di Massimilla Manetti Ricci
Centottanta milioni di anni fa una massa petrosa del giurassico fu sbalzata fuori dalle rocce Liguridi Esterne per formare una rupe di ofiolite, la pietra verde il cui nome significa appunto roccia di serpente.
All’indomita violenta spinta naturale subentrò la costanza dominatrice dell’uomo che costruì su questo dirupo a picco sulla gola del torrente Vezzeno un castrum e su di esso poi in epoca medievale una torre militare fortificata.
Risalgono dunque all’810 le prime notizie certe del Castello di Gropparello a 27 km da Piacenza quando Carlo Magno concede in feudo la rocca all’Arcivescovo Giuliano II.
Diventa nel ‘300 teatro delle faide tra Guelfi e Ghibellini passando per le mani delle famiglie Fulgosio, Anguissola e del conte Ludovico Marazzani Visconti Terzi per poi arrivare nel 1994 alla famiglia Gibelli che lo ha trasformato in una meta turistica grazie soprattutto all’iniziativa del parco delle fiabe.
Primo ed unico parco emotivo per bambini, propone avventure medievali con eroi senza tempo , con folletti ed elfi del bosco quali richiami alla natura primordiale e incontaminata che offre il suo sottobosco alla scoperta curiosa e stupita dei piccoli.
Qui si esaltano ,in un gioco di ruolo guidato, i valori antichi ed eterni della lealtà, del coraggio e della difesa del buono, ma si esorcizzano anche le paure ancestrali degli orchi e delle streghe che vivono in noi per sfogare le ansie e le costrizioni in un liberatorio grido alla vita.
Il castello, compatto sulla sua rupe sorveglia il gioco sereno e le grida gioiose echeggianti dal parco, per mitigare e placare lo spirito della giovane donna Rosania Fulgosio che la leggenda medievale vuole murata viva nelle segrete della rocca intorno al 1200 dal marito tradito .
C’è chi giura di averla vista aggirarsi vestita di velo bianco con i capelli raccolti su un esile figura tra i muri del castello in cerca di pace e di un fugace contatto con i vivi.
Dalla storia persa nella leggenda e dal sovvertimento tra il normale e il paranormale , il proprietario del castello, Gianfranco Gibelli ne ha tratto un romanzo , ‘Indagine su una presenza inquietante’, spiegandone le motivazioni:
Ci siamo di volta in volta incuriositi, preoccupati, spaventati, commossi; abbiamo sperato, temuto, sofferto e siamo stati felici. E la cronaca trasmette i fatti, non le emozioni che a questi sono legate, che hanno coinvolto me personalmente, mia moglie, le nostre figlie, i nostri parenti, e più o meno direttamente molte altre persone. Quindi ha preso corpo poco a poco una diversa idea: che cosa può trasmettere, oltre ai fatti, anche le emozioni? Un romanzo.
Al maniero si accede da un ponte levatoio che sembra introdurci nel cuore della roccia ofiolitica sulla quale poggiano le fondamenta.
Ed infatti il corpo centrale del cortile non ha la struttura quadrangolare tipica dei castelli , ma una sorta di triangolo ritagliato nel ventre della rocca che segue l’andamento del dirupo.
L’intonaco a strisce e il balconcino, allusivo a Romeo e Giulietta rivela gli interventi neogotici sul castello, sul quale domina massiccia la torre. Lei , testimone della storia cruenta e tragica tipica di quasi tutti i castelli , rivendica la sua supremazia ed è lì a chiamare insistentemente i visitatori, anche quelli come me, restii per le vertigini.
Incerta mi incammino per l’ angusta scala in legno, poi in ferro nell’ultimo tratto e
stretta, quanto basta, a misura d’uomo ; le mie vertigini mi tratterebbero del proseguire la salita, ma la spinta a vedere e immaginare quello che già migliaia di occhi hanno visto e immaginato nei secoli mi sostiene .
Lassù la visuale corre lontana ad una roccia piatta, forse antico altare celtico e poi al presidio romano di difesa del territorio circostante e poi ai cavalieri medievali di cappa e spada che dentro le loro armature combattevano corpo a corpo sguainando spade sporche di polvere e sangue al grido incitante dei loro condottieri.
E’ quasi il tramonto sul ricordo delle vicende storiche e sulla natura e sono l’ultima visitatrice della giornata che ancora si attarda sulla torre dove il silenzio inquietante si leva d’improvviso sui merli di pietra.
Nelle mani un sassolino che rotola sordo sul pendio giù in fondo alla gola per acciottolarsi sul letto del torrente, nei capelli una brezza serale, poi una folata più fredda che vibra sulla pelle. Ridiscendo per quella stessa angusta scala di ferro dell’andata.
Uno scricchiolio, un rintocco nel muro , un lieve turbinio di movimenti, un soffio sussurrato nell’orecchio….un fugace disegno stilizzato di donna .
I fantasmi ! … è solo suggestione ….o forse no.
© copyright Massimilla Manetti Ricci 2014
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Il Castello di Gropparello tra leggende di fantasmi, di cappa e di spada by L'Italia, l'Uomo, l'Ambiente is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.