Storia, caratteri naturali e curiosità del più famoso dei giardini pubblici fiorentini
Articolo pubblicato su IUA n° 4, Anno II, Aprile 2015
Spesso andiamo a cercare luoghi speciali e rarità lontano chissà quanto e ci scordiamo che proprio in casa nostra ci sono ambienti che meritano attenzione particolare. Il Parco delle Cascine di Firenze rappresenta uno di questi sottovalutati gioielli. Con questo breve articolo mi riprometto di ricordarlo e vi invito a visitarlo/riscoprirlo con un’ottica diversa, non solo come uno spazio dedicato a un mercato o a una manifestazione, e ad andare oltre la meta usuale dei frequentatori domenicali, costituita da Piazzale Kennedy, ad imboccare il viale dell’Aeronautica o a proseguire lungo il fiume per “esplorare” la parte nord-ovest, riappropriandovi della primitiva immagine di questo meraviglioso complesso storico e naturale.
Fino alla metà del ‘500 il territorio ad ovest di Firenze, dalle pendici del Monte Morello fino all’Arno, era costituito da una piana soggetta ad alluvioni, instabile e quindi non adatto ad insediamenti fissi. Vi si trovavano delle formazioni dovute ai depositi e all’attività fluviale, che si potevano definire isole, solide, ma non abbastanza per dare l’avvio ad alcun tipo di attività antropica stanziale.
Con la costruzione della Fortezza, il corso del Mugnone venne incanalato e deviato verso ovest, successivamente fu scavato il Fosso Macinante. La nuova disposizione di canali, importanti e stabili, fu il presupposto perché i terreni all’interno di questo triangolo iniziassero a consolidarsi: con questi interventi i Medici, proprietari dell’area, iniziarono quella che sarà una vera e propria opera di bonifica.
Come era successo per la villa di Poggio a Caiano e per molte altre parti della regione, anche Cascine dell’Isola, questo era il nome dell’area, con la sua foresta planiziale, diventa parte del programma di valorizzazione del patrimonio forestale Mediceo, con lo scopo sia di salvaguardia del territorio, che di esternazione del potere della famiglia. In un primo tempo l’area viene sfruttata solo come riserva faunistica e bandita di caccia, ma poco dopo si decide di trasformarla in una vera e propria fattoria.
Una valorizzazione più spiccata si ebbe con il passaggio delle Cascine alla famiglia dei Lorena: la fattoria doveva diventare una produttiva azienda agricola , esempio della politica agraria dei principi, ed essere area aperta al pubblico in occasione di fastosi eventi. Pietro Leopoldo affidò il progetto al giovane architetto Giuseppe Manetti che ideò un progetto strutturale e organico del parco, che anticipa il gusto del giardino naturalistico all’inglese, e dei vari edifici. Il disegno è finalizzato, oltre che all’aspetto estetico, alle destinazioni funzionali: i viali lungo il corso dell’Arno facilitano la strategia di caccia, così come la ragnaia; sono contemporaneamente previste le strutture di servizio destinate all’azienda agricola; il tutto senza trascurare il fondamentale aspetto di rappresentanza e lustro prevedendo di destinare l’area a grandi, pubblici festeggiamenti.
Con Elisa Baciocchi, nel periodo napoleonico, le Cascine diventano propriamente un Parco pubblico. Nel 1868 furono acquisite dal Comune di Firenze. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’Amministrazione si trovò proprietaria di un bene che, anziché costituire una rendita, necessitava di urgenti e imponenti lavori di manutenzione. Si decise così di abbandonare completamente la destinazione rurale e di trasformare l’area definitivamente ed esclusivamente in un parco pubblico. Vengono concessi spazi per la creazione di impianti sportivi e ricreativi, ma anche per il ristoro degli ormai numerosissimi frequentatori. E’ con questo aspetto che oggi si presentano le Cascine.
Esse non devono però essere considerate soltanto un polmone verde con uno storico passato: è importante riconoscer loro un’importanza botanica. Anche se negli ultimi anni numerosi tagli lo hanno ridimensionato, il bosco situato a nord-ovest del parco, compreso tra il piazzale delle Cascine e la confluenza tra Arno e Mugnone, ha mantenuto una certa naturalità, conservando, almeno in parte, l’aspetto di antica foresta planiziaria. E’ costituito prevalentemente da farnie, lecci, olmi, tigli, aceri, frassini, carpini e da un interessante sottobosco. Grazie al suolo fertile e alla falda che costituisce una buona riserva idrica, si tratta in moltissimi casi di esemplari grandi e maestosi. Interessante è anche la vegetazione ripariale, nonostante abbia perso molte delle sue caratteristiche originarie, con la drastica riduzione di salici e pioppi lungo il greto.
Strade e viottoli sono spesso delimitati da siepi che si snodano per circa 30 Km all’interno del parco e costituiscono un importante habitat per alcune specie di uccelli. Le siepi sono costituite da piante capaci di resistere alle torride estati fiorentine e contemporaneamente all’ombreggiatura delle piante più alte; troviamo tra le altre la lantaggine, il ligustro e il leccio nella fase arbustiva.
Le specie floristiche che lambiscono i boschi, soprattutto nelle zone meno “calpestate”, sono numerose, per scoprirle è sufficiente essere un attento visitatore. Si passa da piante comuni ad alcuni più rari esemplari; in autunno troveremo anche svariate specie di funghi. Un incentivo in più, quindi, per godersi una passeggiata “tradizionale” con un’ottica diversa: per localizzare e riconoscere alcune delle specie botaniche che ornano il Parco nelle varie stagioni vi sarà utile la Guida, edita recentemente dal Comune di Firenze, che segnaliamo in Bibliografia. Escludete per il tempo necessario la folla, i veicoli, le grida dei bambini e fingete che la vostra bicicletta (un mezzo adattissimo per percorrere le Cascine) sia la carrozza di un Granduca lorenese: allontanate dalla vostra mente ogni immagine di degrado notturno che questi luoghi evocano e riappropriatevi con la fantasia di questa bellissima parte di Firenze.
La Piramide
Intorno alla casa del Capoguardia si concentrano alcune infrastrutture, tra queste anche un mosaico di laghetti che, oltre ad essere adibiti a peschiere, venivano utilizzati per la formazione del ghiaccio. Nelle vicinanze si trovano due conserve, due ghiacciaie. La ghiacciaia era una semplice struttura conica, coperta con un tetto di paglia, circondata dalla macchia in modo da restare in ombra; vi si conservava il ghiaccio indispensabile alla conservazione dei prodotti della cascina, in particolare di quelli caseari.
Con il tempo le ghiacciaie si deteriorarono, e si decise di sostituirle con una nuova. Nel frattempo l’abitazione del Capoguardia era stata ricostruita perdendo totalmente l’aspetto rurale, acquistando importanza architettonica, impreziosita anche dalle due edicole delle fagianiere; ne conseguì che la nuova ghiacciaia doveva essere adeguata al mutato scenario che si era venuto a creare. Venne però deciso di lasciare “inalterata” la forma, ma di conferirgli un ben più nobile contenitore: venne chiesto al Manetti di progettare una piramide delle dimensioni della preesistente ghiacciaia…
Le ragnaie
Le ragnaie erano delle aree, solitamente boschetti di sempreverdi o comunque costituite da fitti arbusteti e siepi, destinate all’uccellagione. Se facciamo attenzione, molto spesso nei giardini delle antiche ville si nota una zona boschiva particolarmente fitta disposta a cerchio; nella maggior parte dei casi, è quanto rimane della ragnaia padronale.
Le tecniche per la cattura erano svariate, potevano essere dotate di uccelli da richiamo, potevano servire solo da appostamento o avere delle reti, poste sulla cima o tese a parete, atte alla cattura degli uccelli. L’intrico del bosco e gli stessi richiami attiravano gli uccelli inducendoli ad entrare in un ambiente apparentemente di rifugio e a cadere nella trappola preparata.
Anche alcune zone di “Cascine dell’Isola” vennero adibite a ragnaia: il Bosco dei Ginepri, attraversato da un viale con andamento sinuoso, e l’area intorno al Prato delle Cornacchie, costituita da un folto bosco.
Il Parco
Il Parco delle Cascine, con i suoi 160 ettari, rappresenta il più grande parco pubblico di Firenze, una striscia che costeggia la riva destra dell’Arno per più di tre chilometri, e che comprende circa 35 ettari di bosco. Nell’area del parco sono inclusi vari impianti sportivi, tra cui l’ippodromo e la piscina delle Pavoniere, e altre strutture come la Facoltà di Agraria, la Scuola di Guerra Aerea e l’anfiteatro. Sono state, e in parte continuano ad esserlo, teatro di moltissime feste cittadine.
Bibliografia:
Alessandro Rinaldi -La caccia, il frutto, la delizia. Il Parco delle Cascine a Firenze – EDIFIR
Stefano Mosti -Flora spontanea delle Cascine. Un parco sul fiume – Edizioni Polistampa
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