Articolo pubblicato su IUA n° 2, Anno IV, Febbraio 2017
Nell’ultimo articolo ci eravamo lasciati con la possibilità che una rilevante ondata di freddo colpisse il nostro paese verso la fine del ponte dell’Epifania. In effetti, la cosa è poi avvenuta, anche con qualche giorno di anticipo rispetto al previsto, ed è stata poi seguita da un’altra fase di freddo a metà del mese. Le conseguenze di tali eventi sono purtroppo ancora visibili a tutti, e mi riferisco in particolare a quanto avvenuto con la valanga che ha completamente sotterrato una struttura imponente come quella dell’albergo in provincia di Pescara. Oltre che per le vittime e i loro parenti dispiace che a essere colpite dagli eventi della natura siano ultimamente sempre le stesse zone del centro Italia, prima con il solo terremoto e poi con bufere di neve e terremoto insieme. La natura però fa il suo corso e non va vista come cattiva o nemica dell’uomo; caso mai, ma non è questa la sede per fare polemiche, bisognerebbe riflettere su una gestione più accurata del territorio e una politica edilizia più attenta. Chi scrive concorda con quanto già espresso alcuni giorni fa (intorno al 20 gennaio) da un importante sito online nazionale di meteorologia, dove è stato sottolineato che l’inverno deve comunque fare il suo corso e per questo non va disprezzato. Del resto, fino a un anno fa più o meno tutti, giustamente, ci lamentavamo proprio di come la stagione invernale non facesse più il suo corso; quest’anno possiamo dire che, almeno dall’inizio di gennaio, lo sta facendo. Peccato però che vi sia stata una concentrazione notevole di neve sulle regioni adriatiche del centro sud, mentre le Alpi e la Pianura Padana sono praticamente a secco. Questo nonostante il freddo si sia fatto sentire in maniera considerevole in tutta la penisola. A fine mese è probabile che si possa registrare una temperatura complessiva anche di 2-3 gradi inferiore alle medie: ciò non avveniva da molti mesi. Le due ondate di freddo, delle quali la prima addirittura è arrivata a imbiancare le coste della Puglia e della Campania, sono avvenute nonostante vi fosse un vortice polare abbastanza compatto e il rischio di un ulteriore rafforzamento dello stesso, dovuto a un possibile condizionamento imposto dalla stratosfera come avvenuto in molte delle stagioni passate.
Arrivati a pochi giorni dalla conclusione del mese di gennaio, modelli e indici alla mano, è dato attendersi, da fine mese fino almeno a tutta la prima decade di febbraio, un periodo molto più mite con la presenza di un anticiclone che regalerà per lo più bel tempo, lasciando però di tanto in tanto la possibilità che qualche perturbazione atlantica porti un po’ di piogge al centro nord e la neve sulle cime delle Alpi. Ad ogni modo, in questa fase non dovremmo avere ancora dei fenomeni così consistenti da riequilibrare il deficit pluviometrico che si registra in quasi tutta la Pianura Padana. La tal cosa dovrebbe però avvenire dall’ultima parte di febbraio fino a quasi tutta la primavera, quando sono attese maggiori precipitazioni. Dalla metà di febbraio fino a tutto marzo è ipotizzabile, fra l’altro, un nuovo periodo con temperature più fredde a causa di un vortice polare che dovrebbe diventare molto disturbato e quindi propenso a dispensare freddo verso le bassi latitudini. Ovviamente, è sempre difficile prevedere a distanza di settimane quali possano essere le zone europee più colpite, ma alcuni indizi lasciano intravedere la possibilità di un nuovo coinvolgimento del freddo anche per l’Italia. I modelli fisico-matematici che azzardano previsioni stagionali ipotizzano un periodo in media per i mesi di febbraio e marzo. Considerando che febbraio dovrebbe esordire con temperature superiori alla media, anche se di poco (e di questo a oggi, data la scarsa distanza temporale, ne siamo quasi certi) è lecito attendersi successivamente un’ondata di freddo anche importante.
A questo punto, dopo aver avuto almeno in Italia un gennaio pesantemente sotto media e dei mesi di febbraio e marzo che potrebbero essere in media, è lecito chiedersi come proseguirà il 2017. Essendo oramai del tutto terminati gli effetti del potente “El Nino” avuto per buona parte del 2016, considerata la persistente bassa attività solare, si potrebbe anche sperare che sia la volta buona per vedere effettivamente contrastati gli effetti di un global warming che, a ragione o torto, ci sta veramente spaventando. Di questo ne riparleremo verso l’estate.
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