Poesia pubblicata su IUA n° 6, Anno II, Giugno 2015
La signora Silvana Omati, della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, ci invia una sua poesia a proposito delle potature eccessive cui sono sottoposti gli alberi dei viali cittadini…
Il cedro e la magnolia
Di Silvana Omati
Poveri alberi, maldestramente potati!
Già non ho più la finestra dalla quale potevo ammirarvi
in ogni stagione, di giorno e di notte!
Però mi bastava pensarvi, davanti a casa mia,
per vedervi, come necessario ornamento della facciata.
Poi, un solo alito di vento,
vi faceva cantare anche per me.
È arrivato un mestierante e vi ha massacrati:
tu, cedro del Libano, patisci l’umiliazione
di molte fronde vive sacrificate inutilmente.
Tuba triste una coppia di candide tortore
che ha così perso un pudico nascondiglio.
Tu, magnolia, appena un momento prima
della bianca e delicata fioritura,
sei ora simile ad una bimba rasata, perché portatrice di pidocchi
(Così capitava ad orfanelle in antichi brefotrofi…)
Sono sicura che non morirete, perché salde sono le radici.
Ma ci vorrà del tempo: tanto!
Nessuno vi restituirà stagioni verdeggianti o fiorite
come a malati troppo a lungo trattenuti in ospedale
Ma il desiderio di vivere è forte e sarà vincente
come una resurrezione promessa e mantenuta.
Dai giardini al di là della strada,
ondeggiano, danzando anche per voi,
rami di peschi, rosei mandorli, gialle forsizie
Attendere, sperando di rivivere,
rende sopportabile le crudeli ferite,
dalle quali piangono pesanti gocce di linfa.
Il cedro e la magnolia di Silvana Omati © 2015 è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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