikipedia che in Europa gli incidenti stradali sono una delle prime cause di morte, con più di 120.000 vittime all’anno.
Un articolo de La Stampa dichiara che nel 2015 nell’Unione Europea le vittime registrate sono state 26.000, come nel 2014 (fonte Eurostat) per una media di 51 morti per milione di abitanti.
Secondo il sito dell’ASAPS (Portale della Sicurezza Stradale), nel 2015 sulle strade della UE, 26.300 persone hanno perso la vita (in media 70 al giorno): l’1,3% in più rispetto all’anno precedente.
Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la salute pubblica, scrive che gli incidenti stradali sono un problema di salute pubblica molto importante, ma ancora troppo trascurato e che per l’Oms sono la nona causa di morte nel mondo fra gli adulti, la prima fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni e la seconda per i ragazzi dai 10 ai 14 e dai 20 ai 24 anni. Si stima, inoltre, che senza adeguate contromisure, entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità. Il peso di questo problema non è distribuito in maniera uniforme ed è fonte di una crescente disuguaglianza tra i diversi Paesi, con svantaggi socioeconomici delle categorie di persone più a rischio.
Epicentro riporta che Secondo il rapporto 2009 “European status report on road safety. Towards safer roads and healthier transport” dell’Oms Europa, ogni anno circa 120.000 persone muoiono a causa di incidenti stradali nella Regione europea dell’Oms, mentre 2,4 milioni rimangono infortunate.
Pedoni, ciclisti e motociclisti costituiscono circa il 39% delle vittime della strada e, mediamente, i Paesi a basso e medio reddito hanno un numero complessivo di incidenti pari al doppio di quello dei Paesi industrializzati. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte nei giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni e hanno un impatto sulle economie dei singoli Paesi superiore al 3% del prodotto interno lordo.
Il 70% degli incidenti mortali avviene nei Paesi più poveri e, all’interno dei Paesi dell’ex Unione sovietica, il tasso di mortalità è circa quattro volte superiore a quello dei Paesi nordici. I Paesi dell’Est europeo sono quelli con la più alta proporzione di incidenti mortali per i pedoni, mentre Italia, Grecia, Malta, Cipro e Francia sono gli Stati con il più elevato numero di decessi per incidenti mortali in moto.
La differenza tra i 120.000 morti dell’Europa OMS e i 26.000 dell’Unione Europea sembrano un segnale di una maggior attenzione e di maggiori norme di sicurezza dell’area UE.
Secondo le stime pubblicate nel 2009 dall’Oms nel “Global status report on road safety”, ogni anno i morti sulle strade sono circa 1,3 milioni e le persone che subiscono incidenti non mortali sono tra i 20 e i 50 milioni. Il numero totale delle vittime della Seconda Guerra Mondiale fu di quasi 55 milioni. Tra cui 6 milioni di ebrei. Nessun altra guerra ne ha provocati tanti. La Prima Guerra Mondiale ne ha contati 26 milioni. La rivoluzione francese assieme alle guerre napoleoniche non raggiunse i 5 milioni di morti. La Guerra dei Trent’anni nel XVII secolo ne fece 4 milioni. Ogni 5 anni le automobili provocano qualcosa di simile, per numeri, a un nuovo olocausto e peggiore della Guerra dei Trent’anni o delle guerre napoleoniche! Cinque anni di traffico sarebbero al terzo posto nella storia tra i grandi conflitti! E la Guerra dell’Auto è iniziata, seppure in sordina, ben 250 anni fa. Cento da quando Ford ha avviato le catene di montaggio! Quale guerra è mai durata tanto?
Nel 2004 gli incidenti stradali si collocavano al quarto posto nella classifica delle cause più importanti di morte della popolazione mondiale, ma per il 2030 si prevede che raggiungano la quinta posizione. I Paesi a basso e medio reddito hanno un tasso di incidenti mortali maggiore rispetto ai Paesi più ricchi: rispettivamente 21,5; 19,5; 10,3 ogni 100 mila persone. Pur avendo solo il 48% del totale dei veicoli registrati, nei Paesi più poveri si verifica il 90% degli incidenti globali. Malgrado nei Paesi industrializzati negli ultimi 40-50 anni il tasso di mortalità per incidente stradale sia diminuito, l’incidente stradale rimane una delle più importanti cause di morte e disabilità. Dunque, si può intervenire per ridurre il fenomeno, per arginarlo. Si potrebbe però anche combatterlo seriamente. Perché permettiamo che si ripeta ogni anni questo “olocausto”? Come possiamo restare tanto indifferenti davanti a tanta morte, a tante famiglie distrutte, giacché ogni milione di morti si porta dietro un milione di famiglie spezzate. Quanta gente? Non è qualcosa che riguarda e tocca tutti noi da vicino? Non è una maledetta guerra?
Un milione e trecentomila morti all’anno sulle strade del mondo non vi sembrano degni di attenzione? Non vi sembra un tema che dovrebbe stare nelle prime pagine dei giornali ogni giorno? Non dovrebbe trovarsi al primo posto nei programmi politici di ogni partito? Non dovremmo parlarne con foga ogni giorno?
Eppure le malefatte della nostra amata amica a quattro ruote non sono finite. Ci sono gli altri due punti.
Veniamo al secondo.
Leggo su Terra Nuova che nel 2012 circa 7 milioni di persone sono morte a causa dell’inquinamento atmosferico. Sarebbe la sentenza glaciale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che ha pubblicato uno studio ricco di dati e statistiche sugli effetti dell’urbanizzazione sulla salute umana. Le aree geografiche più interessate con 5,9 milioni di decessi sono in Asia e nelle regioni del Pacifico.
Per essere più precisi, però, il rapporto distingue tra decessi derivati da inquinamento atmosferico outdoor e inquinamento indoor. La cattiva aria che respiriamo negli spazi chiusi provoca addirittura più decessi: circa 4,3 milioni contro i 3,7 milioni negli spazi aperti. Insomma, la colpa non è certo solo delle auto, dirà qualcuno.
Se un tale si scopre che è un serial killer, che cosa gli si fa? Lo si lascia in libertà dicendo, per esempio, che ha ucciso “solo” dieci persone mentre la guerra in un tale Paese ha fatto migliaia di morti o piuttosto lo si processa e chiude in galera, sperando che si perda la chiave per farlo uscire? Vogliamo lasciare un serial killer come l’automobile libero di colpire affumicandoci?
I numeri generali sono raddoppiati. Nello studio precedente, datato 2008, l’OMS aveva parlato di 3,2 milioni di morti totali, di cui 1,3 per l’inquinamento esterno e 1,9 per quello domestico.
I dati rivelano uno stretto collegamento tra inquinamento in aree confinate e inquinamento esterno, con una diffusa incidenza su malattie cardiocircolatorie, infarti, ischemie, tumori.
Nello schema (Fonte OMS) seguente si riassumono le percentuali di incidenza delle singole malattie:
Inquinamento atmosferico esterno:
40% – ischemie cardiache
40% – ictus
11% – malattia polmonare ostruttiva
6% – cancro al polmone
3% – infezioni respiratorie acute nei bambini
Inquinamento indoor:
34% – ictus
26% – ischemie cardiache
22% – malattia polmonare ostruttiva ..
12% – infezioni respiratorie acute nei bambini
6% – cancro al polmone
Un post su QualEnergia di marzo 2016 riporta che una morte su quattro a livello mondiale è causata da fattori di rischio ambientale. Secondo quest’articolo sarebbero ben 12,6 milioni le morti attribuibili all’inquinamento ambientale. In Europa nel 2012 l’inquinamento ha provocato 1,4 milioni decessi prematuri. Siano 7 o 13 milioni i morti da inquinamento, sono comunque una percentuale rilevante. Un morto su quattro, se possiamo considerare vera tale informazione, sarebbe ancor più impressionante.
Certo le fabbriche e il riscaldamento incidono di più delle automobili sull’inquinamento atmosferico esterno, ma, di nuovo, vogliamo perdonare il nostro serial killer solo perché ci accompagna al lavoro e scorrazza i nostri figli?
Le fonti antropiche dell’inquinamento atmosferico sarebbero: traffico veicolare, riscaldamento domestico, industrie e attività artigianali, veicoli off road (treni, trattori, veicoli da cava ecc.), agricoltura e altre attività.
Legambiente definisce l’inquinamento atmosferico come l’alterazione delle condizioni naturali dell’aria, dovuta alle emissioni dei gas di scarico di autoveicoli, caldaie, centrali elettriche, fabbriche, impianti di incenerimento. Le sostanze inquinanti più diffuse in atmosfera sono il biossido di zolfo (So2), gli ossidi di azoto(Nox), il monossido di carbonio (CO), l’ozono, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le polveri (soprattutto il particolato di diametro inferiore a 10 milionesimi di metro, il Pm10) e il piombo. Il problema dell’inquinamento atmosferico si concentra soprattutto nelle aree metropolitane, dove il traffico, gli impianti industriali e il riscaldamento degli edifici hanno effetti dannosi sulla qualità dell’aria e sulla salute degli abitanti.
Uno degli inquinanti più pericolosi per l’uomo e più diffusi nelle città, continua Legambiente, è il Pm10: uno studio realizzato dall’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che nei grandi centri italiani, a causa delle concentrazioni di particolato sottile superiori ai 20 microg/m3, muoiono oltre 8.000 persone ogni anno. E uno dei principali responsabili dell’inquinamento da Pm10 è il traffico urbano: i trasporti stradali, infatti, producono più di un quarto del totale delle emissioni. E la metà circa degli ossidi di azoto, del monossido di carbonio e del benzene presenti nell’aria delle città. Per gli ossidi di zolfo, invece, la fonte primaria è il settore industriale, e soprattutto la produzione di energia, cui si devono i 3/4 del totale delle emissioni. Se il traffico urbano è il grande nemico dell’aria delle città, i maggiori responsabili sono soprattutto le automobili, che contribuiscono, sul totale emesso dal trasporto stradale, a un terzo del Pm10, al 40% circa degli NOx, a due terzi del benzene e della CO2.
Scusate per l’eccesso di dati e formule, ma vi prego di tornare a fare attenzione a un numero che ho scritto poco più sopra: 8.000 persone ogni anno! Sono quelle che muoiono a causa del particolato sottile. Dove? Nel mondo? No. Tornate indietro. Rileggete. Legambiente riferisce che 8.000 persone muoiono ogni anno (tutti gli anni!) nei grandi centri italiani. A Roma, a Milano, a Palermo, a Napoli, a Firenze! Conoscete qualcuno che ci abita? E avete letto che cos’è a provocare la presenza di Pm10 nell’aria? L’automobile, il nostro caro amico serial killer con cui andiamo a fare la spesa e la gita del fine settimana. Non sarà il caso di guardarlo con occhi nuovi e un tantino di diffidenza?
Certo, direte voi (e anche io magari un po’ lo pensavo) quelli di Legambiente (e anche tu che scrivi) sono di parte, sono catastrofisti, vedono mostri nel buio della camera da letto. Forse. Forse è così. Forse questi dati sono sbagliati, andrebbero cercate altre fonti. Fatelo. Fatemi sapere. Non sono un esperto. Sono sbagliati del tutto? I morti non sono 8.000 ma 800? Bene. Allora non c’è da preoccuparsi! Ma siamo scemi? Credo proprio di sì. Stupidi opportunisti, a dir il vero, cui fa piacere avere per amico un serial killer e che magari lo giustificano e perdonano perché in giro ci sono assassini peggiori di lui!
Su Epicentro si legge che nel documento “Country profiles of the environmental burden of disease” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (il primo rapporto sull’impatto delle condizioni ambientali sulla salute Paese per Paese, presentato in un convegno a Vienna il 13-15 giugno 2007) i rischi ambientali considerati sono l’inquinamento, le radiazioni ultraviolette, i fattori occupazionali, i cambiamenti climatici e degli ecosistemi, i rumori, l’edilizia, l’agricoltura e i comportamenti delle persone. Le malattie causate da questi fattori comprendono diarrea, infezioni respiratorie, asma, malattie cardiovascolari, oltre agli infortuni e ai disturbi dello sviluppo del sistema nervoso.
I dati indicano che in tutti i Paesi la salute della popolazione potrebbe migliorare molto riducendo i rischi ambientali: in tutto il mondo si potrebbero evitare 13 milioni di morti ogni anno. Lasciarli morire si può considerare “omissione di soccorso sociale”? Nessun Paese è immune dal fenomeno, ma i dati mostrano anche enormi diseguaglianze: nei Paesi a basso reddito gli anni di vita in buona salute persi a causa di disabilità (Daly) sono venti volte quelli dei Paesi ricchi. Tra i più colpiti ci sono Angola, Burkina Faso, Mali e Afghanistan.
In alcuni Paesi, addirittura un terzo delle malattie potrebbero essere prevenute con miglioramenti ambientali. In 23 Paesi più del 10% delle morti sono dovute alla cattiva qualità dell’acqua e all’inquinamento nei luoghi chiusi causato dall’uso di combustibili per cucinare.
Insomma, l’inquinamento non provoca solo milioni di morti ogni anno (mica una volta e via, è qualcosa che si ripete senza fine, fintanto che non vorremmo mettere noi la parola fine a questa storia), ma provoca, soprattutto, malattie, le acuisce, ci rende più predisposti ad ammalarci. Sì ma qui si parla di inquinamento in genere, mica solo di quello provocato dalle nostre autovetture. Perché prendersela con loro?
Lasciate in pace la nostra cara vecchia macchina!
E due. Abbiamo parlato di incidenti stradali e inquinamento e nell’aprire la porta del garage (se ne abbiamo uno) dovremmo già provare un senso di orrore, come se dentro ci attendesse il peggior mostro da film di paura.
Eppure c’è ancora il terzo punto: la qualità della nostra vita.
Qui che cosa ci potrà mai essere da dire? Il nostro amico a quattro ruote sarà pure un serial killer, anzi un genocida, ma con noi è tanto gentile e carino e ci aiuta ogni giorno mettendosi al nostro servizio.
Ma davvero? Sicuri, sicuri?
Vivete in città? Vi piace così tanto starvene bloccati nel traffico o semplicemente fermi al semaforo? Quanto tempo passate chiusi in quella scatola di latta? Quanto tempo perdete per cercare un parcheggio? A volte vorreste scendere, ma non potete perché siete imbottigliati tra altre auto e non c’è modo di lasciare la vostra.
Secondo Autoblog, si calcola che in media un cittadino europeo trascorra in auto circa 4 anni e 1 mese, mentre un Italiano addirittura 5 anni e 7 mesi, di cui 3 anni e 6 mesi come passeggero. I risultati mostrano chiaramente che l’auto viene percepita come la nostra seconda casa. Una seconda casa? Dico! Ci hanno sbattuto per 4 o 5 anni della nostra vita in una prigione di pochi centimetri cubi, dove non possiamo né metterci in piedi, né sdraiarci e la consideriamo una seconda casa? Chi ci ha fritto il cervello? La pubblicità?
E paghiamo pure! Paghiamo per essere imprigionati in una bara mortale? Certo, però, la mia cara automobile mi porta dove voglio io e quando voglio io, non sono costretto a seguire gli orari dei treni e dei pullman, mi porta da casa a qualunque destinazione! Peccato spesso non ci riesca, per colpa delle altre sue amichette a quattro ruote che glielo impediscono.
E quanto ci costa? Per acquistarla abbiamo speso diecimila euro? Quarantamila? Magari l’abbiamo presa usata, ma in tal caso durerà di meno. È tutto in proporzione. Dipende da quanto vogliamo spendere, da quanto ci piace avere un serial killer personale a disposizione. Ma questo è solo il costo per l’acquisto. Poi ci sono l’assicurazione, il bollo, il carburante, le revisioni, le manutenzioni. Dopo un po’ diventa vecchia e non vale un solo euro di quelli che la avevamo pagata e dobbiamo cercarne una sostitutiva, sempre che non si sia schiantata prima da qualche parte, magari mandandoci in ospedale o all’altro mondo.
E voi quanto guadagnate in un anno? Ventimila euro? Quarantamila? Siete così fortunati da superare i centomila netti? Cos’è il netto? Il guadagno senza le tasse, ma non senza le altre spese (casa, figli, vacanze, cure mediche e chissà che altro). Quanto vi rimane? Quanta parte di quello che guadagnate lo spendete per la vostra amichetta motorizzata? Immaginiamo di essere parsimoniosi e di tenere per dieci anni una macchina da 10.000 euro, di pagare 700 euro l’anno di assicurazione, 300 euro di bollo, 1.000 euro di carburante, 200 euro di manutenzione e revisioni. I 10.000 euro per l’acquisto di un auto che teniamo 10 anni e poi rottamiamo, sono 1.000 euro all’anno. In tutto abbiamo 3.200 euro annui. Quanto guadagniamo? 1.600 euro netti al mese come tanti operai e impiegati?
Caspita! Vi eravate accorti che lavorate per due mesi l’anno, un sesto dell’anno per mantenere la vostra amica genocida?
Non solo vi tiene ingabbiati in posizione simil-fetale per 5 anni della vostra vita, ma ogni anno vi ruba lo stipendio di due mesi! Nei suoi dieci anni di vita, la simpaticona vi ha rubato 20 mesi di vita! Se guidate 60 anni, avete lavorato per 120 mesi per mantenere la vostra automobile. Dieci anni della vostra amata o miserabile vita!
Complimenti! Davvero un grande amore! Storie d’amore così commuovono! Ho le lacrime agli occhi! È commozione o sono risate? Risate di isterica disperazione?
E avete mai pensato che se anziché fare due chilometri in auto, li faceste a piedi ci guadagnereste anche in salute e tonicità fisica. L’automobile non vi priva anche di questi momenti di moto salutare?
Eh già, ma noi abbiamo fretta! Abbiamo diecimila impegni! Come faremmo ad andare qua e là in tempo? A volte è vero. A volte l’auto ci aiuta. Spostare valige e borse della spesa senza la nostra schiava-padrona è un problema, ma a volte dobbiamo spostare solo noi stessi e per poche centinaia di metri. Vi siete cronometrati? Quanto tempo impiegate in auto? Quanto a piedi? Lo stesso? Fate prima in auto? Di quanto tempo? Minuti? Secondi? Con quanto stress in più? Con quanti rischi in più, con quanti effetti negativi in più sul traffico e l’ambiente?
Non è ora di cambiare aria? Non è ora di cambiare atteggiamento? Non è ora di cambiare il mondo? Non è ora di liberarci da questo amico genocida che si finge tanto gentile e servizievole e nel frattempo ci uccide un poco ogni giorno e magari domani ci darà la coltellata finale, trapassandoci lo sterno con il piantone dello sterzo?
Pensateci. Personalmente sto cominciando solo ora a prenderne coscienza. Ancora ho l’auto e ancora guido. Cerco, però, già di usare il treno sui viaggi più lunghi, di andare a piedi in città, di usare l’auto solo quando mi dà un effettivo vantaggio, ma non è così che si tratta un serial killer, tenendolo a bada e lasciando che uccida solo ogni tanto. Ognuno di noi può adottare piccoli comportamenti che aiutano a ridurre il traffico e l’inquinamento, ma è tempo di cominciare a fare riflessioni più ampie e generali. Andrebbero messe delle scritte tipo “Chi guida avvelena anche te, digli di smettere”! È tempo di pensare alla società nel suo insieme e al nostro modello di civiltà e di sviluppo, che ha molte cose da cambiare, che non funzionano più o che non hanno mai funzionato, anche se non ce ne rendevamo conto.
Mentre cominciamo con il prenderne coscienza, con i piccoli cambiamenti di vita, prepariamoci a cambiare tutto, modi di vita e mentalità, prima di restarci secchi, individualmente e socialmente.
CARLO MENZINGER DI PREUSSENTHAL
Carlo Menzinger di Preussenthal, nato a Roma il 3 gennaio 1964, vive a Firenze, dove lavora nel project finance. Ama scrivere storie e ha pubblicato varie opere tra cui i romanzi ucronici “Il Colombo divergente”, “Giovanna e l’angelo”, i thriller “La bambina dei sogni” e “Ansia assassina”, i romanzi di fantascienza del ciclo “Jacopo Flammer e i Guardiani dell’Ucronia” e il romanzo gotico – gallery novel “Il Settimo Plenilunio”. Ha curato alcune antologie, tra cui “Ucronie per il terzo millennio” e pubblicato su riviste e siti web. Da marzo 2017 collabora anche a “Italia Ambiente Uomo”.
Il suo sito è www.menzinger.it
(https://sites.google.com/site/carlomenzinger/)
I suoi blog sono https://carlomenzinger.wordpress.com/
https://pianeta3.wordpress.com/
Legenda delle immagini
- Di u n k n o w n – scanned from pd-source, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26004
- Di Antoine Hecht – Henri Michelet, Pierre de Rivaz, inventeur et historien, 1711-1772 : sa vie et ses occupations professionnelles, ses recherches techniques, ses travaux historique, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18176794
- By GPS 56 from New Zealand – 1912 Ford Model T, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=57230902
- http://www.ansa.it/campania/notizie/2014/06/22
- https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/11592-inquinamento-qualita-dell-aria-2013
- http://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2016/11/27
COSA FARE QUANDO SCOPRIAMO CHE IL NOSTRO MIGLIOR AMICO È UN SERIAL KILLER? by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.