Di Maria Iorillo & Alberto Pestelli

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Vi è mai capitato di avere tempo da perdere e non sapere come sfruttarlo?

Noi un consiglio l’abbiamo. Prendete la vostra auto – meglio se utilitaria e piuttosto piccola – e improvvisate un tour dalla mattina alla sera. Facile, no?

Già sentiamo la vostra domanda… Dove andare? Semplice… dove vi porta l’ispirazione dopo aver consultato una bussola o, in mancanza di questa, una poetica rosa dei venti. E se la poesia non è il vostro forte, inumidite con la saliva il dito indice e alzatelo e sentite da dove arriva il vento.

Quel giorno a Roma il vento proveniva da Nord…

Fatto il pieno all’utilitaria, puntammo la prora dell’auto verso la via Cassia.

Per dove? Lo decidemmo appena giunti a Montefiascone: un caffè a Bolsena… in attesa di trovare l’ispirazione successiva… che non tardò ad arrivare. Il vento questa volta spirava da ovest, in direzione della Maremma toscana. Pitigliano!

Un leggero pasto nella piazzetta della città del tufo. Un veloce acquisto di prelibatezze del posto in un caratteristico grottino, una bottiglia del famoso bianco da aprire la sera a cena e…

“A giro per le stradine di Pitigliano?”

Sbagliato! Ci siamo stati tante volte, e poi il vento in quel momento ci stava portando aria di mare…

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E mare sia!

Il punto più vicino all’antica città etrusca è il promontorio dell’Argentario. Mai stati prima, quindi occorreva porre rimedio!

Arrivammo a Porto Santo Stefano abbastanza velocemente. Il porticciolo a quell’ora del giorno non era molto frequentato di turisti. Trovammo facilmente un parcheggio per l’auto.

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E ci lasciammo andare a una rilassante passeggiata sul molo. Quanti yacht ormeggiati e quante barche in attesa di alzare le vele. Danno sempre un senso di libertà, fanno pensare a posti lontani, ai viaggi e al loro fascino. Un caffè nel grande bar e poi continuammo il giro.

Immagine 283Porto Santo Stefano

L’intenzione era quella di percorrere in tondo la strada panoramica, che corre tutto intorno al promontorio e che offre una visuale veramente unica sul mare e sulle vicine isole del Giglio e Giannutri, fino ad arrivare a Orbetello passando per Porto Ercole. Ma non avevamo idea dell’avventura a cui stavamo andando incontro. Percorrendo la strada su una costa molto frastagliata, lo sguardo andava sempre verso il mare.

Immagine 284L’ambiente naturalistico intorno a noi era notevolmente bello e l’acqua sotto di noi veramente cristallina. Eravamo presi dai paesaggi.

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Ad un certo punto, un cartello avvertiva della fine della strada asfaltata e dell’inizio di una strada bianca, non consigliata.

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Forse eravamo andati su un percorso secondario, ma quel “poco consigliato” non ci fece desistere dal proseguire. “Poco consigliato, ma comunque percorribile” pensammo noi. E andammo oltre. Inizialmente non sembrava così disastrata. Strada abbastanza larga, non asfaltata ma ricoperta di breccia bianca e qualche piccola buca.

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Un’impalpabile polvere si posava, intanto, sulla macchina. Incontrammo anche un suv che veniva dalla parte opposta e il cui autista, nel passarci vicino, ci fece un largo sorriso. Solo successivamente intendemmo il senso di quel sorriso, sicuramente ironico. Infatti, andando oltre, la strada cominciò a restringersi, le buche, ora grandi, si aprivano davanti a noi facendo sobbalzare ripetutamente la macchina. Poverina, chissà quanto soffriva.

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A quel punto non potevamo tornare indietro, eravamo andati troppo avanti e pensavamo di essere vicini al termine della strada. Intanto il mare, alla nostra destra, continuava a brillare. Le sagome delle isole del Giglio e di Giannutri erano in controluce. Lo spettacolo era davvero un incanto, ma noi eravamo distratti dal nostro problema che appariva sempre più preoccupante. Perché arrivammo a un bivio. La strada davanti a noi si apriva a forbice e, chissà perché, decidemmo per quella più esterna.

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Questo viottolo si presentava sempre più stretto e poi… ecco davanti a noi un cancello chiuso. Forse l’accesso a una villa privata. Chissà! Comunque non potevamo proseguire, né fare inversione perché il tratto era stretto per una simile manovra. Alla nostra destra il vuoto. L’unica soluzione era la marcia indietro. Ma… l’ansia ci prese. Uno dei due scese dalla macchina per aiutare l’altra a non avvicinarsi, durante la retromarcia, al burrone.

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Nel proseguire restando il più possibile sulla sinistra, la macchina non riusciva a sottrarsi ai graffi degli arbusti che spuntavano dalla parete rocciosa. A fatica e con non poca tribolazione, riuscimmo a tornare al bivio e a prendere l’altra strada della forbice. Pericolo passato, ma che paura! Ormai il paesaggio, pur fantastico, era diventato insignificante. Il nostro unico scopo era lasciare, prima possibile, quel sentiero “sgarrupato”. E finalmente arrivammo sulla strada principale. Ci fermammo per rilassarci un po’, ridendo e scherzando sull’avventura appena vissuta. E, quindi, riprendemmo il viaggio. Questa volta l’attenzione ritornò sul mare e sullo scenario suggestivo che ci circondava.

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Arrivammo a Porto Ercole con il sorriso sulle labbra. Se il tempo, nei momenti trascorsi sulla stradaccia, non passava mai, adesso correva come un levriero. Si stava facendo tardi e Roma era lontana. Un ultimo sguardo al mare che, coi suoi luccichii, ci invitava a restare ancora ad ascoltare la sua musica mentre il sole lentamente si ritirava dietro quella linea invisibile che separa il cielo dal mare. Puntammo verso Orbetello con la speranza di trovare un distributore. Non ci eravamo accorti che, intanto, la spia della benzina era fissa sul rosso. Non fu difficile trovarne uno.

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Mentre il benzinaio riempiva il serbatoio della vecchia 600, volgemmo ancora una sbirciatina al promontorio dell’Argentario, al mare e poi di nuovo al monte. Anche se con qualche brivido, il girotondo dell’Argentario era stata un’avventura unica, interessante… e istruttiva per il futuro: è bene consultare le cartine e seguire le istruzioni dei cartelli stradali prima di percorrere strade che non conosciamo. Ma… volete sapere una cosa? Se tornassimo indietro ci comporteremo allo stesso modo: senza consultare cartine e né rispettare i cartelli ma seguendo semplicemente il vento…

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© copyright IO.PE 2014

Fotografie di Alberto Pestelli © copyright Alberto Pestelli 2006

 

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Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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CC BY-NC-ND 4.0 Il girotondo dell’Argentario by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.