Articolo di Maria Iorillo & Alberto Pestelli (IO.PE.) pubblicato su IUA n° 7, Anno II, Luglio-Agosto 2015
Ne avevamo sentito sempre parlare benissimo. Addirittura io conoscevo quel delizioso Bianco prodotto da queste parti che è delizia del palato. Ma nessuno dei due era stato a visitare questo bellissimo antico paese della Toscana. È abbastanza lontano da Roma ma non troppo se consideriamo che Firenze è ben più lontana. In un paio di ore ci siamo arrivati. Evitando di percorrere la bellissima via Cassia, abbiamo preso l’Aurelia da Roma fino Montalto di Castro. Da li siamo giunti in prossimità del lago di Bolsena. Arrivati finalmente in Toscana, dopo una ventina di chilometri o forse di più eccoci in prossimità della maestosa rocca etrusca.
Spesso ci siamo chiesti: “Come facevano i Romani ad espugnare questi incredibili baluardi? Gli Etruschi costruivano le loro città in luoghi spesso inaccessibili, nascosti, in alto e alla confluenza di due o più corsi d’acqua. E le strade di accesso erano così anguste…“. E molte di queste vie, dette appunto vie cave, le possiamo trovare nei dintorni di Pitigliano (ad esempio la famosa via cava San Giuseppe). Tuttavia, queste spettacolari strade incastonate nel tufo non erano adibite solamente alla viabilità e a collegare le varie cittadine etrusche tra loro. Avevano uno scopo ben più preciso: erano vie sacre e portavano sempre in direzione delle varie necropoli disseminate un po’ ovunque nei dintorni del centro abitato.
Trovare un posteggio a Pitigliano non è cosa semplice. Giriamo per un po’. Alla fine riusciamo a trovarlo poco distante dall’ingresso della parte antica della cittadina.
Mentre ci avviciniamo all’antica porta, percorriamo un tratto di strada dove si aprono una moltitudine di negozi costruiti all’interno di grotte di tufo. Entriamo in una di esse Un’infinità di leccornie ci invitano a tirar fuori il portafoglio. Per il momento resistiamo. Prima visitare la cittadina, data l’ora che volge al desinare, è obbligatorio cercarci una buona trattoria e poi… e poi vedremo.
Entriamo nella città vecchia. Subito appaiono i colori della storia. Una storia che profuma di antico, di semplicità. Gli abitanti del luogo sembrano cortesi e sorridenti. Non è la prima volta che, mentre passeggiamo per le strade di antichi borghi medievali, scorgiamo una sincera cortesia nei suoi abitanti. È bellissimo. Come sarebbe bello se esistessero questi sorrisi in tutte le grandi città…
Pitigliano è soprannominata la Piccola Gerusalemme. Infatti è presente una nutrita comunità ebraica. La Sinagoga è del cinquecento. Nei pressi del tempio ci sono i locali adibiti ai bagni di rito e alcuni negozietti ebraici quali il forno del pane azzimo, la tintoria, la macelleria e una cantina kasher.
Vagabondiamo in ogni angolo di Pitigliano riempiendoci gli occhi della bellezza di altri tempi. Vicino alla sede del Comune notiamo un piccolo Bistrot. È caro, ma ne vale la pena. Usciamo pieni pieni e soddisfatti e anche un po’ “allegri”. Il vino, che in questo locale è a calici, è bello forte!.
Mentre stiamo passeggiando ci tornano in mente quei negozi scavati nel tufo. Compriamo il famoso Bianco di Pitigliano, e patè di cinghiale per i crostini e altre leccornie. Appena usciamo dall’esercizio un acquazzone ci sorprende nel mezzo di strada. E Lady Gray, la seicento di Maria, è parcheggiata un poco più giù. La pioggia sembra diminuire. Ecco allora che ci avventuriamo sotto l’acqua. In breve tempo siamo dentro l’automobile. Due manovre e siamo di nuovo on the road, verso un altro antico borgo poco distante. Sovana. Mentre ci dirigevamo verso questo piccolo centro del grossetano abbiamo visto delle indicazioni turistiche… Via cava San Giuseppe.
Spinti dalla curiosità abbiamo parcheggiato la Seicento. Ci siamo incamminati lungo un sentiero nella campagna sottostante Pitigliano e… meraviglia delle meraviglie…, davanti a noi si apriva uno stretto sentiero buio (una vera e propria strada etrusca) scavata nel tufo. Ci siamo avventurati, timorosi, in quello che sembrava quasi un antro dell’inferno. Ma una volta al suo interno, le sensazioni provate inizialmente sono mutate. Quelle pareti di roccia vulcanica sembravano quasi proteggerci da eventuali pericoli. E così doveva essere nell’antichità. Come se fossero state delle strade segrete per raggiungere altre città etrusche della zona. Chissà cosa provavano gli antichi viandanti quando si addentravano in queste vie… protezione a chi le aveva costruite, paura nel nemico. Ed è nata una poesia…
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