Articolo pubblicato su IUA n° 8, Anno I, Novembre 2014
Introduzione di Alberto Pestelli
Oggi giorno buttiamo via oggetti che non riteniamo più utili perché considerati fuori moda, obsoleti o semplicemente perché la loro vista in uno scaffale o in una vetrina è diventata noiosa. Vi assicuro che l’impatto ambientale con questi “rifiuti” è notevole. Entra, quindi, in gioco l’arte del riciclo che permette il ritorno alla vita di tanti oggetti con qualche annetto in più ma che possono comunque tornare utili per chiunque. I mercatini dell’usato, mettendo da parte lo scopo commerciale, è un sistema per ritornare a respirare un certo passato caro a quelle persone amanti del collezionismo. Vengono rivalorizzati libri antichi, orologi da taschino, vecchie macchine fotografiche, dischi in vinile e tanti altri oggetti più o meno preziosi che altrimenti farebbero una brutta fine in qualche discarica autorizzata e, molto spesso, in qualche discarica abusiva incrementando il problema dell’inquinamento.
Alberto Pestelli
Parlo di ritorno alla vita in maniera “metaforica…” chiudo gli occhi e sogno improvvisamente alcuni vecchi oggetti prendere vita ed esprimere gioia e contentezza. Lì per lì provo stupore, è naturale. Poi capisco la ragione. Si sono tolti quel velo di polvere che ingrigiva la loro vita e adesso risplendono perché qualcuno li riusa e li considera nuovamente, dopo che la loro lunga esistenza era ormai giunta al capolinea.
Da più di dieci anni trascorro il mio tempo circondato dalle tanto disprezzate cianfrusaglie che sono state sfrattate dalle vetrine dei soggiorni buoni, tra i mobili di lungo corso tanto apprezzati dalla nonna, tra capi di abbigliamento dai colori indefiniti buoni solo per carnevale. Vivo nel bel mezzo di scaffali contenenti vecchi vinili con incise voci di chissà chi e da chissà quanto tempo, libri e fumetti talmente vecchi che i loro personaggi ed eroi sono diventati allergici alla polvere. E per non parlare di pianoforti e chitarre scordate che confondono il Sol con il La! Insomma tutti in cerca di una nuova vita.
Sono tornati di moda. In modo prepotente ma con un certo savoir-faire da far invidia alle più celebri e costose firme del mondo contemporaneo. E per dar loro grande importanza hanno dato un bell’appellativo: Vintage.
Quando arrivano nel mio negozio, si realizza un rito che ha qualcosa di magico: li pongo sul banco, li osservo con molta attenzione, li scruto nei minimi dettagli, li valuto e, dopo aver loro creato un spazio, finalmente li esibisco.
Diventano come delle belle donne; non passano più inosservati. Sembra quasi, sapendo di piacere, che dimostrino una certa vanità. S’illuminano di luce propria e si fanno desiderare. A volte mi sorprendo a immaginarli mentre parlano richiamando, pomposi, l’attenzione del cliente.
Questi oggetti e oggettini, rimasti per anni confinati in soffitte buie e polverose, ripostigli, cantine, spesso dentro scatoloni troppo stretti per le loro dimensioni, oggi sono riconsiderati, rispolverati, lucidati a tal punto che immagino che facciano improvvisamente comparire il genio dei desideri…
Grazie a questo mio particolare mondo, i miei ricordi ritornano incredibilmente attuali. Ed è bellissimo perché li rivivo intensamente, come se il tempo si fosse fermato… a volte mi par di sentire gli stessi odori che provavo da bambino che mi ricordano la dolcezza dei miei nonni, i miei genitori da giovani, i loro giochi, le letture, le usanze colme di saggezza e di passione.
Cosa provo nel toccare, sfiorare queste vecchie bellissime cose? Una sensazione intima che mi accarezza l’anima ubriacandomi di felicità. Oggi come ieri…
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