Articolo pubblicato su IUA n° 8, Anno I, Novembre 2014
Negli ultimi anni sono sempre alla ricerca di borghi, piccoli e grandi, noti ma anche sconosciuti, dove lasciare i miei sensi liberi di interagire con l’ambiente. Esigenza che forse nasce dal desiderio di conoscere le radici dell’uomo. O, forse, perché avverto sempre più il bisogno di una vita semplice immersa nella natura e di fuggire da queste grandi città che inghiottiscono il singolo e la sua solitudine. E’, comunque, una ricerca di pace interiore e di una sorta di comunione con la natura e la storia tanto mortificate dall’uomo moderno.
E girovagando nella zona di Cerveteri, ho scoperto un borghetto medievale piccolissimo ma davvero grazioso: Castel del Sasso o, semplicemente, Sasso. Sicuramente il borgo più piccolo che abbia mai visitato.
Al suggestivo borgo di Sasso si accede attraverso una porta merlata. Dopo un piccolo corridoio tra due case si entra nella piazza che prende il nome dalla chiesetta di Santa Croce con, all’interno, affreschi del XVI sec.. Una modesta chiesa con la facciata a capanna e il piccolo campanile a vela. Essa, essendo in origine concepita come cappella di famiglia, appartiene al complesso del palazzo Patrizi. Interessante è il Palazzo Baronale, dal quale si gode un’ampia vista sul mare. Intorno la piazza, pavimentata con tasselli di porfido disposti a spiga di grano, sono raccolte poche case dalle quali arriva sempre un profumo delizioso di tagliatelle fatte in casa e di ragù.
Il paesino, contornato da una natura splendida, è a 300 metri sopra il livello del mare, per cui anche in piena estate si può godere di un’ arietta frizzante. Nella campagna circostante si trovano i cosiddetti Sassoni di Furbara, grandi picchi rocciosi che, per la loro conformazione e il colore, sembrano le vette dolomitiche in miniatura. Sui picchi si trovano i ruderi del Castello del XII secolo e i resti dell’eremo dei frati seguaci di S. Antonio.
E il nome Sasso sembra sia stato dato proprio da una rupe che affianca il borgo e chiamato anche lo scoglio di S. Antonio. Secondo un’altra ipotesi, invece, il nome deriverebbe dalla famiglia dei Sassoni scesi nel Lazio intorno all’anno mille a seguito dell’imperatore tedesco Ottone.
Sasso affonda le sue radici nella preistoria come testimoniano i ritrovamenti effettuati. Infatti, nelle grotte, poco distanti dal borgo, sono state scoperte tombe risalenti all’età del bronzo. Nella località Pian della Carlotta, presso il Sasso, erano conosciute, per le loro proprietà terapeutiche, le acque termali sulfuree, denominate dai Romani “aquae ceretanae”. Con gli ultimi scavi, a opera della sovrintendenza archeologica dell’Etruria meridionale, sono ritornate alla luce magnifiche vasche con rivestimento marmoreo, strutture adornate da mosaici e monete con l’effigie di Adriano.
Se vi trovate sulla via Aurelia, all’altezza di Furbara, fate una piccola deviazione e fermatevi in questo luogo dai suoni, dai colori e dai profumi del lontano Medioevo. Nelle vicinanze ci sono anche ottime trattorie dall’atmosfera cordiale e dai piatti tradizionali e meno tradizionali ma che sono, sicuramente, un trionfo di sapori da non perdere.
© Copyright 2014 Maria Iorillo
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Alla scoperta di un… Sasso. by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.