Articolo pubblicato su IUA n° 6, Anno I, Settembre 2014
Dal 15 aprile al 20 luglio, il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita la mostra “Pasolini Roma”. Il progetto, che coinvolge anche Barcellona, Berlino e Parigi, intende presentare Roma e la sua periferia viste attraverso gli occhi di Pasolini.
Come potevo mancare a un tale evento?! Ho impiegato quasi tre ore per visionare tutto il ricco materiale esposto. Sei sale, sei sezioni divise cronologicamente, partendo dal 1950, anno in cui Pasolini arrivò dal Friuli a Roma, accompagnato da sua madre, fino a quella tragica notte, del 1975, quando il suo corpo fu trovato sul litorale di Ostia. Una vicenda ancora oggi con tanti lati oscuri.
In ognuna delle sei tappe sono in visione disegni, dipinti, appunti di viaggio dattiloscritti o scritti a mano, autoritratti, pagine di diario, poesie, progetti, foto, proiezioni di scene di film, immagini dei luoghi dove ha vissuto e audio-interviste, varie testate giornalistiche, tra le quali quelle che riportano notizie sulla sua espulsione dal PCI e dalla destra e sulle sue dichiarazioni scomode sulle stragi che colpirono il Paese in quel periodo. In una delle sale, troneggia una Millecento nera, l’auto che lo aveva accompagnato nel periodo in cui faceva il reporter per una rivista.
Un percorso che traccia la sua vitalità creativa, mostrando un Pasolini personaggio famoso insieme a tanti personaggi famosi e intellettuali del periodo e un Pasolini uomo al bivio tra identità e integrazione in una società che avverte ostile e in declino. Nella mostra sono inclusi anche dipinti di artisti contemporanei che Pasolini aveva descritto in una poesia: Morandi, De Pisis, Rosai, Guttuso e Mafai. Insomma, una mostra molto ricca e ben pianificata, e, attraversando in silenzio le sale, accompagnati dalle immagini e dalle parole di Pasolini, si percepiscono la sua poesia, la sua anima, le sue inquietudini, le lotte per le sue idee, rivoluzionarie per quel periodo storico e culturale del nostro Paese.
E’ stato emozionante passeggiare tra spaccati di vita di un uomo dalla personalità così affascinante: creativo, intellettuale, passionale, sensibile ai problemi degli emarginati della società e alla gente di borgata. Quelle borgate poste alla periferia di Roma dove “la religione dei consumi” non aveva ancora avuto modo di “scristianizzare” le persone. Pasolini fu talmente colpito dall’anima della borgata di Roma che ne riportò le storie sul grande schermo, in film diventati famosi a livello internazionale, come “Mamma Roma” e “Ragazzi di vita”. In una delle sale, su un piccolo schermo scorrono le immagini di una scena indimenticabile di “Roma città aperta”: Anna Magnani che viene uccisa mentre rincorre il camioncino tedesco, sul quale viene portato via il suo compagno, urlando disperata il suo nome “Francesco”. La scena è girata al Pigneto, quartiere e scenario prediletto da molti neorealisti, tra i quali lo stesso Pasolini per alcuni suoi film, come “L‘Accattone” e “Il gobbo”.
Roma ha avuto, quindi, un ruolo fondamentale nella vita di Pasolini, è in questa città che ha conosciuto la vita reale, le problematiche di una società contraddittoria, la marginalità collettiva, la precarietà, e lui ha saputo raccontarla in chiave poetica. Una città che ha amato e odiato. E’ quello che fortemente si avverte. E andando via dall’ultima sala, guardo emozionata, su un grosso schermo, la spiaggia di Ostia. Sento le onde del mare infrangersi sul bagnasciuga, mentre lontana, ma nitida e determinata, arriva ancora la voce di Anna Magnani che, questa volta, disperata urla “Verità per Pasolini”!
© copyright Maria Iorillo 2014
Fonte delle fotografie:
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