Articolo pubblicato su IUA n° 7, Anno II, Luglio-Agosto 2015
A Predappio, in provincia di Forlì – Cesena, è nato (1883) ed è sepolto Benito Mussolini, e questa è cosa nota ai più. Non tutti però sanno che là dove il futuro duce ebbe i natali non c’era nemmeno un paese degno di questo nome, e che la “vera” Predappio è il borgo medievale che sovrasta l’attuale, il quale, fino a metà degli anni ’20 del secolo scorso, si chiamava Dovìa.
A creare l’attuale Predappio fu proprio Mussolini, poco dopo la sua ascesa al potere. La nuova cittadina, edificata nello stile “littorio” tanto caro al fascismo, ha il suo cuore nella vastissima Piazza S. Antonio, sulla quale si affacciano i palazzi maggiori, la Parrocchiale realizzata nel 1934 su disegno di Cesare Bazzani, e il Palazzo Varano, progettato in un piacevole stile semi-liberty da Florestano di Fausto (1926).
Circondato da un bel parco ricco di essenze vegetali, questo edificio prese il posto della casa natìa del duce, ed è ora la sede del Municipio. A rammentare al visitatore i fasti passati, una grande voliera semi-arrugginita dove, in onore del fondatore dell’Impero (ahimè effimero) fu rinchiusa un’aquila reale, con quanto piacere del povero animale il lettore si può immaginare.
Se Mussolini volle fare della piccola Dovìa una “Urbe” in minore, non si degnò però di prenderci casa; il suo protagonismo, non accontentandosi di un banale fondovalle, aveva bisogno di qualcosa di più “storico” e di più elevato. Fu così che l’antico castello di Rocca delle Caminate, che domina Predappio dalla cima di un colle vicino, fu acquisito (ufficialmente tramite un “prestito littorio” sottoscritto dalla popolazione forlivese) dalla comunità, restaurato (era ormai una rovina) e donato al Capo, perché ne facesse la propria dimora estiva.
Dato che è tradizione, tra i potenti di tutto il mondo, che quando essi sono presenti in una qualche loro residenza, la bandiera sventoli alta, il duce, nella sua modestia, volle dare un segno un po’ più spettacolare della sua, di presenza; così, in cima alla torre del vetusto maniero, fu collocato un potente proiettore (a 6000 candele) che fendeva il cielo notturno con un fascio di luce bianco, rosso e verde, visibile alla distanza di sessanta chilometri.
A Rocca delle Caminate Benito Mussolini doveva trovarsi veramente a suo agio, se proprio qui, dopo essere stato liberato dalla prigionia del Gran Sasso dalle “teste di cuoio” di Hitler guidate da Otto Skorzeny, volle venire per tenere la prima riunione del Governo della neonata Repubblica di Salò. Non ci rimase per molto, visto che gli Alleati erano alle porte, schierati all’attacco di quella Linea Gotica che fu l’estremo baluardo di tedeschi e fascisti.
Dopo la tragica conclusione, nel 1945, della sua vicenda politica ed umana, il corpo di Mussolini fu riconsegnato alla famiglia nel 1957, chiuso in una grossa cassa che aveva contenuto sapone, e tumulato nel cimitero della Chiesa di San Cassiano in Pennino (dove oggi riposa anche la moglie, Donna Rachele). Nei decenni successivi, Predappio e il suo cimitero furono meta (e in parte lo sono ancora) di pellegrinaggi di “nostalgici” del Regime, e ciò spiega come nella cittadina fiorisca un negozio di Souvenirs che rappresenta una vera e propria vetrina di apologetica del fascismo.
Molto più interessante, per il turista, soffermarsi nel Borgo alto di Predappio, ad ammirare il castello che fu degli Ordelaffi, signori di queste terre nel ‘400, e magari a gustare qualche specialità romagnola nella piadineria locale, che vanta il record della più lunga piadina del mondo. Come dire, che qui non è stato solo Mussolini a montarsi un po’ la testa…
Emilia Romagna – Nelle terre del duce di Gianni Marucelli © 2015 è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Based on a work at www.italiauomoambiente.it.
Emilia Romagna – Nelle Terre del duce by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.