Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno IV, Aprile 2017
Ventisei anni fa, nel 1991, veniva approvata dal Parlamento la Legge n. 394, comunemente chiamata “Legge sui Parchi”, che introduceva una moderna normativa per la gestione delle Aree protette del nostro Paese. Un successo per la Natura e per chi la ama, un documento fondamentale che però, dopo un quarto di secolo, aveva necessità di una revisione.
“Mai ristrutturare il pollaio lasciando libere le galline – dice un vecchio adagio campagnolo – la volpe è lì, pronta a papparsele”. Una cosa del genere è accaduta in Commissione Ambiente della Camera, dove, nonostante i vari avvertimenti e le proposte delle Associazioni ambientaliste, la “manutenzione” della L. 394 è divenuta l’occasione per redigere e approvare, a colpi di maggioranza, una vera e propria “controriforma”, dove nella Legge si introducono elementi tali da portare allo sfascio quel poco che della Bella Italia ha potuto essere salvato dallo scempio compiuto nell’ultimo mezzo secolo.
Si conferma così quella linea – esiziale per l’ambiente – che è stata seguita dai vari Governi succedutisi in questi ultimi anni, che hanno portato ad approvare lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio, la soppressione del Corpo Forestale, il tentativo di trivellare ovunque i nostri mari alla ricerca di idrocarburi (proprio il contrario della scelta a favore dello sviluppo delle fonti energetiche alternative, he apparentemente era da tutti sostenuta)…
La Vicepresidente della Commissione ambiente della Camera, on. Serena Pellegrino (Sinistra Italiana), oggi ha denunciato, con un suo documento inviato alle Associazioni e ai Media, quanto accaduto durante i lavori, auspicando che il testo che andrà poi discusso alla Camera dei Deputati venga riportato sui binari della correttezza ambientale, cancellando lo scempio che ne è stato appena fatto.
Crediamo opportuno riportare integralmente quanto scritto dall’on. Pellegrino, per informare i nostri lettori su questo nuovo, gravissimo, attentato all’Ambiente.
Il direttore, Gianni Marucelli
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Proposta di legge C. 4144, recante “Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 e ulteriori disposizioni in materia di aree protette. La Camera dovrà discutere di uno scempio normativo, la maggioranza di questo Governo consegna con una vera e propria contro riforma le parchi e aree protette alle bramosie delle lobbies che governano i Governi. Dopo 26 anni dalla approvazione della rivoluzionaria legge n. 394/91 che istituiva i parchi nazionali e le aree protette, oggi sappiamo bene come dovrebbe essere riformato questo fondamentale strumento normativo di gestione del territorio e dell’ambiente. Attraverso le norme della 394, pur tra le tante criticità che non abbiamo mai mancato di evidenziare, è stata sostenuta la sfida di conservare la natura del nostro Paese, tutelare gli ecosistemi, introdurre concrete possibilità di sviluppo armonioso e rispettoso dell’ambiente e delle identità culturali e sociali per le comunità che vivono dentro e accanto le zone protette. Che fosse necessaria una manutenzione della stessa legge era opinione comune, tant’è che fin dal 2002 è stata richiesta in modo corale, ma senza risposta, la Terza Conferenza Nazionale delle aree protette.
Oggi, con le ultime votazioni sugli emendamenti alla contro-riforma della legge quadro sui parchi L.394/91, la Commissione Ambiente della Camera ha licenziato per il dibattito alla Camera uno scempio normativo che consegna alle bramosie delle lobbies che governano i Governi uno dei beni più preziosi del nostro Paese: le aree protette, ovvero il 10 per cento del territorio italiano. La nuova legge si rivela lo strumento dove le competenze e le garanzie dello Stato sul patrimonio collettivo vengono cedute al sistema delle clientele politiche locali e contemporaneamente i criteri scientifici e le buone pratiche di gestione sono messe all’asta nella contrattazione della spartizione di poltrone e incarichi. Alle proposte emendative delle associazioni per la conservazione della Natura e alle motivate proteste di tutto il mondo ambientalista il Presidente Realacci, in osservanza delle strategie del Partito Democratico, ha risposto in Commissione con tempi forzati nella discussione e con votazioni a raffica: una fretta sospetta. Non è un decreto in scadenza. Non c’è l’urgenza, non ci sono gravi questioni di emergenza da risolvere.
Invece di lanciare nuove politiche di conservazione della biodiversità, delineare forme innovative di gestione dei Parchi e aumentare le risorse ad essi destinate, si rende commerciabile, attraverso il sistema delle compensazioni finanziarie, il patrimonio naturale italiano, si consente che la crisi crescente delle piccole comunità venga risolta con la svendita del territorio ai “sovrani” delle fossili o dell’energia, etichettando lo scempio come “nuova economia”.
Così come si va definendo, anche nel dibattito in Commissione ambiente, la nuova legge è una vera e propria contro riforma e non centra il suo fondamentale obiettivo: quello della tutela e di una seria, non strumentale, valorizzazione del patrimonio naturale italiano, nella consapevolezza che da essa dipende il benessere economico e sociale delle future generazioni. Solo preservando la funzione primaria della protezione della biodiversità possiamo garantire la trasmissione intergenerazionale di beni, valori e tradizioni caratteristici dell’identità territoriale e necessari alla convivenza sociale.
Abbiamo proposto le modifiche per rendere questa riforma degna di questo nome ma dispiace vedere il Partito Democratico portare a termine un disegno di occupazione e di mala gestione degli Enti Parco che li renderà sempre più subalterni agli interessi locali. Enti che saranno governati da Presidenti e direttori succubi della maggioranza di turno.
Dopo i regali alle lobby delle trivelle e delle fonti fossili, dopo i passi indietro nello sviluppo delle fonti rinnovabili, ecco un’altra dimostrazione delle non-politiche ambientali di questa maggioranza.
Un’occasione mancata. Avremmo dovuto, con questa legge, preservare la conservazione degli irripetibili ecosistemi promuovendo davvero la Bellezza che contraddistingue il nostro Paese e che ci viene riconosciuta in tutto mondo. Ma il dibattito non è finito, alle pressioni delle Associazioni si aggiunge e si manifesta sempre più forte la consapevolezza dell’opinione pubblica, ci auguriamo che durante la discussione in Aula ci possano essere sani ripensamenti.”
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